Farmaci, nel 2023 produzione a 52 miliardi

giovedì 4 luglio 2024


Marcello Cattani esulta. “L’industria farmaceutica italiana è prima in Europa”. Lo ha annunciato il presidente di Farmindustria, a margine dell’assemblea nazionale dell’Associazione delle imprese farmaceutiche che si tiene oggi a Roma. Lo scorso anno il comparto ha raggiunto i 52 miliardi di euro di valore della produzione. È un aumento di circa il 6 per cento rispetto all’anno precedente, quando si era fermata a 49 miliardi, e il 60 per cento in più rispetto a 5 anni prima. A confermare lo stato di salute della farmaceutica è il rapporto “Indicatori Farmaceutici”. “La nostra industria conferma di essere un settore hi-tech strategico per la nazione. La produzione ha toccato i 52 miliardi di euro nel 2023 e oltre 49 di export, nonostante le difficoltà causate dall’aumento dei costi del 30 per cento rispetto al 2021”, ha detto Cattani. Nel complesso, la farmaceutica in Italia conta 284 imprese impegnate nella produzione sia di materie prime sia di specialità medicinali.

Il 42 per cento è a capitale italiano, il 58 per cento a capitale estero (32 per cento europee e giapponesi, 26 per cento statunitensi). Sono 70mila le persone occupate direttamente dal comparto, a cui si aggiungono 236mila dai settori dell’indotto. Nel 2023 gli investimenti in produzione e Ricerca & Sviluppo ammontano a 3,6 miliardi di euro (rispettivamente 1,6 per la produzione e 2 per R&S). Questa quota rappresenta il 3,5 per cento degli investimenti totali dei settori dell’industria (al netto delle costruzioni), con una crescita dell’8,7 per cento rispetto al 2022 e del 18,3 per cento rispetto al 2018. Il farmaceutico è “il primo settore tra quelli manifatturieri per competitività, con il più alto valore aggiunto per addetto, parametro di produttività per cui siamo migliori degli altri Big Ue”, ha aggiunto Cattani. “Senza dimenticare che negli ultimi 5 anni la crescita delle domande di brevetto farmaceutico nel Paese sono aumentate del 35 per cento, rispetto al +23 per cento dei Big Ue. Un segnale della straordinaria accelerazione scientifica e tecnologica che stiamo vivendo”.


di Redazione