venerdì 24 novembre 2023
Intercettare le condotte a rischio. È questo l’obiettivo del Protocollo Zeus. Si tratta dell’intesa in materia di atti persecutori e maltrattamenti ideato dalla Questura di Milano nel 2018. A Savona “sta producendo effetti positivi” visto che sono aumentati i modo esponenziale gli ammonimenti del questore. A dirlo è il questore di Savona Alessandra Simone, che di quel protocollo si può dire la madrina. Simone infatti è arrivata due anni fa a Savona da Milano dove è stata a capo della Omicidi alla squadra mobile e dell’Anticrimine dove si è occupata di violenze sessuali e ha messo a punto quel metodo che coinvolge magistrati e psicologi per affrontare queste difficili situazioni chiamandolo come il primo epico maltrattante della storia: Zeus. Nel 2021, spiega Simone “a Savona venivano registrate zero violenze domestiche, tra il 2022 e il 2023 ne annoveriamo 59. Anche le denunce per atti persecutori sono cresciute: dalle 11 del 2021 alle 29 del 2023. Sono dati confortanti, il Protocollo Zeus sta funzionando”.
Questo grazie alle regole previste dal legislatore, come la garanzia dell’anonimato per chi denuncia gli atti persecutori, ma anche e soprattutto per la nuova formazione che Simone ha voluto per i suoi poliziotti “addestrati, formati a intercettare i segnali, i cosiddetti reati sentinella”. Savona, sottolinea Simone “è una provincia litigiosa, interveniamo tanto per le liti in famiglia” per questo è necessario “che i poliziotti sappiano leggere certi comportamenti individuando quelli che possono essere segnali d’allarme”. E grazie a questa prevenzione “abbiamo notato una certa flessione per alcuni reati”. Nella città della Torretta “sono tanti i centri che si occupano della rieducazione dei soggetti ammoniti, c’è un’attenzione particolare – ha detto Simone – una grande voglia di incidere”.
La parola d’ordine è dunque concretezza e “massimizzare il lavoro di rete che è fondamentale”. Intanto, “partiamo dalle scuole, dove dobbiamo insegnare il rispetto per la parità di genere. Partiamo da lì”. Per il suo lavoro, Simone è stata davanti a stupratori, stalker, uomini violenti, omicidi: “Ma non chiamiamoli mostri. Hanno perfettamente la capacità di intendere e volere, sanno perfettamente cosa hanno fatto. Cominciamo a sfrondare anche il linguaggio dei media: amore che uccide? Non esiste l’amore che uccide”. E niente ipocrisie: “Non affidiamo la sicurezza e la valorizzazione delle donne a vuoti interventi, storpiature linguistiche non è mai un problema di forma ma di sostanza”.
di Redazione