martedì 12 marzo 2024
Riprendendo una parte dell’inizio del mio precedente articolo – “nullo potentio perpetuo manet” – mi rendo conto che la volontà dei Maestri massoni del Grande Oriente d’Italia è stata annullata dalla minoranza oggi ancora al potere. Un articolato – nemmeno troppo – e opinabile sistema di potere che non vede solo la “donazione” di medaglie e onorificenze – i massoni amano anche i grembiuli – ma anche un business notevolissimo, che ha operato oltre il borderline di una vaga e “relativistica” legalità massonica, al fine di sovvertire, con pochi voti, il desiderio della maggior parte dei massoni che hanno votato per il rinnovo della Gran maestranza. In pratica, risulta dallo spoglio effettuato dopo le votazioni del 3 marzo, avallato dal Collegio dei Maestri venerabili di ogni regione d’Italia, che il candidato Leo Taroni antagonista alla lista di Stefano Bisi “presidente” dell’attuale Goi, che supporta Tonino Seminario, ha ottenuto 6482 preferenze, contro le 6467 di Seminario; il terzo candidato, Pasquale La Pesa, ha registrato 696 voti. Già da questi dati è evidente che oltre settemila Maestri – una netta maggioranza – non vogliono il proseguo della maestranza “bisiana/seminariale”. Tuttavia, ciò non ha dissuaso l’attuale minoranza al potere, che ha ottenuto i suoi voti soprattutto dai massoni della Calabria e Sicilia, strenui supporter del “passato”, nell’annullare un numero “giusto e perfetto” di schede alla lista Taroni, al fine di poter continuare a sedere nella ricca sala dei bottoni di Villa Il Vascello a Roma, sede del Grande Oriente d’Italia.
Così, dopo frenetiche giornate corredate da accuse reciproche fra le due liste, che hanno messo in piazza gli “stracci”, alcuni di un “valore” preoccupante, della Massoneria, l’ilarità e l’ironia sono state le reazioni suscitate sui numerosissimi lettori che hanno potuto godere di una querelle che, teoricamente, dovrebbe essere l’ultima espressione di una comunità iniziatica. Sarcasmi e commenti molto più marcati di quelli stimolati dal film, del 1977, di Alberto Sordi Un borghese piccolo piccolo, che rispetto alla realtà dei fatti appare quasi come una aspirazione di immagine.
Adesso il Cen, Comitato elettorale nazionale, i cui membri sono nominati dalla Gran maestranza, annullando i verbali dell’evidente inutile Collegio dei Maestri Venerabili regionali, ha stabilito che Taroni ha ottenuto 6343 voti, Seminario/Bisi, 6369, La Pesa 688. Quindi, tra un taglio e una cucitura ragionata, a Taroni sono state annullate decine di schede – facendo vincere la lista Bisi/Seminario – motivando tale decurtazione con l’applicazione di un giudizio riguardo alla scheda (taccheggio antifrode) che nelle precedenti elezioni, del 2015 e del 2019, era stato invece non applicato; quindi, le schede con le stesse “caratteristiche”, oggi ritenute invalide, allora furono convalidate, guarda caso a favore di Bisi.
Così, dopo noti atteggiamenti tendenzialmente nervosi manifestati da chi ha temuto di perdere il potere, si scorge, sempre da parte dell’Attuale Gran Maestro, “l’aplomb” di colui che si sente vincente, e che spera che seminando pacati richiami alla calma possa assopire una evidente ingiustizia, non nascondendo, però, un troppo affannoso attaccamento al potere. Forse un tracciato dove il business è la linea da seguire? Da profano, quindi da non massone, ma ripeto da umile conoscitore della Storia della massoneria, mi chiedo, ma alla qualifica di Gran Maestro, Gran Tesoriere, Gran Sorvegliante, Gran segretario e altre figure (“Gran” oggi aggettivo chiaramente discutibile), potrebbe aggiungersi, visti i fatti messi in piazza a livello nazionale, anche un’altra qualifica di “Gran demolitore, di una storia e di una filosofia unici?
E Forza, Sapienza, Bellezza, insieme a Libertà, Uguaglianza e soprattutto “Fratellanza”, che “ci azzeccano” come direbbe un certo Antonio Di Pietro, con l’attuale sistema massonico? In conclusione, il concetto di leadership: spesso ci lamentiamo che molti sistemi sociali non diano le “risposte attese”. Generalmente, la causa di tali carenze va ricercata sotto l’aspetto socio-antropologico, in quanto al vertice di queste aggregazioni umane può capitare che si trovi non colui che ha una leadership naturale, ma chi per una serie di congiunture favorevoli, e nefaste, va a ricoprire un posto di vertice. In questo caso, è fisiologico che con il tempo la gestione del “sistema” sia chiaramente fallimentare, che non venga più riconosciuta né la sua autorità, né la sua immagine da pseudo leader. Né, tantomeno, l’orgoglio di appartenere a certi “consorzi umani”.
di Carlo Scatena