lunedì 12 febbraio 2024
Sei ore di trasmissione, con televoto impallato fino a mezzanotte a causa dell’affollamento dei messaggi, per concludere il quinto festival di Amadeus e del co-conduttore Fiorello, il più visto dal 1995 con il 74,1 per cento di share e 14, 3 milioni di telespettatori. Ha vinto La noia di Angelina Mango di Lagonegro che ha commosso anche per il ricordo del padre davanti al giovane rapper napoletano Geolier che con il suo dialetto (I p’ me tu p’te) ha scatenato imbarazzi e polemiche, facendone un caso nazionale. Con il televoto aveva vinto lui. Poi, le giurie della sala stampa e delle radio e web hanno ribaltato il risultato, premiando la ragazza che ha relegato al terzo posto Annalisa, l’italo-tunisino Ghali al quarto e Irama al quinto. Sessanta milioni di euro di raccolta pubblicitaria. Un valore complessivo, diretto e indiretto, di 205 milioni, secondo l’agenzia specializzata Ey, d’impatto globale della mega kermesse sui settori economici dell’industria della musica, 13mila posti di lavoro attivati.
Tutto il testo è noia, avrebbe detto Franco Califano, anzi polemiche, divisioni, discussioni, contrasti sul ruolo del servizio pubblico per una manifestazione giunta alla sua 74ª edizione. Un programma con oltre 10 milioni di telespettatori per 5 serate che ha dato la possibilità agli italiani (più i giovani che gli anziani, data la tarda età della conclusione delle puntate, è sadismo accogliere dopo 27 anni i Jalisse alle 2 di notte) di ascoltare canzoni nuove e con le cover quelle degli anni passati. Il fenomeno nuovo non è stato più la terna dei vincitori. Il boom era arrivato prima sui social (TikTok, Instagram, YouTube) dove hanno spopolato il rapper napoletano Geolier, Annalisa, Ghali, Clara del cast Mare fuori, Irama, Mahmood che nella serata cover ha indossato un anello di Cartier che in listino si acquista a 25mila euro.
Follower, view, hashtag, outfit degli artisti, like, talk show anche per televisioni e radio commerciali: Sanremo ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica, grazie anche alla mancanza di programmi altrettanto attrattivi negli altri canali. Le ripercussioni economiche del Festival sono state enormi per la Rai e l’industria della musica italiana, da sempre tra i primi posti al mondo. Fantasanremo: una vetrina per “bizzarrie” colorate, look osé, corpi mezzi nudi, tatuati fino all’ultimo centimetro visibile, parole in libertà, allusioni. La Rai, di tutto di più. Amadeus ha spinto al massimo: 30 cantanti in gara, supportati da altri 30-40 nella serata cover per revival a fantasia libera. Un’abbuffata di gente: co-conduttrici, comici, ospiti stranieri, mega orchestra, maestri, miriade di funzionari dietro le quinte, operatori, tecnici, centinaia di vestiti.
Una potenza economica, un’occasione per esprimere liberamente tutto quello che passava per la mente dei partecipanti. Senza censure. È il grande cambiamento della televisione, della Rai. Il mezzo diventato vetrina. Una volta la tivù aveva la forza di rappresentare e mostrare la realtà del Paese. Ora, invece, è la televisione che crea l’evento, lo impone, lo fa diventare un tormentone. Con Amadeus e Fiorello c’è stato di tutto per l’ultima volta. Anche una catena di sfortunate coincidenze come la gaffe delle inquadrature delle sneakers di John Travolta (la questione finirà in tribunale e all’Antitrust per pubblicità occulta), come le frasi sulla violenza delle donne di Mare fuori criticate da Elena Cecchettin, sorella di Giulia uccisa dal fidanzato, come il tentativo di assicurarsi la comica di Palermo Teresa Mannino, di cui i vertici di Viale Mazzini non si erano accorti dei successi sul Canale Nove di Discovery, come la solidarietà di BigMama ai movimenti gay, forse come reazione al tweet offensivo di un giornalista Rai nei cui confronti è stato aperto un provvedimento disciplinare, come l’utilizzo del treno Frecciarossa per portare a Sanremo giornalisti e dipendenti. Fiori in quantità malamente distribuiti, ma anche strafalcioni verbali.
Gossip, polemiche, attacchi fanno gioco per alzare gli ascolti. Un Festival, comunque, troppo lungo e per stupire super-ospiti da Gianni Morandi a Eros Ramazzotti, da Lorella Cuccarini a Sabrina Ferilli, da Roberto Bolle a Gigliola Cinquetti con i 60 anni di Non ho l’età, dalla Banda dei Carabinieri al Coro delle voci bianche di Torino. Emozionante l’intervento del pianista Giovanni Allevi che ha parlato, sinceramente, della sua lotta contro il tumore e l’invito a non arrendersi. Non poteva mancare Bella ciao, bilanciata dall’inno Fratelli d’Italia di Mameli (fiction su Rai 1) suonato in pompa magna dalla Banda dell’Esercito.
di Sergio Menicucci