Intercettazioni e tutela dei terzi

lunedì 27 maggio 2024


Nuovo pronunciamento della Corte europea dei diritti umani (Cedu) sul caso dell’ex uomo dei Servizi segreti, Bruno Contrada. Già la Corte si era espressa a favore di Contrada nel febbraio del 2014, quando condannò lo Stato italiano a risarcirlo per una omessa concessione degli arresti domiciliari nonostante fosse gravemente malato e in condizioni di salute incompatibili con lo stato detentivo. Nell’aprile dell’anno successivo lo Stato italiano fu nuovamente condannato, sempre su decisione della Cedu, a risarcire Contrada per danni morali perché condannato ingiustamente per concorso esterno in associazione mafiosa. Questo nuovo pronunciamento – pubblicato nei giorni scorsi – riguarda invece le intercettazioni telefoniche alle quali fu sottoposto Contrada: “Nel 2018 non andavano trascritte le sue conversazioni”. Quest’ultima decisione, però, reca con sé una serie di considerazioni della Corte sull’utilizzo che delle intercettazioni telefoniche viene fatto nel nostro Paese: l’Italia – sostiene anche Il Messaggero – non protegge le persone sottoposte a intercettazioni dal rischio di abusi né offre rimedi per consentire loro di opporsi alla misura, violando la Convenzione europea dei diritti umani.

Dai giudici della Corte europea, insomma, una vera reprimenda verso il sistema (purtroppo tutto italiano) delle intercettazioni indiscriminate e alle carenze del nostro sistema giudiziario. Secondo la sentenza della Corte, “la legge italiana non offre garanzie adeguate ed effettive contro gli abusi nei confronti delle persone sottoposte ad una misura di intercettazione ma che, non essendo né sospettati né accusati di coinvolgimento in un reato, rimangono del tutto estranee al procedimento”.

In altre parole, la sentenza tende a proteggere i terzi non indagati dei quali non dovrebbero (il condizionale è più che d’obbligo) esserne pubblicati i contenuti delle intercettazioni. Il provvedimento adottato dai giudici di Strasburgo “è generale – sottolinea ancora Il Messaggero – e riguarda il mancato rispetto da parte dell’Italia dell’Articolo 8 della Convenzione, una delle prime e più avanzate disposizioni normative in materia di privacy” e della sua tutela e di diritti personali.


di Gianluca Perricone