A proposito di violenza di genere

giovedì 28 settembre 2023


L’amore salva, non incatena

L’amore ricuce, non fa mai a pezzi

L’amore è complice.

L’amore è cuore, non fa pensare.

Brilla negli occhi e ti sorride sempre.

Blocca lo stomaco, ma ti lascia respirare.

L’amore non fa mai male.

Perché l’amore è libertà

(Claudia Saba)

Inquadrare storicamente la violenza di genere contro le donne non è semplice, perché la definizione di un comportamento come violento dipende dal contesto storico-sociale e dalla prospettiva sociale. Solo nel 1993 la violenza di genere è stata definita come “forma di abuso attuato contro un individuo per la sua identità di genere”, in questo caso quella contro le donne è parte di una violenza che colpisce maschi e femmine. Il primo documento in cui la violenza contro le donne viene considerata un problema sistemico, lo troviamo nella risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu dell’11 novembre 1972.

L’Italia mostra luci e ombre nel contrasto alla violenza di genere contro le donne, nel panorama internazionale l’Italia fortunatamente ha ratificato sia la Cedaw (1985) che la Convenzione di Istanbul (2013) impegnandosi formalmente a perseguire gli obiettivi.

Il fenomeno della violenza di genere non conosce né frontiere geografiche, né limiti d’età o di nazionalità, e si insinua spesso nelle situazioni familiari, colpendo tutte le classi sociali. Chi usa violenza svalorizza ogni attività della donna, poiché l’obiettivo è privarla dell’autostima per renderla insicura e maggiormente controllabile. Aumenta così, per la donna, l’incapacità di vedere vie d’uscita e di cambiare la sua situazione. Vive uno stato di completa solitudine, uno stato di reclusione e isolamento affettivo, ergo tutti gli aspetti della vita possono finire al di fuori di qualunque controllo, si può attivare una vera e propria segregazione, cioè una forma di ulteriore isolamento per negare alla donna la sua autodeterminazione. La violenza di genere può assumere diverse forme, queste possono essere esperite in modalità manifesta e quindi visibili o essere latenti e quindi nascoste, a volte impercettibili, molto spesso difficili da riconoscere.

Nella violenza di genere tutto può essere usato. Possono scattare percosse, pugni, schiaffi, spintoni, calci o volare insulti, denigrazioni continue, reiterate nel tempo e costanti, assoggettamenti, manipolazioni. Quello della violenza di genere è purtroppo un fenomeno strutturale e tristemente attuale, quotidiano, continuo e dall’andamento ineluttabile.

In un momento di grande confusione, dove anziché fare passi avanti, la china sta scivolando sempre più pericolosamente verso il passato, sono del parere che occorre alzare l’asticella dell’attenzione, con la consapevolezza che già domani occorrerà aggiornare e monitorare il fenomeno alla luce di nuove conoscenze. Quando parliamo di “violenza di genere”, parliamo di un fenomeno molto complesso, in continuo divenire, dato che la stessa essenza umana è in movimento. Ordunque viviamo oggi in una società ambigua, confusa, disordinata dove spesso i messaggi costruiti intorno alla piaga della violenza di genere sono caotici e stereotipati. L’obiettivo di questo articolo è il bisogno di raccontare con linguaggio semplice, chiaro, diretto e accessibile le conoscenze e le esperienze sul fenomeno, descrivendole non come dato di fatto, ma come proposta che si alimenta di collaborazione, riflessione, di speranza. Soprattutto in questo periodo persiste ancora, in maniera preponderante, chi vede nella donna la causa e la responsabilità della violenza sessuale subita, dunque appare evidente come la causa più rilevante della violenza di genere vada ricercata proprio nelle disuguaglianze e nelle discriminazioni.

Le cronache recenti, e non da ora, stanno facendo emergere in maniera preoccupante i segni di una cultura ancora fortemente improntata sulla violenza di genere intrafamiliare, nonostante le battaglie affrontate e le vittorie riportate nei diversi settori a vario titolo coinvolti. Parlare di violenza significa non solo raccogliere le difficili esperienze vissute e raccontate da chi è riuscito a sopravvivere al suo vortice, significa non solo aiutare chi ha “con-vissuto” con la manipolazione, l’umiliazione, il senso di destabilizzazione, i traumi, l’insicurezza, la frustrazione e il senso di colpa. Significa anche trovare “insieme” strade per cambiare una mentalità che ancora ci porta a considerare la donna legata a stereotipi sociali e familiari fortemente discriminatori, ma soprattutto a vivere le relazioni nella consapevolezza che la violenza nasce laddove viene ritenuta “naturale” la diversità di genere, ignorando che la parità di opportunità tra donne e uomini sia la condizione essenziale per l’eliminazione di tutte le forme di violenza nei confronti di donne e ragazze. Un ultimo aspetto che desidero menzionare è quello relativo al “trauma” nella violenza di genere per spiegare quanto questo fenomeno sia impattante nella vita di una donna.

Come si verifica il trauma? Ebbene il trauma si verifica quando le risorse interne ed esterne sono insufficienti per far fronte a una minaccia esterna e si genera così una risposta di intensa paura, impotenza o orrore. In molti casi di violenza di genere le vittime hanno subito situazioni traumatiche durante l’infanzia per mano dei loro caregiver primari (figure di accudimento) e delle figure di attaccamento.

Fra le gravi conseguenze che derivano da queste situazioni senza via d’uscita, due molto importanti sono da tenere a mente durante il trattamento, e sarà necessario assicurarsi che la donna le comprenda veramente. In primo luogo, queste situazioni avverse e traumatiche hanno portato la bambina a crescere senza la sicurezza necessaria per sviluppare una personalità sana. In secondo luogo, le responsabilità che i suoi caregiver non si sono assunti, ha finito per assumersele da sola, generando in sé stessa un senso di colpa inappropriato e una profonda vergogna. Entrambe le conseguenze la espongono a essere più vulnerabile ad affezionarsi a un partner che la tratta male così come è stata trattata da bambina.

Inoltre, il trauma colpisce non solo coloro che sono direttamente esposti a esso, ma anche coloro che li circondano, ad esempio i figli di una coppia passano attraverso un complicato processo di apprendimento che li influenzerà in vari modi nella vita adulta, contribuendo alla trasmissione transgenerazionale della violenza.

Per concludere la violenza di genere non è un problema individuale o di coppia, non è un problema che si risolve solo identificando, trattando o condannando gli aggressori, né aiutando, proteggendo e curando le vittime. È un problema che richiede un approccio multidisciplinare che deve essere anche e soprattutto affrontato a livello culturale.

(*) Sessuologo, criminologo


di Maringlen De Iudicibus (*)