Ambulanza presa a sassate nel campo rom

venerdì 5 gennaio 2024


Un’ambulanza del 118 presa a sassate. Un componente del personale sanitario condotto in codice giallo all’ospedale Oftalmico di Roma. Il tutto è accaduto nel campo rom di via Luigi Candoni, alle 19 di ieri, 4 gennaio. Sul posto la Polizia, presente con gli agenti del Reparto Volanti e del commissariato San Paolo. Secondo una prima ricostruzione, l’ambulanza è intervenuta nella baraccopoli per soccorrere un ragazzo. A quel punto, il lancio di pietre: le schegge del vetro posteriore hanno ferito l’operatore.

Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, ha commentato: “A nome dell’Amministrazione regionale esprimo ferma condanna per l’aggressione subita dall’equipaggio del 118, al quale va tutta la nostra solidarietà e la profonda gratitudine per l’impegno profuso quotidianamente nei confronti di chi soffre. Quello di ieri – ha proseguito – è l’ennesimo episodio di violenza ai danni di operatori sanitari, i quali, ormai, senza soluzione di continuità, rimangono vittime di episodi violenza. La misura è colma lo dico con fermezza: la violenza è sempre inaccettabile e il fenomeno non è più tollerabile. Per arginarlo, urgono politiche di pubblica sicurezza, ma anche – lo sottolineo – una grande operazione culturale per far comprendere che gli operatori sanitari rappresentano un imprescindibile presidio di salute pubblica, lavorando spesso in condizioni difficili e facendosi carico di turni massacranti con grande senso di responsabilità. La mia storia personale è costituita da un incessante impegno a tutela degli operatori sanitari, in questo senso farò di tutto perché questi episodi non avvengano più”. Paola Corradi, direttrice generale dell’Ares 118, ha rimarcato: “A nome di tutta la direzione strategica di Ares 118 esprimo la massima vicinanza e solidarietà al nostro personale aggredito. Esprimiamo una ferma condanna nei confronti di quanto accaduto: non è più concepibile questa forma di violenza nei confronti di chi, quotidianamente, lavora con dedizione e sacrificio per cercare di salvare vite umane. Ares 118 provvederà in giornata a segnalare l’accaduto al prefetto e alla procura della Repubblica di Roma”.

Alessandro Saulini, segretario Nursind Ares 118, contattato dall’Opinione ha parlato di una “aggressione vigliacca” e ha specificato: “Non siamo carne da macello”. A seguire, ha espresso vicinanza ai “colleghi vittime del vile episodio” e ha continuato: “Auspichiamo che venga fatta piena luce sui fatti accaduti, che vengano individuati e assicurati alla giustizia i responsabili. E che la direzione strategica aziendale dell’Ares 118 si costituisca parte civile, per tutelare e difendere i propri lavoratori”.

Ma non è finita qui. Perché Saulini, nel suo ragionamento, è entrato più nello specifico della questione: “Quanto registrato ieri si colloca in un momento particolare, in giorni particolari, tra l’assedio ai pronto soccorso e quello che chiamo blocco-barella. Questa situazione, purtroppo, non fa altro che aumentare i rischi di chi, con passione e dedizione, è in prima linea quando si tratta di interventi di prima emergenza”. A tal proposito, Saulini ha rivelato: “Riceviamo segnalazioni di violenze verbali a danno degli operatori, che restano abbandonati e vittime di queste spiacevoli circostanze, che devono essere condannate senza se e senza ma. Le ambulanze non arrivano e a rimetterci è il personale sanitario, che diventa un facile bersaglio. Oggi, lavorare nel 118, ahimè, comporta rischi e disagi, peraltro non contemplati come indennità specifica per chi lavora. Gli episodi di violenza, va ricordato, si ripetono con una certa frequenza. Cosa dobbiamo aspettare?”.

Ancora Saulini: “A marzo festeggiavamo perché non c’erano ambulanze bloccate. L’altro giorno a Roma se ne contavano più di sessanta ferme”. Il motivo? “Faccio un esempio, per capire meglio. Abbiamo il doppio delle chiamate di soccorso con quasi la metà dei mezzi disponibili. Può capitare, così, che un ospedale non possa garantire il posto letto a un paziente. Quel posto letto, perciò, viene sostituito dalla lettiga dell’ambulanza, che resta ferma. Oppure: c’è una persona con presunti sintomi di infezione da Covid. La struttura ospedaliera non ha una stanza per l’isolamento. Il degente viene isolato nell’ambulanza. Che resta ferma”. Infine, Saulini ha notato: “Andrebbero riviste altre cose, come la gestione dei triage (i vari codici rosso, arancione, giallo, verde, eccetera, ndr) e la soglia di accettazione delle ambulanze. Non è possibile – ha concluso – che, se sei ambulanze ad esempio sono bloccate in un ospedale, la settima venga spedita nel medesimo nosocomio, solo perché il sistema informatico segnala ancora c’è una soglia di accettazione sostenibile”.

(*) Foto pagina Facebook Francesco Rocca


di Claudio Bellumori