venerdì 16 febbraio 2024
La caduta e la risalita. Ma, soprattutto, una storia di coraggio. Giorgia Bellini, 26 anni, è una life coach certificata Emcc, facilitatrice di mindfulness, studentessa di Scienze dell’Alimentazione, autrice del libro Nata due volte e Born Twice, creatrice della community Giorgia Bellini Dca che a oggi conta migliaia di persone, fondatrice del progetto Corabea, un servizio per aiutare le persone che soffrono di Disturbi alimentari tramite l’affiancamento di psicologi e nutrizionisti. Il 15 marzo sarà organizzato un evento a Perugia, nella Sala dei Notari, insieme a professionisti del settore. Saranno presenti ragazzi di scuole e università. E, in particolar modo, sarà illustrata la app che si occuperà di offrire un supporto alle persone che soffrono di Disturbi alimentari attraverso un’equipe di esperti specializzati.
Questa l’attualità. Che si snoda, però, in un percorso a tappe. Un viaggio che, in sintesi, è l’esperienza di vita di Giorgia. “Durante l’adolescenza – racconta all’Opinione – ho sofferto di disturbi alimentari”. Nello specifico, parliamo di bulimia. A 14 anni le viene proposto il ricovero in un centro specializzato. Non se ne fa nulla, Giorgia pensa che ce l’avrebbe fatta da sola. Nel frattempo, però, passano i giorni, i mesi. “Avevo un rapporto particolare cibo, pensavo che il problema fossero le mie gambe. In realtà, il mio peso era nella norma. Per gli altri avevo corpo socialmente accettato. Ma il dolore non si vede a occhio nudo – dice – quando qualcuno soffre di un disturbo alimentare, ci sono delle cause originarie, cause multifattoriali”. Nel suo caso, la situazione in casa non è delle migliori: poco dialogo, molti silenzi, i continui litigi dei genitori. Quel qualcosa di non detto cresce dentro. Fino a quando la ragazza, nell’anno della maturità scolastica, tenta il suicidio: “Per quattro mesi sono ospite di un centro, a Todi. In Umbria siamo messi benino, in altre città non è così. Una volta uscita dal centro, continuai a portare avanti un percorso ambulatoriale”. Un iter con medico e nutrizionista. “Ciononostante, quando stavo male non lo dicevo”.
Poi arriva la pandemia da Covid. Il lockdown, le uscite contingentate. E lì scatta la scintilla: “Guardavo i video in televisione della gente che cucinava o dove si parlava di ricette. Ebbi la necessità di fare qualcosa. Perciò, aprii un profilo su Instagram. Cominciai a raccontare la mia storia, parlando di ciò che avevo vissuto”. I suoi messaggi, in qualche modo, iniziano ad arrivare. In tanti le chiedono i consigli. “Ovviamente – sottolinea – servono strumenti giusti, non mi sono mai permessa di andare oltre”. Pertanto, nel marzo 2023, “ho creato una rete di cinque professionisti, tra psicologi e nutrizionisti. A me spettava il compito di fare da intermediaria”. Gli esperti aumentano, le richieste anche. Da qui il servizio online. C’è una call conoscitiva, proprio con Giorgia. Non è una consulenza medica, ma solo il primo step per capire quale possa essere la strada più adatta da seguire. Dopodiché, ecco il percorso online personalizzato, con una equipe di esperti psicologi e nutrizionisti specializzati nel trattamento dei disturbi alimentari. Ai casi ritenuti più gravi vengono suggerite e indicate le strutture dove per ricevere le terapie più idonee.
Corabea è questo. Il nome prende origine da cor habeo, avere cuore. “Quando mi trovavo nel centro di Todi facevano attività. Un giorno c’era un cartellone nero, con una scritta bianca: cor habeo. Sono andata cercare il significato. E ho scoperto che la parola coraggio deriva, appunto, da cor habeo”. Un segnale? Qualcuno, da qualche parte, avrà una risposta. Giorgia, dal canto suo, ammette: “Sono convinta che quando si ha un disturbo alimentare, ci deve essere un qualcosa sganciato pure a livello emotivo. Non serve freddezza. Ed è fondamentale l’amore che dobbiamo dedicare a noi stessi. Il 90 per cento dei soggetti che ci contattano sono donne. Abbiamo casi di minori e di persone adulte. Il disturbo alimentare, a volte, è anche un tentativo di ricerca di attenzione. Come chi dall’anoressia passa alla perdita di controllo del cibo. Una volta mi è stato detto quando stavo male, i genitori erano preoccupati. Ora, pensano che stia bene. Vorrei tornare in sottopeso, per avere attenzione”. Per questo è fondamentale trovare una chiave di volta. Per poi dare la svolta. Quel momento che, per Giorgia, giunge quando tocca il fondo. Ovvero la disperazione più assoluta. “Da lì chiamai il centro. Ammalarsi è un processo lento: avviene prima a livello emotivo e comportamentale”. E allora ecco il coraggio. Il coraggio di Giorgia Bellini.
di Claudio Bellumori