martedì 18 giugno 2024
C’è un aumento dei casi di intimidazioni nei confronti di sindaci e consiglieri. Lo afferma il direttore della Dia (Direzione investigativa antimafia), Michele Carbone, a margine della presentazione delle attività svolte nel primo semestre del 2023. “Questo soprattutto dove non arriva la corruzione – specifica – ci sono episodi di collusione negli apparati politico-amministrativi, come dimostra la lunga serie di Consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose”. E, di contro, chi si oppone diventa oggetto di danni e minacce.
Il quadro che emerge, in generale, vede le organizzazioni criminali che – ormai da tempo – si adattano ai cambiamenti della società, facendosi largo nell’economia legale. C’è un cambio di passo, con maggiori capacità relazionali che a loro volta sostituiscono l’utilizzo della violenza “sempre più residuale ma mai ripudiato”. Insomma, vengono applicate strategie che mirano a una infiltrazione silenziosa con azioni corruttive. La stessa relazione della Dia specifica che, al giorno d’oggi, “le mafie preferiscono rivolgere le proprie attenzioni ad ambiti affaristico-imprenditoriali, approfittando degli ingenti capitali accumulati con le attività illecite”.
Tra le altre cose, uno dei focus riguarda Roma. Qui la criminalità mafiosa albanese, a detta di Michele Carbone, “ha stretto rapporti con la malavita organizzata romana, in primis i Casamonica, non solo per il traffico di droga ma anche per le attività di riciclaggio”. Secondo Mario Conio, capo del centro operativo capitolino della Dia “gli albanesi, da un punto di vista di impatto criminale, sono gli eredi dei Casamonica. Hanno lo stesso imprinting, in cui la violenza è il modo in cui si esprimono sul territorio”. Anche la ’ndrangheta ha un ruolo importante nella Città eterna. Come ricorda Conio: “È sicuramente un riferimento tra le mafie tradizionali. Bisogna considerare che storicamente Roma è anche legata alla camorra, dove il ruolo di Senese nel tempo è stato centrale nelle dinamiche criminali”.
Nello specifico, il documento della Dia sottolinea: “Le organizzazioni criminali albanesi manifestano un’alta pericolosità e una forte incidenza nelle attività illegali, con particolare riferimento al traffico di droga. Si tratta – viene indicato – di sodalizi ben strutturati e sorretti da una forte componente solidale, poiché rafforzate al loro interno da legami parentali”. Le organizzazioni albanesi, è puntualizzato, “si sono rivelate particolarmente adatte anche a livello internazionale, oltre che capaci di interloquire direttamente con i cartelli sudamericani per l’importazione, dai Paesi tradizionalmente produttori, di ingenti quantità di cocaina. A tal proposito, molte attività antidroga condotte in diverse regioni italiane hanno accertato sinergie operative della criminalità organizzata albanese con la criminalità autoctona”. In pratica, “il modus operandi adoperato – conclamato ormai anche giudizialmente – vede tali organizzazioni criminali transnazionali trasportare dai litorali albanesi sul territorio italiano per mezzo di potenti gommoni e imbarcazioni a vela, attraverso il Canale d’Otranto, numerosi migranti di varia etnia (prevalentemente iraniani, pakistani, iracheni, egiziani, siriani e afghani)”.
La stessa relazione, tra l’altro, segnala che il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) rappresenta “un importante pacchetto di investimenti e riforme attualmente in corso di implementazione. A causa dell’alto valore complessivo dei finanziamenti coinvolti, sussiste il rischio che le organizzazioni mafiose possano manifestare interesse per tali fondi, aumentando il fenomeno di infiltrazione nell’economia legale”. Pertanto, riporta la relazione, “per contrastare efficacemente questi tentativi, il Ministero dell’Interno ha adottato una strategia preventiva focalizzata sulla documentazione antimafia, con particolare attenzione alle informazioni fornite dalle Prefetture”. A onor del vero, “le richieste di avvio istruttoria antimafia Pnrr sono state 11.890 a livello nazionale e 8 si sono concluse con esito positivo, ovverosia con l’adozione di provvedimenti interdittivi antimafia”.
Chiara Colosimo, presidente della Commissione parlamentare Antimafia, commenta: “Condivido l’allarme della Dia. È un allarme che ho sempre dato e tutto quello che sappiamo in questo periodo è proprio questo: tutti i reati finanziari sono sempre più reati spia della criminalità organizzata. La commissione parlamentare Antimafia ha un focus soltanto sul Pnrr, perché ha insediato un comitato che si occupa di questo”.
di Tommaso Zuccai