Le (due) palle di Natale

lunedì 18 dicembre 2023


Ci sono cose che, alle fine, si rompono: piatti, bicchieri, cabasisi (per citare il commissario Montalbano). “A Natale puoi” recita un vecchio spot di una nota marca di panettoni e pandori. Ma di possibile, anzi, di sicuro, c’è che l’avvicinamento alla nota festività dove tutti – non si sa perché – “sono più buoni”, rappresenta una vera e propria corsa allo stress.

C’è da mettere da parte i soldi, se ci sono. Vabbè, anche quei pochi euro in saccoccia devono essere risparmiati per i proverbiali regali, distribuiti tra familiari, mogli, mariti, talvolta amanti, forse alcuni cugini e, una tantum, quella “zia ricca” citata dal ragionier Ugo Fantozzi nella memorabile partita a tennis contro il collega Filini, al freddo e con la nebbia (dalle 6 alle 7 di mattina, per gli inferiori non c’era altro spazio per prenotare il campo).

Improvvisamente, anche chi è passato alla storia come un accumulatore seriale di 3 in matematica inizierà a fare di conto: saldi, sconti, promozioni pubblicitarie, volantini incastrati nelle cassette della posta al piano terra del condominio, black friday o come diavolo si chiama, il parcheggio in doppia fila, lo sciopero dei trasporti, il sabato nel traffico umano dentro i negozi, la puzza di sudore che nemmeno il gelo termico riesce ad ammazzare, un bambino che frigna, una tizia che ti ricorda una che ti piaceva ai tempi delle superiori, però fai finta di niente, perché a una certa basta con questi due di picche.

Superato l’ostacolo di uscire indenne dalla ressa (hai atteso alla cassa più tempo di quello speso da un fedele che segue una messa cantata, a causa dei vari pacchi, pacchetti e contropaccotti da far incartare), ci si incammina verso casa, con addosso più buste che pazienza. Fino a quando, nonostante la tagliola delle bollette elettriche, si accende la lampadina: i bigliettini di auguri! E via verso nuove avventure: come li prendo? Dove, quando, perché? Che scrivo? Metto una x, tanto nessuno legge più? Trovo una frase a effetto su Facebook? Cito qualche poeta estemporaneo che staziona nei cessi dell’Autogrill? Mentre il cervello si arrovella, il vigile se ne frega e lascia una multa sul parabrezza. Perché l’auto è sempre in seconda fila. E la realtà è più forte della fantasia.

Vorresti che fosse finita. Ma ancora manca una settimana al 25 dicembre. Qualcosa, vien da sé, si è auto-inserito nel dimenticatoio. Quel qualcosa che, in sogno, apparirà nella notte tra il 23 e il 24. Decidi di scappare, ma in agenda c’è la cena aziendale, una sagra dell’ipocrisia che vorresti saltare a piè pari. O rovinare, con qualche uscita tratta dal codice del portuale. Invece niente: sorrisi di circostanza, disquisizioni su varie ed eventuali, il prosecco fa schifo, domani smetto, vorrei ma non posso, mi sento scosso agitato-o, agitato-o, un po’ nervoso-o, uoh, uho…

Conclusa la fiera della banalità, torni al focolare domestico. L’alberello è lì, con le sue palle. Ce ne sono due. Che poi, guarda caso, sono le tue. Stanno per cadere, come succede per piatti o bicchieri. Potrebbero rompersi. Rifletti che c’è da mettere da parte i soldi per i regali dell’anno prossimo. Ricomincia la giostra. “A Natale puoi”.


di Claudio Bellumori