La capacità di scelta

giovedì 1 febbraio 2024


Il pettine sta giungendo ai nodi scorsoi: un movimento ancora e può spezzarsi. Vi sono nodi così intorcinati che non si possono dipanare. Ne ho scritto tanto ma oggi si rigonfia visibilmente la matassa. Un primo nodo è quello alimentare: bisogna affidare tutta la società, tutta la produzione ai laboratori. La natura, totalmente, può inabissarsi nell’innaturale o si può tutelare la natura stessa, lasciandola naturale? Fino a oggi, non sempre, la scienza ha difeso la natura naturale. Adesso vuole ricreare la natura dai suoi laboratori. Il pericolo sta in una rigenerazione degenerata. La natura laboratorializzata è alchemica-chimerica.

Sappiamo che il pane proviene dal grano, i fichi seccati dal fico fresco, il vino dall’uva, il riso dal riso, la ricotta dal latte, la carne dagli animali. Non è così, tutto viene da tutto e da tutt’altro, con aspetti consequenziali. Perché deve esistere un vigneto, se il vino non ha fonte nell’uva? E un campo di grano a che vale, se non occorre al pane da laboratorio? Ma è l’intera civiltà della natura coltivata che si dissolverà, così come i territori dell’agricoltura e coloro che la coltivavano.

Bisogna valutare gli effetti nel corpo umano di queste alterazioni. L’aspetto economico ha un rilievo epocale, sul lastrico milioni di persone, cambiare la destinazione delle terre, a parte il mutamento dei costumi alimentari, delle usanze millenarie. Su questo non c’è una minima strategia, tranne quella di spossessare spostando la produzione e sostituendola. Si dice o si dirà: è l’evoluzione. No, un radicale “No!”. Non dobbiamo asservirci alle conquiste della scienza e della tecnica. Noi dobbiamo scegliere, non basta accogliere la possibilità quale che sia. Noi possiamo scegliere: proteggere la natura, non sostituirla. È in gioco l’umanità. Invece di esasperare ed esagerare i drammi geopolitici, è necessario dare il soppesato rilievo ai drammi economico-sociali, culturali, tecno-genetici che stanno trasformando l’uomo e la natura in prodotti di fabbrica. La fabbrica-laboratorio riproduce la natura e l’uomo, di natura naturante, non sussisterà.

Insisto, non sussisterà orma né dell’uomo secondo natura, né della natura secondo natura. Inutile illudersi, è pernicioso ingannarsi o ingannare. Tra pochi anni il robot intelligente sostituirà l’uomo e i prodotti di laboratorio la natura. Questa sostituzione della natura e dell’uomo va affrontata. Bisogna sapere cosa si vuole. Si vuole il dominio di coloro che possiedono i laboratori e riescono a operare queste alterazioni. Non possiedono la ferace natura (come l’Italia) ma la feroce natura artefatta.

Se ogni passo avanti della tecnica è considerato un Progresso, arriveremo alla guerra. La guerra è oggi il risultato dell’accrescimento tecnologico, ma è una questione a parte. Se facciamo di ogni progresso tecnico un miglioramento, un superamento del passato in senso positivo, piomberemo nella carneficina. Possiamo creare tecniche più potenti e più alternative ma distruttive. Nelle armi sta accadendo, in fondo i conflitti attuali hanno anche questo aspetto, il superamento tecnologico di prova della capacità distruttiva superiore sull’altro. Se il futuro delle nostre società consiste nel provare la nostra capacità di forgiare e conoscere la superiorità distruttiva per attuarla, da parte di chiunque, considerando l’alterazione della natura e la sostituzione dell’uomo, il futuro è un fantasma che viene di notte senza lanterna.

L’uomo verrà sostituito ma soprattutto eterodiretto. Innesti che ricevono comandi esterni possono far scadere l’uomo in una marionetta impulsionata. Queste prospettive sono universali. I Paesi democratici, tirannici, volgono alla natura da laboratorio. La robotizzazione è sostitutiva per la causa detta: le conquiste tecnologiche lo possono attuare e ciò che può avvenire, avviene. Non si torna indietro dalle conquiste tecniche. Mas sta a noi decidere, le conquiste tecniche potrebbero anche servire maestosamente all’umanità. La tecnica è neutra, è l’uso finalizzato che la rende favorevole all’uomo o matrigna.

Vi è però un lato rischiosissimo, se gli aspetti micidiali delle conquiste tecnologiche danno vantaggi a chi le detiene. E in nome del vantaggio verranno usate. Stavolta accadrà quel che è sempre accaduto. Così, come il capitalismo sostituì per sempre l’economia antecedente, la natura da laboratorio, il robot sostitutivo e l’uomo eterodiretto rischiano di annientare la natura naturale e l’uomo secondo umanità. E sta accadendo, non è fantasia. Allora? Non cadere nell’inganno di considerare le conquiste della scienza un progresso assicurato. Manteniamo la capacità di scelta rispetto al valore uomo.


di Antonio Saccà