martedì 12 marzo 2024
La formazione di architetto ha senz’altro forgiato ecletticamente la sua attività. Le sagome, il raffinato design minimal ed essenziale dai colori sgargianti come fossero dipinti su tela “pop style”. Non c’è solo il contestuale, ma il rivoluzionario. E forse è ciò che ognuno di noi poi cerca nella scelta di un prodotto in luogo di un altro, in un mondo di mode omologate e sdoganate invece su canoni visti e rivisti. Se la forma poi e l’assemblaggio visivo, contestualmente al gusto raffinato, raggiungono livelli elevatissimi, da questo connubio ecco che nasce un vero orgasmo multisensoriale. E non c’è parola migliore che lo possa rappresentare.
Giorgia, insieme al tuo compagno di vita Daniele Antonelli, sei stata in grado di creare una nuova bellissima realtà romana, oggi conosciuta anche all’estero. Unanimemente la tua Casa Manfredi all’Aventino, che avete battezzato con il nome di vostro figlio Manfredi, ha sicuramente apportato un quid di eleganza ed innovazione, un valore aggiunto per questa strada oggi tappa imprescindibile della movida romana. Come nasce questa tua passione? E quali sono state le tappe fondamentali del tuo percorso?
La mia passione nasce un po’ per necessità e un po’ perché sono stata fortunata. Il mio percorso parte nel 2013 concretizzandosi in vari step con il gelato nell’azienda di Daniele, una rinomata pasticceria romana dove ho mosso i primi passi per poi formarmi autonomamente attraverso corsi e consulenze one to one dentro Casa Manfredi. Ho ospitato vari esponenti della pasticceria e della gelateria che mi hanno dato una formazione più specifica e più tecnica atta a raggiungere quello che facciamo oggi. E naturalmente questo è un percorso che perseguo continuamente al fine di imparare sempre cose nuove, arricchendomi e migliorandomi. Aggiungo che la mia formazione di architetto ha apportato sicuramente un particolare modus operandi a livello estetico. Per le forme, le simmetrie, piuttosto che per la costruzione di un dolce.
Il tuo estro viaggia coniugando influenze italiane e francesi. Come è cambiato il mondo della pasticceria da quando hai iniziato?
Il connubio tra le due realtà è più limitante nel senso che cerchiamo sempre di adottare materie prime e ricettazione di tradizioni italiane mentre il gusto estetico, quindi la modernizzazione della forma, è frutto dell’influenza francese. Tengo a sottolineare che tutti i prodotti in negozio sono prevalentemente di tradizione italiana. Ci sono dei dolci poi che sono più stagionali, quindi li elaboriamo cambiando l’ingrediente principale anche per divertirci su degli abbinamenti un po’ azzardati.
In Italia all’epoca non esisteva l’idea della pasticceria moderna, ora che è nata, teniamo a mantenere la tradizione con una visione più d’avanguardia.
Un dolce rappresenta una piccola opera d’arte capace di infondere ed evocare emozioni gustative ma anche visive. Bellezza estetica con la squisitezza ed autenticità dei prodotti utilizzati. Cosa ti guida nella scelta delle materie prime?
Sicuramente la stagionalità, la qualità della materia prima stessa ed anche il gusto del cliente perché ci sono sperimentazioni che potrebbero essere offerte ma non accolte dalla clientela.
Accanto ai tanti riconoscimenti che la tua realtà imprenditoriale ha già raggiunto, quali sono i tuoi traguardi futuri?
L’ambizione è sempre quella di far di più e meglio. Auspico un numero di produzioni sempre più elevato ancor più possibile grazie alla nostra nuova realtà. Casa Manfredi Teatro (300 mq.) nata per la necessità di accontentare il più possibile la nostra clientela poiché negli anni siamo cresciuti e il laboratorio di Viale Aventino non ci consentiva di andare oltre. Abbiamo avuto necessità di cambiare quindi, inserendo poi anche la caffetteria specialty coffee. Circa il design abbiamo cercato di portare il laboratorio nella parte prettamente dedicata alla vendita, il richiamo dell’acciaio che ne è parte predominante è presente anche in questa parte. In un ambiente del tutto particolare tavoli sociali e non tavolini riservati, condivisione dello stesso posto tra persone che non si conoscono.
Cosa ti gratifica di più?
I clienti che parlano con il cuore.
di Simonetta Alfaro