Smog, il primato padano

lunedì 19 febbraio 2024


L’aria che tira in pianura padana, non è delle migliori. Anzi, per l’azienda svizzera IQAir – che si occupa di protezione dagli inquinanti atmosferici e di tecnologia per la qualità dell’aria – la concentrazione di PM 2,5 (le particelle nocive dell’atmosfera) sarebbe pericolosa per la salute delle persone. Il sito dell’organizzazione elvetica presenta una classifica in real time che si basa sul sistema di misurazione americano Air quality index (Aqi), secondo il quale domenica scorsa l’aria di Milano è stata una tra le peggiori al mondo, dietro solo a Dacca in Bangladesh, Lahore in Pakistan e Delhi in India. Adesso invece, l’elenco di IQAir ha messo la City del Belpaese al primo posto per la “non qualità” dell’aria. In top 3 stanno figurando anche Chengdu (Cina) e di nuovo Lahore.

Il connubio tra le alte temperature – che hanno portato una primavera anticipata su tutto lo Stivale – e la mancanza di piogge in tutta l’area della pianura padana hanno aiutato lo smog e le particelle nocive a ristagnare nell’aria, rendendo ogni respiro deleterio per la salute. La grande distesa coltivata che tocca Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna è decisamente penalizzata – rispetto al resto dello Stivale – quando si tratta di qualità dell’aria. Chiusa per tre lati da Alpi e Appennini, ha poca ventilazione e ancor meno ricambio. Quando il clima è come quello delle ultime settimane laria più fredda ristagna nelle pianure e impedisce il rinnovamento atmosferico, con conseguente accumulo degli inquinanti.

Ma c’è di più. Non bisogna dimenticarsi che la zona è una delle aree italiane più densamente popolate, e quindi l’alto numero di veicoli in circolazione e di abitazioni non fa altro che alzare il livello delle PM 2,5 nell’aria. Poi, se si considera anche l’infinita quantità di industrie, allevamenti intensivi – che producono il 54 per cento delle particelle nocive presenti in pianura padana – e colture che fanno uso di fertilizzanti che producono ossidi di azoto, allora c’è poco da sorprendersi. Ecco perché a Milano e dintorni in questi giorni sono state superate anche città dell’est del mondo, che ancora utilizzano il carbone per il riscaldamento e l’energia elettrica.


di Redazione