Inquinamento, sono 58 le città italiane in cui lo smog è fuori dai limiti

mercoledì 11 ottobre 2023


Ci sono 58 città italiane dove la concentrazione di polveri sottili supera i limiti dell’Organizzazione mondiale della sanità. Ci abita il 73 per cento degli italiani. In 58 centri urbani la concentrazione media di Pm 2,5 rilevata quest’anno ha superato il valore di riferimento, pari a 10 microgrammi per metro cubo. Di queste, ben nove arrivano a raddoppiare il limite. La provincia più colpita da gennaio ad agosto 2023 è Cremona. Seguita da Monza e Brianza, Milano, Mantova e Padova. A fornire i numeri dell’inquinamento nelle città è la tivù tedesca Deutsche Welle, in collaborazione con lo European Data Journalism Network di cui fa parte anche Il Sole 24 Ore. Il giornale ha estratto i dati satellitari del servizio di monitoraggio atmosferico Copernicus (Casm).

L’analisi del servizio di monitoraggio atmosferico conferma il record negativo dei territori della Pianura Padana, che sono tra i più inquinati anche su scala europea. Analizzando il trend storico del particolato dal 2018 al 2022 è possibile scoprire che tra i 27 Stati membri dell’Unione europea, i territori del Nord Italia spiccano negativamente rispetto a tutti gli altri, con livelli simili solo a quelli rilevati in alcune regioni della Polonia (in primis, Miasto Kraków, Katowicki, Tyski e Rybnicki). Ma c’è una differenza. I livelli della Pianura Padana sono fermi da tempo. Nella Polonia meridionale i valori sono elevati ma sembrano in calo. Con riduzioni che superano il 20 per cento nei cinque anni esaminati.

Anche il confronto della concentrazione media nazionale di particolato vede l’Italia (-0,5 per cento) battuta dalla performance della Polonia (-23,4 per cento). Il Sole 24 Ore ha fatto sapere che tra il 2018 e il 2022 lo smog è risultato in crescita in 30 delle 58 città definite “inquinate” a causa di livelli di Pm 2,5 oltre i limiti standard. I picchi si registrano a Biella (dove la concentrazione media annua di Pm 2,5 è passata dai 9,9 µg/m3 del 2018 agli 11,6 dello scorso anno, +17,2 per cento), Lecco (+14,8), Vicenza (+14,3 per cento), Como (+14,2), Varese (+14 per cento), Lucca (+12,9) e Pistoia (+12,7 per cento). La concentrazione media sale anche nelle province venete di Treviso, Verona e Padova, mentre cala a Milano, Brescia, Pavia, Cremona, Mantova e Lodi. La frequenza dei superamenti delle soglie di rischio è altrettanto indicativa.

A Cremona e Lodi, su un totale di 295 settimane monitorate da gennaio 2018 ad agosto 2023, il 94,2 per cento ha presentato valori superiori ai 10 microgrammi per metro cubo. Anche a Milano la soglia è stata superata nel 93,2 per cento delle settimane (mentre ne1 38 per cento delle settimane prese in esame sono stati superati i 25 microgrammi). Anche al Sud ci sono province inquinate. Le più in pericolo sono Napoli, Caserta, Benevento, Taranto, Avellino, Lecce e Brindisi. Roma si trova al 41esimo posto della classifica con un aumento del 3,3 per cento tra 2018 e 2022. Al 35esimo posto c’è Torino, mentre Venezia è dodicesima. Arezzo chiude la classifica.

L’Oms ha abbassato nel 2021 il tetto di rischio, alla luce delle ricerche scientifiche che mostrano gli effetti dell’inquinamento sulla salute a livelli più bassi. La normativa italiana, regolata dal decreto legislativo 155/2010, consente ancora concentrazioni fino a 25 microgrammi l’anno. Tra 2016 e 2020 almeno 246.133 persone sono morte prematuramente in Italia a causa dell’inquinamento a livelli superiori rispetto a quelli indicati nelle linee guida. In questo senso, negli ultimi cinque anni, l’Italia ha registrato un trend in crescita (+5,4 per cento). In alcune province della Pianura padana (come Cremona, Milano e Padova) le morti premature da inquinamento sono state addirittura più di sette ogni mille abitanti.

(*) Presidente di Ripensiamo Roma


di Donato Bonanni (*)