lunedì 11 dicembre 2023
Il report redatto dall’Ocse – Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – alla cui redazione hanno contribuito 81 Paesi, ha evidenziato un “Declino senza precedenti” del rendimento scolastico degli studenti in quasi tutti i Paesi che hanno partecipato all’indagine per l’anno 2022. La ricerca è stata effettuata su circa 700mila studenti dell’età di 15 anni, rappresentativi di un campione di 29 milioni di ragazzi degli 81 Paesi. I dati hanno rilevato un peggioramento dei risultati scolastici degli studenti; in particolare “il rendimento medio è sceso di 16 punti in matematica e di 11 punti in comprensione del testo, stabili i risultati in scienze”. Per quanto riguarda specificatamente l’Italia, l’indagine ha riguardato un campione casuale di 10.552 studenti di 345 scuole selezionate per lo studio. Per quanto concerne l’apprendimento della matematica dei ragazzi italiani, per la prima volta è in linea con l’Ocse ed è stato riscontrato che i ragazzi hanno superato di 21 punti le studentesse senza “particolari differenze tra le diverse macro aree geografiche oggetto dell’indagine Ocse”.
Infine, ed è ormai una costante di tutte le rilevazioni statistiche effettuate sull’apprendimento degli studenti, continua il divario tra il nord Italia in cui gli studenti ottengono punteggi superiori alle aree del sud e delle isole in tutti e tre gli ambiti: matematica, comprensione e scienze. Problema che conferma le storiche differenze tra le scuole del nord, del sud e delle isole. Un elemento oggettivo sul “declino del rendimento scolastico” è certamente da imputare alla pandemia da Covid-19 che ha costretto alla chiusura delle scuole e alle lezioni online. Tuttavia, era già emerso da altre rilevazioni che la caduta dell’apprendimento scolastico era già stata riscontrata da prima della pandemia. È di tutta evidenza che le lezioni frontali in classe permettono agli studenti di migliorare il grado di apprendimento in tutte le discipline rispetto alle lezioni effettuate da remoto con l’uso di Internet. Nelle lezioni in presenza è più alta la curva dell’attenzione. In particolare, le discipline scientifiche come la matematica necessitano di un grado maggiore di attenzione e di continua interlocuzione con i docenti.
A mio modesto avviso, da ex docente, hanno concorso alla caduta verticale dell’apprendimento degli studenti in Italia, non solo nelle discipline oggetto della indagine Ocse, una serie di motivi, alcuni legati alle continue pseudo riforme della scuola, altri ai grossi cambiamenti antropologici della società. Per quanto riguarda le riforme che hanno portato alla scuola attuale, possiamo rilevare che:
1) non hanno perseguito l’obiettivo di una vera competizione al rialzo della qualità dell’insegnamento tra le scuole pubbliche e private;
2) tra le stesse scuole pubbliche la competizione spesso non si basa sul miglioramento della qualità dell’insegnamento ma sulla introduzione di mille progetti e progettini volti ad accaparrarsi il maggior numero di studenti in quanto, al di sotto di una certa soglia, le scuole vengono accorpate;
3) le riforme tendono ad una standardizzazione dei processi come nelle aziende mentre in questo contesto non può esistere un metodo standardizzato di insegnamento o della stessa valutazione: ogni classe è un microcosmo e ogni studente è diverso dall’altro;
4) dopo il Decreto legislativo 170 del 2010 molte famiglie ricorrono alla certificazione di disturbi specifici dell’apprendimento per rendere difficile la bocciatura dei loro figli;
5) ancora, nonostante le continue riforme, non si è arrivati a perseguire una vera meritocrazia, né tra gli insegnanti, né tra gli studenti. I docenti oggi sono oberati da inutili riunioni pletoriche e dalla compilazione di scartoffie che mirano più alla forma che alla sostanza. I migliori docenti di oggi sono quelli che ottemperano in maniera pedissequa alle formalità di compilazioni dei registri elettronici e che si interfacciano con le famiglie per raccogliere le loro istanze a favore dei propri figli; per quanto riguarda gli studenti, per paradosso, si spendono più energie al “recupero” di quelli più svogliati piuttosto che per esaltare le qualità degli studenti con maggiori potenzialità.
Per quanto riguarda i cambiamenti antropologici della società, possiamo rilevare che:
1) gli studenti ormai passano la maggior parte del loro tempo a pensare a cose futili come postare l’ultima foto sui social o giocare a inutili giochi elettronici che, spesso, li portano ad avere seri disturbi riguardanti la sfera del riposo notturno, fondamentale per essere recettivi durante il giorno;
2) seguono in modo quasi ossessivo i vari influencer presenti in rete che, spesso, assurgono a modello per la loro vita;
3) per effettuare letture e ricerche si sono abbandonate le biblioteche e i testi cartacei perché trovare le informazioni nella rete è estremamente più veloce; questo eccesso di informazioni però portano a una difficoltà nella loro gestione: alla fine di assimilato resta poco e niente;
4) molti hanno abbandonato l’uso dei quaderni e della penna per prendere appunti. Questi strumenti, a mio avviso, sono indispensabili per collegare la mano al cervello e per la memorizzazione di quanto si sta scrivendo. Molti studenti, oggi, hanno una pessima grafia in quanto non usano più la penna.
L’uso smodato dei telefonici cellulari in classe distraggono gli studenti dalle lezioni che, in tal modo, non sono mai veramente concentrati:
1) voglio sfatare il mito che una delle ragioni della pessima qualità della scuola sia dovuta alla remunerazione più bassa degli insegnanti italiani rispetto alla media europea e quindi le migliori menti preferiscono fare altri lavori;
2) per molti insegnare è una scelta e una vera e propria missione, per certi aspetti l’insegnamento è il lavoro più bello del mondo, tra l’altro, con gli ultimi rinnovi contrattuali gli stipendi stanno lentamente raggiungendo livelli accettabili;
3) non è vero che lo Stato investe poche risorse nell’istruzione, spende male. Durante e dopo la pandemia da Covid sono arrivate nelle scuole enormi quantità di denaro che sono stati impiegati per dotare le scuole di tutti gli strumenti e le nuove tecnologie.
4) la perdita della centralità degli insegnanti nella scuola che sono stati caricati di ridondanti ed inutili adempimenti burocratici che nulla hanno a che vedere con la funzione fondamentale del docente che è quella di cercare di trasmettere il sapere agli studenti.
Molti insegnanti scappano, appena possibile, dalla scuola, non per la fatica dell’insegnamento, ma per le inutili e dannose pratiche burocratiche che li distolgono dallo svolgere il loro vero lavoro, “la docenza”. Così come la perdita della loro autorevolezza di fronte agli studenti e alle loro famiglie. Problema al quale hanno contribuito quelli che, oggi, sono definiti “dirigenti scolastici” che preferiscono assecondare le famiglie e gli studenti spesso schierandosi contro gli stessi insegnanti. Altro elemento devastante è l’uso, da parte della stragrande maggioranza delle scuole, della settimana corta (lezioni da lunedì a venerdì) per venire incontro alle esigenze delle famiglie. Però, la giornata scolastica inizia alle 8 e finisce oltre le 15. Nelle ultime ore la curva dell’attenzione scende in maniera verticale compromettendo il risultato finale degli studenti anche nelle materie d’indirizzo. Per cercare di recuperare il declino della scuola e la conseguente caduta dell’apprendimento degli studenti occorre ritornare alla vecchia scuola tradizionale!
di Antonio Giuseppe Di Natale