lunedì 11 marzo 2024
Presunzione d’innocenza e libertà di stampa. Due principi fondamentali codificati dalla Costituzione (articoli 27 e 21) e ribaditi dalle norme europee. Nella vicenda in corso in mano alla Procura della Repubblica di Perugia e ai 33mila circa accessi considerati illegali alle banche dati da parte di due soggetti come il pm Antonio Laudati, il tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano e altri 12 personaggi emergono circostanze senza precedenti. Il quadro coinvolge una ventina di persone con percorsi distinti da quelli dei tre giornalisti del quotidiano Domani dell’editore Carlo De Benedetti. Non è certamente messo in dubbio il principio che le fonti dei giornalisti “sono intoccabili e che l’unico limite al loro lavoro è quello dell’interesse pubblico alla conoscenza”. Ci sono, tuttavia, nella vicenda molti punti da chiarire. Il tenente delle Fiamme Gialle Striano accedeva alle banche dati di sua iniziativa oppure su ordine del Pm antimafia Antonio Laudati? Quali strategie ci sono dietro le informazioni riservate fatte circolare su esponenti della politica, del mondo imprenditoriale, dello spettacolo e dello sport, in particolare del calcio? E in cambio di quali riconoscimenti in denaro, in carriera o a vantaggio di quali gruppi?
Alcuni ambienti del cosiddetto “giornalismo investigativo” hanno classificato l’inchiesta della Procura di Perugia come un attacco diretto alla professione. Per il presidente della Federazione della stampa Vittorio Di Trapani (ex Usigrai) il coinvolgimento di tre giornalisti “rischia di trasformarsi in un’indagine sul giornalismo d’inchiesta. Ancora una volta si punta il dito su chi denuncia invece che sui fatti che vengono portati alla luce”. Di Trapani è convinto che anche “coloro che conducono l’inchiesta sanno che tutto ciò si risolverà in nulla”. Non è così perché i reati contestati a Striano, a Laudati, ai tre giornalisti sono “accesso abusivo a sistemi informatici, falso e abuso d’ufficio”. Alla base ci sono interventi non legittimi sulle migliaia di “segnalazioni di operazioni sospette” ricevute dall’antiriciclaggio della Banca d’Italia. Tali segnalazioni arrivano alla Procura antimafia, dove lavoravano Laudati e Striano, per essere sottoposte a controlli.
Dopo gli interventi della segretaria della Fnsi Alessandra Costante sulla protezione delle fonti giornalistiche e la solidarietà di Roberto Saviano alla redazione di Domani è intervenuto sulla trasmissione “Accordi e disaccordi” del canale Nove di Discovery il direttore del Fatto Marco Travaglio mettendo in evidenza un aspetto dell’inchiesta ovvero l’assenza di nomi legati al Partito democratico nella lista. Travaglio ha detto tra l’altro “emerge che l’attenzione e la curiosità dei giornalisti e del finanziere erano concentrati su Conte e la sua famiglia, sul mondo 5 stelle in genere. Molta destra, Matteo Renzi e il suo entourage. Zero Pd. Ecco questo è strambo”.
Dalle audizioni del procuratore Raffaele Cantone agli organismi parlamentari (Commissione bicamerale antimafia e Copasir) emergono dossier a carico di politici e personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo. Due i momenti iniziali. Si partirebbe da una relazione di servizio del pm Laudati del novembre 2022 per delegare approfondimenti investigativi e di controllare attività di pre-investigazione nell’ambito di contrasto alla criminalità organizzata della zona tirrenica, che sarebbe stata dietro la vendita e ristrutturazione del convento donato dal Comune di Santa Marinella alla congregazione da parte di una società la cui amministratrice era una casalinga di 86 anni. Il Pm Laudati, che ha una casa nei pressi del Castello di Santa Severa, era contrario e sospettava che tra i soci ci fosse un condannato per riciclaggio da parte della ‘ndrangheta, aprendo una battaglia mediatica già nel maggio 2021. Nelle scontro tra famiglie era coinvolto anche il sindaco Pd di Santa Marinella Pietro Tidei.
Il secondo momento è quando Striano entrando nella banca dati Serpico dell’Agenzia delle Entrate ha acquisito i dati della dichiarazione dei redditi del ministro Guido Crosetto, con la indicazione dei compensi ricevuti poi pubblicati sul quotidiano Domani. Il ministro chiese allora alla Magistratura quali erano “le fonti” della pubblicazione dal momento che non era mai stato effettuato alcun accertamento nel suo ufficio o nell’abitazione. Nella pesca a strascico è finito anche il presidente della Federazione italiana giuoco calcio Gabriele Gravina, indagato per auto-riciclaggio e appropriazione indebita. Il tema dossieraggio è soltanto all’inizio. Va fatta chiarezza. Striano non poteva aver agito da solo.
di Sergio Menicucci