I doveri dei giornalisti non prevedono casacche

venerdì 22 dicembre 2023


Casacca ha più significati. In senso figurativo, però, è prevalente il significato di appartenenza. In realtà, in origine derivava dalla giubba dei cosacchi, diventata poi veste militare o della scuderia di appartenenza del cavallo dei fantini durante le gare. O, infine, la maglia con i colori e i simboli di una società che viene indossata dagli atleti nelle varie competizioni sportive. E in politica? Significa far parte di uno schieramento. I giornalisti possono mettersi metaforicamente una casacca? No. La Legge dell’Ordine del 1963 prevede la libertà di opinione, non quella di militare in una parte o nell’altra. Il giornalista è il cane da guardia della libertà: di tutti. E quando scrive deve fare attenzione a un principio fondamentale: i fatti separati dalle opinioni.

In questi mesi, è in atto un tentativo da parte delle opposizioni in Parlamento e di alcuni ambienti culturali ad estrapolare frasi di giornalisti definiti di destra, accusandoli di indossare “la casacca meloniana”, da quando Giorgia Meloni ha vinto le elezioni e ha assunto il ruolo di presidente del Consiglio. La lista delle critiche è lunga. Alcune delle quali derivate anche da “svarioni” o sproloqui televisivi o pronunciati durante dibattiti. Nel tritacarne sono finiti Filippo Facci, Paolo Orsini, Paolo Petrecca e altri. Il richiamo al rispetto delle regole è doveroso ma le strumentalizzazioni sono da condannare, da qualsiasi parte vengano effettuate.

La memoria delle sinistre in genere è corta. La lottizzazione della Rai parte da lontano. Le casacche sono state indossate da giornalisti che sono diventati personaggi di primo piano del mondo della politica. Lilli Gruber, Michele Santoro, Corradino Mineo sono stati militanti del sindacato dei giornalisti (Federazione nazionale della stampa, Usigrai) e si sono cimentati nelle aule dei Parlamenti europei e nazionali. La conduttrice di Otto e mezzo venne eletta con Michele Santoro al Parlamento europeo con la lista Uniti nell’Ulivo. Michele Santoro aveva iniziato la sua militanza politica nel gruppo maoista Unione dei comunisti italiani, scrivendo sul periodico Servire il popolo per passare a dirigere per quasi un anno l’organo del Partito comunista italiano, La Voce della Campania. Corradino Mineo, lo stesso nome e cognome del nonno matematico, iniziò come attivista e praticante al Manifesto assunto da Luigi Pintor che nel 1974 lo trasferì come corrispondente a Torino. Entrato in Rai, fu chiamato da Sandro Curzi come capo del politico del Tg3 (TeleKabul), divenendo anche direttore di Rainews 24.

La casacca la portava anche Beppe Giulietti: assunto alla Rai di Venezia, fondò il gruppo di Fiesole e Articolo uno, due espressioni del movimento dei giornalisti democratici, grazie ai quali fu per lungo tempo segretario dell’Usigrai e presidente della Fnsi. All’attività giornalistica ha sempre unito quella politica, tanto da essere eletto dalla 12esima alla 16esima legislatura con il Partito democratico della sinistra, i Democratici di sinistra, l’Italia dei valori di Antonio Di Pietro.

Altri due i cronisti di rilievo. Il pugliese Pasquale Cascella e il romano Roberto Natale non hanno scisso l’attività giornalista da quella politica. Cascella, redattore dell’Unità, è stato portavoce di Giorgio Napolitano alla Camera e al Quirinale per oltre 20 anni, poi è stato eletto sindaco di Barletta con la lista del Partito democratico. Roberto Natale ha ricoperto la doppia carica di segretario dell’Usigrai e di presidente della Fnsi fino al 2013, poi portavoce di Laura Boldrini alla Camera.

Andando indietro nel tempo, troviamo tra i giornalisti-politici Andrea Barbato, entrato in Rai in quota del Partito socialista italiano per la corrente di Riccardo Lombardi, e lo stesso fu Enrico Manca, deputato socialista, redattore e infine presidente della Rai. Il più bersagliato della Democrazia cristiana fu certamente Clemente Mastella, redattore alla Rai di Napoli, portavoce di Ciriaco De Mita, plurieletto deputato e senatore in Campania e sindaco, con il suo nuovo partito, di Benevento.


di Sergio Menicucci