martedì 7 novembre 2023
Il multiculturalismo è una bandiera che viene sventolata similmente a quella della pace, ma se si osservano le dogmatiche consuetudini si nota che una integrazione interculturale è quasi impossibile, partendo dalla macellazione rituale.
Infatti, la religione ebraica e musulmana, prevedono che le carni consumate per uso alimentare dai propri fedeli, debbano provenire da animali ai quali sia stato applicato un procedimento di macellazione secondo i precetti stabiliti dalla propria religione e non dalle leggi nazionali. Soprattutto negli ultimi anni in Italia ma anche in tutta Europa, il numero di animali macellati secondo ritualità religiosa è fortemente aumentato poiché vi è stato un incremento notevole di popolazione musulmana, frutto anche della incontrollata immigrazione che richiede carne ottenuta con rito islamico, Halal. Spazio costante nell’ambito della macellazione rituale si riscontra anche nel rito ebraico Kosher.
Entrambi i precetti, sia quelli relativi la religione islamica che ebraica, dettano una serie di regole da osservare per rendere la carne “commestibile ritualmente” ai fedeli. In pratica le caratteristiche di “commestibilità” non prevedono lo stordimento. Gli animali devono essere coscienti al momento dell’uccisione; tramite un mezzo meccanico di contenimento è tenuto girato su sé stesso, successivamente viene operata la recisione di trachea ed esofago senza spezzare la colonna, seguono altre modalità dal contenuto rabbrividente. Questa pratica è illegale, ed è estremamente cruenta, ma è applicata solo se effettuata in uno dei macelli autorizzati dove lo stordimento viene “ufficialmente” eseguito. Tuttavia, sovente ciò avviene anche al di fuori dei mattatoi censiti, nelle così definite macellazioni familiari, realizzate per festeggiare delle ricorrenze religiose, quindi praticate in maniera palesemente illegale, pertanto perseguibile per legge.
Le normative che contrastano con queste ritualità sono il Regolamento comunitario 1099/2009, il Decreto Legislativo 131/2013 – articolo 6 del Decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 193 – articolo 544 bis del Codice penale. La tecnica di macellazione rituale è recentemente diventata oggetto di forti dibattiti da parte di associazioni animaliste, opinione pubblica ed esperti, relativamente alla sofferenza delle tecniche di macellazione utilizzate.
Il problema si presenta, dunque, in quella che è la compatibilità tra il diritto di libertà religiosa, la manifestazione di essa che sta alla base della macellazione rituale e il rispetto del benessere degli animali, il quale impone che vengano risparmiate loro qualsiasi tipo di sofferenza.
Da sempre la macellazione religiosa ha rappresentato una questione alquanto controversa, sulla quale si discutono problemi relativi alle diverse tradizioni culturali, ai diritti umani legati alla tolleranza religiosa e al benessere animale. Nella maggior parte delle Nazioni dell’Unione europea vi è la possibilità di derogare lo stordimento degli animali prima della iugulazione per motivi di tipo religioso, secondo quando stabilito dal già citato Regolamento 1099/2009 relativamente alla protezione degli animali durante l’abbattimento. Nella società occidentale i valori relativi alla protezione degli animali e il benessere sono indiscussi, anche e soprattutto, nel momento della macellazione.
Lo sviluppo delle conoscenze tecnologiche ad oggi permette di avere un riesame e quindi una riconsiderazione delle modalità utilizzate per la macellazione rituale, senza che si vada a eliminare o modificare il loro significato essenziale e profondo. L’obiettivo è quello di andare a trovare ed utilizzare delle tecniche che limitino la vigilanza dell’animale e lo inducano ad una condizione, per l’appunto, di stordimento tale da non produrre quelle lesioni che vanno a compromettere l’integrità, determinando dei protocolli in grado di rispettare sia i principi sanitari e religiosi delle comunità musulmane ed ebraiche, quanto, dall’altra parte, migliorare il benessere dell’animale.
La Commissione europea nel 2006 ha finanziato un progetto, denominato “Dialogue on religious slaughter” (Dialogo sulla macellazione religiosa), che ha visto riunirsi 11 Paesi, tra cui l’Italia, al fine di favorire il dialogo volto a promuovere la ricerca sul tema della macellazione rituale. Fu il primo tentativo di affrontare argomentazioni, come la libertà di culto e la sussidiarietà degli Stati membri, attingendo a conoscenze scientifiche nel quadro delle politiche comunitarie, in maniera multidisciplinare e collaborativa.
Tuttavia, alla luce delle continue manifestazioni di intolleranza da parte di comunità immigrate circa il rispetto delle leggi dei Paesi accoglienti, sorge il concreto dubbio che ogni tipo di sforzo legato a disponibilità di integrazione si scontri con la crescente “freddezza” da parte degli “ospiti” di adeguarsi ai principi basilari che hanno cresciuto l’etica e la sensibilità verso gli animali.
di Domiziana Fabbri