venerdì 26 gennaio 2024
Come fu vissuta la Shoah a Fiume, e nelle altre province orientali italiane (Udine, Trieste, Gorizia e Pola) occupate, subito dopo l’8 settembre 1943 dall’esercito tedesco? E come vissero le popolazioni di quelle aree il passaggio in pochi anni – più che traumatico – dal fascismo all’occupazione nazista. E, infine, al comunismo titoista (odissea non diversa, a ben guardare, da quella di tutti i Paesi dell’Europa orientale, nel decennio 1938-1948)? È quanto ha cercato di capire, ascoltando anche diretti testimoni di quel periodo, la Società di studi fiumani – Archivio Museo storico di Fiume (al Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma), alla vigilia della Giornata della Memoria. Nella Sala Spadolini del Ministero della Cultura, dopo il saluto istituzionale del ministro Gennaro Sangiuliano, aprendo il convegno “La tragedia della Shoah a Fiume”, lo storico Marino Micich, direttore dell’Archivio-Museo storico di Fiume e studioso della tragedia delle Foibe, ha citato tra l’altro il volume pubblicato, anni fa, dalla Società: Il tributo fiumano all’Olocausto. Un testo che precisava nomi e vicissitudini di 436 deportati israeliti tra vittime e sopravvissuti. L’altro storico Giovanni Stelli, presidente della Società di studi fiumani, ha ricordato le figure principali dell’ebraismo fiumano del Novecento in campo civile e culturale. “A Fiume – ha sottolineato – esisteva prima della Seconda guerra mondiale una fiorente comunità ebraica, di circa 1.800 persone (paragonabile diremmo, per estensione e livello culturale, a quella più che celebre di Ferrara, ndr): i nazisti ne portarono via circa 500 e solo 48 ritornarono”.
Ester Mieli, senatrice, presidente della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo, ha evidenziato l’indispensabilità, per evitare analoghe tragedie future, che i giovani cerchino sempre di capire su quali binari si sta muovendo la società, pensando anzitutto con la propria testa. “Ricordare queste tragedie è doveroso”, ha aggiunto Franco Papetti, presidente Associazione fiumani italiani nel mondo – Libero Comune di Fiume in esilio, “ma non solo il 27 gennaio”. Giorno in cui, aggiungiamo, è previsto quest’anno a Firenze un convegno – da cui la stessa Anpi fiorentina ha preso le distanze – su Shoah e repressione israeliana a Gaza, sbrigativamente accomunati, proprio nel Giorno della Memoria, per iniziativa della sezione dell’Anpi di Bagno a Ripoli. Stefania Buccioli, della Società filosofica italiana, ha ricordato la genesi della Legge 211 del 2000, istitutiva della Giornata della Memoria; senza dimenticare sul piano internazionale la Risoluzione Onu del 1 novembre 2005, che l’ha istituita come Giornata mondiale. “È a dir poco singolare, poi”, ha proseguito, “che nel Dopoguerra per circa un quindicennio la Shoah rappresentò un argomento tabù. Solo in seguito alla “bomba” del processo Eichmann, alla scoperta della arendtiana “banalità del male”, si accese l’attenzione del mondo sul genocidio nazista degli ebrei”.
Avvincenti e di grande spessore, infine, le testimonianze di alcuni sopravvissuti. Le sorelle Andra e Tatiana Bucci, bambine nella Fiume dei primi mesi del 1944, hanno raccontato al pubblico la loro odissea. Dalla detenzione ad Auschwitz, quasi un anno, alla liberazione del 27 gennaio 1945, e al soggiorno prima in un orfanotrofio di Praga, poi in Inghilterra sino, infine, a riabbracciare i genitori a Fiume e al successivo esodo in Italia. “Per evitare i genocidi”, ha ricordato in chiusura Claudio Procaccia, direttore del Dipartimento per i Beni e le Attività culturali della Comunità ebraica di Roma, “non basta l’istruzione: quel che resta essenziale, in ogni sistema politico, è soprattutto l’educazione civica in senso ampio, la trasmissione alle nuove generazioni di un sistema di valori davvero solido e il più possibile condiviso”.
di Fabrizio Federici