giovedì 20 giugno 2024
Maleducati. Educazione, disinformazione e democrazia in Italia, è con questo libro che il professor Mario Caligiuri si interroga sul tema della disinformazione nel nostro Paese, che determina i contorni del presente ed è un pericolo per il futuro della democrazia.
“La democrazia si basa su una partecipazione informata dei cittadini alla vita pubblica e questa consapevolezza deriva certamente dalla cultura, che è direttamente collegata con l’istruzione” ci dice il professore, ma decenni di subdole azioni, che poi hanno sconfinato in evidenti mirate e rovinose politiche hanno prodotto i risultati che abbiamo sotto gli occhi.
Senza un’adeguata istruzione non può esserci questa consapevolezza nei cittadini. Serve un’istruzione pubblica di qualità. Educare con il senso di responsabilità per costruire le coscienze, la capacità di giudizio, come scriveva quel preside americano, che era sopravvissuto in un campo di concentramento, e ogni inizio dell’anno scolastico amava scrivere ai suoi professori, come Caligiuri racconta nel testo “educare come educere, tirare fuori ciò che è già dentro, creare minoranze creative, quelle che, nella lettura di Arnold Toynbee, riorientano l’intera società, creando nuove forme di civiltà”.
Ma per fare questo dovremmo avere docenti in certi casi più sensibili, sereni, quindi pagati meglio, talvolta equilibrati, che non vadano in giro per le città europee a picchiare uno mai visto prima per poi ritrovarsi dagli arresti domiciliari parlamentare europeo e con l’immunità. Docenti che non prendano iniziative come quella di non far studiare le tre cantiche definite “Divine” del Sommo Poeta, considerato il padre della lingua italiana, tradotte in 58 lingue, solo perché supponevano offendesse qualcuno fra gli studenti, ignorando, nel senso di “ignoranza” autentica, che nei loro Paesi d’origine non le studiassero, invece le studiano eccome!
Se non educhiamo a rispettare le nostre tradizioni, i nostri valori, come possiamo parlare di buone maniere, di riorientare la società, di creare nuove forme di civiltà, se ci vergogniamo noi stessi delle nostre tradizioni? Come possiamo tramandare e insegnare?
La disuguaglianza si può colmare con l’educazione? Si chiede l’autore. C’è già una differenza enorme nel linguaggio fra insegnanti e discenti, fra genitori e figli, fra le generazioni, fra gli immigrati e il popolo ospitante.
Ma la causa è anche una conseguenza di questa istruzione, del buonismo, del bollare tutto come razzista, offensivo o inappropriato, perché un buon sistema educativo non uniforma le menti, ma le prepara a forgiare caratteri e a formare lo spirito critico, ed è decisivo per “l’efficienza dei sistemi democratici e la selezione delle élite”. A ciò si aggiunge la distorsione dell’informazione, o ancor peggio l’esser travolti da una valanga di informazioni, la maggior parte delle quali di basso livello, opportunamente orientate, che determinano un “cortocircuito cognitivo”, per fuorviare le persone da ciò che è importante sapere.
Il controllo dell’informazione non è certamente cominciato negli anni della pandemia. La disinformazione si manifesta violando semplicemente le norme basilari dell’informazione oggettiva. È spesso sfruttata nelle attività di propaganda, insieme al populismo e alla demagogia. Si creano falsi equilibri delle informazioni che dà a posizioni non supportate o dubbie un’illusione di rispettabilità su argomentazioni in cui il pubblico si lascia coinvolgere.
Come può essere garantita la democrazia quando ogni cittadino del Paese non è effettivamente nella condizione di dare il proprio contributo? Secondo il professor Caligiuri – esperto della materia, che ha pubblicato oltre un centinaio di libri, saggi e articoli scientifici sui temi della comunicazione pubblica, dell'educazione alla democrazia, del lobbismo, dell’intelligence e della formazione delle élite – la nostra è decisamente una società maleducata sia perché segnata dalla disinformazione, sia per lo scarso rilievo dato all’istruzione. Ecco perché è urgente un progetto educativo e di formazione, per dare il giusto valore alla democrazia, per far spazio ai meritevoli, agli eroi e non a chi vive di illegalità e a chi dà cattivi esempi.
di Vanessa Seffer