venerdì 29 settembre 2023
Ormai se non hai una pesca tra le provviste sei out. Tutto e il contrario di tutto è stato detto e scritto sullo spot di una notoria catena di supermercati, il cui utile è alle stelle (stando alla semestrale approvata dal cda). Pubblicità o meno, il gruppo della grande distribuzione, probabilmente, adesso starà festeggiando con champagne e ostriche, non con una macedonia.
Sicuramente, il consiglio per gli acquisti (trovato commovente da parte di chi scrive) ha centrato il bersaglio, tanto da accendere il dibattito pure in seno alla politica, la quale ha offerto decisamente uno spettacolo poco decoroso. Eppure, a metà degli anni Novanta del secolo scorso, ovvero ai tempi delle “mele” di Charlize Theron, tanti soloni non mostrarono la loro indignazione. Per contestualizzare, il riferimento è la pubblicità della marca di bevande alcoliche: il vestito dell’attrice che resta impigliato a una sedia, poi inizia lentamente a scucirsi, fino a mostrare i primi accenni del lato B. Centocinquanta minuti di applausi. Un premio a madre natura e alla mamma naturale, ok. Però, proteste zero. E ci mancherebbe altro.
Oggi tutto questo scalpore fa abbastanza ridere, tra concetti di famiglia tradizionale, gattini bagnati davanti l’uscio di casa e la pasta calda nei piatti, ma che fanno a cazzotti con la vita reale. Come rilevato dall’Istat: nel nostro Paese i single superano le coppie con figli (33,2 per cento contro il 31,2 per cento delle famiglie). Perciò, ben venga la bambina (quella della pubblicità oggetto delle discussioni di questi giorni) che prova a ricucire il rapporto di mamma e papà. È pacifico. Ma non rompeteci gli zebedei.
E non rompeteceli perché, fino a qualche anno fa, pubblicità miste a doppi sensi venivano sparate dal tubo catodico e non volava una mosca. Al massimo usciva un po’ di bavetta, tipo davanti alla signorina del silicone sigillante che si faceva la doccia, offerta “in pasto” (non vogliamo fare i maschilisti, precisiamolo subito) pure all’ora dei pasti, come una medicina benefica. Stessa reazione che si palesava scrutando le natiche che emergevano dai cartelloni pubblicitari di una marca di intimo. Natiche di una giovanissima Michelle Hunziker. Non è escluso che qualche automobilista si sia distratto.
Nel nuovo Millennio troviamo una bellissima Luisa Ranieri, distesa sul letto, nella clip di una bevanda dissetante e il suo “Antò, fa caldo”. E prima ancora chi non ricorderà “io ce l’ho profumato” (pausa scenica) e dopo poco “l’alito” dello spot di un brand di caramelle. Nel novero c’è pure Rocco Siffredi, lo Stallone italiano del porno, che appare nella réclame, manco a dirlo, di patatine (“fidati di uno che ne ha provate tante”).
Forse, un bel po’ di clamore lo suscitò lo spot di una azienda di profilattici (“di chi è questo?” chiede l’attempato professore, che trova l’arma del delitto a terra appena entra in classe e gli studenti che, piano piano si alzano, dicendo “è mio, è mio, è mio”). Pubblicità che spiegava come il preservativo fosse – citazione obbligatoria – “il metodo più sicuro per evitare le malattie derivanti dai rapporti sessuali e le gravidanze indesiderate”.
Indignazione di vecchia data. Ma non c’è da meravigliarsi: siamo un Paese di bigotti che però, appena possono, sbirciano dalla serratura. Per vedere il filo – che si sfila – del vestito di Charlize Theron.
di Claudio Bellumori