mercoledì 24 aprile 2024
Chi di noi non si è visto notificare una multa per eccesso di velocità? Il tutto avviene in poco tempo: si cammina oltre i limiti previsti e, in men che non si dica, l’autovelox rileva una velocità superiore a quella consentita. Ma queste multe sono sempre legittime? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha annullato la sanzione ingiunta a un avvocato di Treviso, alla guida della sua vettura, per aver superato di 7 chilometri orari il limite di velocità sulla tangenziale della città.
Ma perché l’ordinanza n. 10505 preoccupa i Comuni? Ebbene, la Corte con la pronuncia in parola ha chiarito la distinzione sussistente tra approvazione ministeriale e omologazione sottolineando come entrambe siano indispensabili per l’utilizzo, ai sensi di legge, dei rilevatori di velocità. Ne consegue che affinché la sanzione possa dirsi valida è necessario che il dispositivo elettronico sia munito tanto della certificazione del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, quanto dell’omologazione.
La Corte sembra, dunque, abbracciare quell’orientamento interpretativo che considera l’approvazione come una procedura differente dall’omologazione. Infatti, mentre quest’ultima è una procedura di competenza del Ministero per lo Sviluppo economico e prevede che l’autovelox venga testato in laboratorio per accertare la presenza di alcune caratteristiche fondamentali previste dalla normativa in materia, la procedura di autorizzazione, secondo la giurisprudenza più diffusa, riguarda la verifica di elementi meno stringenti e non sono esplicitamente indicati nel Regolamento di attuazione del Codice della strada. Un orientamento, quello espresso dalla Suprema Corte, che non può dirsi isolato e che rischia di causare una molteplicità di ricorsi per i casi analoghi. L’effetto sulle casse comunali è, dunque, certo. Basti considerare che l’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di autovelox; sono ben oltre 14mila i sistemi di rilevamento secondo gli ultimi dati disponibili, e con una maggiore concentrazione al Nord (più del 70 per cento). Dispositivi, si aggiunge, la cui maggioranza è priva dell’omologazione.
Lo stesso direttore veneto dell’Associazione dei Comuni (Anci), Carlo Rapicavoli, ha confermato che gli autovelox approvati, ma non omologati, sono “la stragrande maggioranza di quelli che si trovano tra le strade”. Per questo motivo, secondo Rapicavoli, le Camere dovrebbero intervenire al fine di fornire maggiore chiarezza aggiungendo che “i Comuni, legittimamente, si sentivano in regola data l’indicazione dei ministri competenti (...) sebbene la sentenza smentisce l’interpretazione sempre sostenuta dal Ministero”.
La possibilità che arrivino valanghe di ricorsi sopra le scrivanie dei giudici di pace è molto alta. Tuttavia, due sono le condizioni da rispettare per presentare ricorso: 1) la sanzione non deve essere stata già pagata; 2) non devono essere scaduti i termini per la presentazione dell’opposizione.
Nel frattempo, il decreto del Mit per il riordino della disciplina degli autovelox è in arrivo, si è in attesa della chiusura della fase di registrazione presso la Corte dei conti. Un provvedimento che, ad avviso del sottosegretario Tullio Ferrante, intende “rispondere alle esigenze di sicurezza della circolazione, con l’obiettivo di prevenire gli incidenti e tutelare i cittadini”, sebbene quanto stabilito dalla Cassazione è destinato ad essere un precedente.
di Ilaria Cartigiano