mercoledì 3 aprile 2024
Viveva, ma non voleva vivere. Era un individuo umano, ma non si considerava umano. Stava nella società, ma la società gli sembrava un labirinto estraneo, dove si sperdeva, non afferrava il capo del bandolo, aggirandosi a vanvera raggiungendo luoghi vacui. Non riusciva a cogliere i motivi ma veniva processato, di quali colpe le ignorava ma il processo accadeva e gli dava la sensata opinione che essere processati era già una condanna. Ecco, la vita si svolgeva sotto processo per colpe ignote senza scovare il punto decisivo per la giustizia e in questo fallimento degenerarsi da uomo in insetto o semi bestia. In siffatta tregenda, la donna era irraggiungibile, anzi, qualsiasi conquista, fallimento netto, e non scampabile, l’ombra di un potere dominante lo schiantava, il padre, questa l’ombra possente, il padre amato dalla madre, che se amava carnalmente il padre-coniuge non amava il figlio. E invece il figlio necessitava di ricevere amore dalla madre avverso il padre-coniuge! Deluso da questa voglia desiderante Franz Kafka ha una tetra visione di sé: è una nullità, non agguanterà alcunché, né la madre, né amore di donna o quando pure egli forse non è virile. Certo che è colpevole, in fondo vorrebbe la morte del padre; certo che si disperde nei labirinti sociali, un individuo dappoco come crede di essere, è ostacolato dalla sua incapacità.
È questo spaventapasseri che teme e spregia se stesso, Franz Kafka? Ma no! È un uomo ambiziosissimo, indemoniato, estremo. Vuole essere il primo degli ultimi, il più infelice, degradato, negatore. Peggio, più contrario a sé Kafka non ne suppone e intende sopraffarli in negatività. È lui, l’infelicissimo, colui che riceve rifiuto, percorre strade storte, sbatte, è ostacolato, si attorce ad ogni passo, colui che non fa il salto dal padre al Padre Eterno, vuoto sulla terra, vuoto i cielo, con l’orgoglio di essere il più infimo soggetto da repellere se stesso, uno che viveva per negarsi e in questa scala dei sottozero colui che scese i pioli più sotterranei. Dove incontrò suppongo Fëdor Dostoevskij e Friedrich Nietzsche nel territorio dei vulcani e dei terremoti. Però, quest’uomo che fu un ossesso del rifiuto non distrusse i suoi scritti. Lo capisco, leggendosi talvolta (si)amava. E il delitto sull’espressione non voleva eseguirlo. Franz Kafka ha evitato l’omicidio contro di sé per il solo amore corrisposto, la sua amante segreta, ormai possiamo nominarla: Madonna Arte.
di Antonio Saccà