Deporre Bergoglio, c’è chi lo vuole. Fattibile?

giovedì 4 luglio 2024


Qualche settimana fa era giunta all’orecchio di chi scrive un’indiscrezione che ha dell’incredibile: all’ombra del Cupolone ci sarebbe una cordata conservatrice ad altissimi livelli che starebbe lavorando, con l’ausilio di illustri canonisti, ad un documento per la deposizione di Papa Bergoglio. Se la fonte non fosse stata autorevolissima, avrei pensato ad una burla o piuttosto ad una fake news. Pare, invece, che le cose stiano esattamente così.

La notizia è peraltro circolata ben oltre le mura leonine ed è stata confermata da un lungo articolo di Filippo Di Giacomo, sacerdote e giornalista, sul Venerdì di Repubblica della scorsa settimana e confutata (nei contenuti del documento in questione e non nella veridicità della faccenda) da un ulteriore articolo del teologo Filoreto D’Agostino, questa volta dalle colonne de Il Fatto Quotidiano. Ma di cosa si tratta concretamente? A quel che risulta, il team di canonisti arruolati da questa corrente conservatrice della Chiesa che comprenderebbe anche numerosi cardinali ed arcivescovi, starebbe lavorando sull’interpretazione del canone 412 del Codice di Diritto canonico e sulla possibilità che possa essere applicato anche al Papa in qualità di vescovo di Roma. Tale canone, infatti, prevede la destituzione di un vescovo diocesano qualora fosse accertata una sopravvenuta incapacità fisica o psichica rendendo di fatto la sede vescovile impedita. Come però fa giustamente notare il teologo D’Agostino, l’estensione del canone 412 alla figura del Pontefice, seppure egli sia effettivamente anche il vescovo di Roma, evidenzia almeno un paio di errori: uno giuridico, l’altro teologico.

Sul piano giuridico, il canone 412 si riferisce esplicitamente ai vescovi diocesani e si applica anche ai Metropoliti, mentre sull’impedimento del Romano Pontefice il codice prevede, non a caso, un canone a parte che è invece il canone 335. Quello sventolato fino quasi alla nausea dal giornalista Andrea Cionci nel suo Codice Ratzinger, per intenderci. In buona sostanza, esattamente come accade nel nostro ordinamento giuridico, una norma generale non può essere applicata quando ne è prevista una particolare. In più, il canone 335 sull’impedimento della Sede Romana e del Pontefice parla esplicitamente di “impedimento totale e permanente”.

Sul piano teologico, sempre D’Agostino rammenta che il Papa è Vicario di Cristo e successore di Pietro e queste specifiche attribuzioni provengono direttamente dallo Spirito Santo e sono anch’esse tutelate e codificate nei canoni 330 e 331 del medesimo Codice. Senza addentrarci in disquisizioni teologiche che peraltro chi scrive non sarebbe in grado di sostenere, c’è però da evidenziare un fatto tangibile: Bergoglio, pur con i suoi acciacchi fisici e i suoi presunti malanni ben più gravi di cui si vocifera da tempo in Vaticano, tutto è tranne che “impedito totalmente”, men che meno dal punto di vista psichico. Prova ne è che continua a viaggiare e ha dato prova di una certa resistenza e lucidità al G7 in Puglia lo scorso 14 giugno. In quella stessa giornata, peraltro, al mattino ha ricevuto in udienza un folto gruppo di comici provenienti da tutto il mondo, poi si è imbarcato su un elicottero alla volta di Borgo Egnazia dove ha tenuto una conferenza sull’Ai, incontrato separatamente in numerosi bilaterali almeno dieci Capi di Stato e di governo e poi, a sera, è rimontato sull’elicottero e rientrato in Vaticano. Per un uomo che a dicembre compirà 88 anni non è niente male!

Certamente siamo di fronte alla fase finale di un pontificato che nelle previsioni iniziali non doveva essere né così lungo, né così controverso. Non c’è dubbio che numerose scelte, atti e comportamenti di Bergoglio siano stati e saranno criticati fino alla fine del suo regno ed è proprio per questo che, giocando sulla debolezza fisica del “capo”, i nemici hanno deciso di sferrare l’attacco finale al gesuita argentino. Un attacco che non produrrà alcun effetto, ma che palesa l’ormai dilagante voglia di cambiamento al vertice che si respira da tempo in Vaticano a tutti i livelli.

Tornando alla salute del Papa, si parla da tempo di una condizione clinica che sarebbe ben peggiore di quella mostrata pubblicamente e a suon d’interviste dallo stesso Bergoglio, ma chi lo vede quotidianamente smentisce che ci siano motivi di allarme o che il prossimo Conclave sia dietro l’angolo. Per capire davvero come stanno le cose, il test sulla sua effettiva capacità di reggere ancora più o meno a lungo sarà comunque a breve. A settembre è previsto infatti un viaggio papale decisamente impegnativo: Bergoglio andrà undici giorni in Asia, affronterà dieci ore di fuso orario e venticinque ore di viaggio senza scalo. Un tour de force che qualsiasi uomo della sua età, anche senza i suoi acciacchi, farebbe difficoltà a superare senza postumi. “La prova sarà quella”, ci conferma una fonte molto informata su quanto accade a Santa Marta: “Se non annullerà il viaggio in Asia e lo supererà senza problemi, allora farà tutto il Giubileo, altre nomine cardinalizie, terminerà le riforme e determinerà pure il suo successore. Insomma, avrà vinto su tutta la linea!”. Un’ ipotesi agghiacciante che in molti vorrebbero scongiurare, consapevoli soltanto di una cosa: Bergoglio non si dimetterà mai.


di Francesco Capozza