La pesca di Emma che piace a mamma Meloni

giovedì 28 settembre 2023


Emma non è il generale Roberto Vannacci. Emma è la bimba della pubblicità della Esselunga, che furtivamente sottrae una pesca mentre la mamma, separata e politicamente correttissima, fa la spesa. Ed Emma, silenziosa e ingegnosa, dona il frutto proibito al papà, il giorno del suo turno, inventando la frase magica “te la manda la mamma”. “La mamma me la dona?”, esclama lui stupito. “Mi piace la pesca. Allora la chiamo e la ringrazio”, conclude il separato rasserenato.

Emma non sa nulla del “mondo al contrario” descritto dal pluridecorato scrittore best seller ex comandante della Folgore, ma qualcosa di turbativo è arrivato perfino tra i bimbi sorridenti, felici e patinati degli spot delle famiglie tradizionali delle paste, dei mulini e dei biscotti.

L’eco delle mattanze tra genitori in divorzio, mamme in cerca di libertà che cadono impietosamente sotto i fendenti di fidanzati, di mariti violenti e maschi irriducibili ha sconvolto anche l’universo della pubblicità. Per cui, l’innocente testimonial del cortometraggio intitolato La pesca”, nato da un’idea dell’Agenzia Small di Luca Lorenzini e Luca Pannese, compie un gesto scorrettissimo rispetto al protocollo gender-queer-femminista della liquidità.

Emma pensa di rigirare il mondo di Vannacci, di ricostruire gli affetti caduti nella cronaca nera, di pacificare la vita, salvare se stessa, la mamma e il papà con il frutto della concordia rubata di Esselunga. Dice il pay off: “Non c’è spesa che non sia importante”. Erano queste le intenzioni dei creatori e dell’azienda?

“La campagna nasce dalla volontà di mettere in luce l’importanza della spesa che non è solo un atto d’acquisto, ma ha un valore simbolico molto più ampio”, hanno spiegato i creativi. “Dietro ogni prodotto acquistato c’è una piccola, grande storia che parla di ognuno di noi. Esselunga ne è consapevole ed è per questo che cerchiamo di offrire sempre il meglio ai nostri clienti”.

Idea buona, risultato burrascoso. Perché le pitonesse del politicamente corretto, le muse dei diritti di genere e del femminismo radicale hanno subito montato una polemica aggressiva e invocato la censura. Si ledono così i diritti e la libertà femminile, hanno minacciato, riproponendo il vecchio modello di famiglia tradizionale in cerca di unità, che utilizza i minori per ricostruire il binomio etero papà-mamma e maschio-femmina. Insomma, un attacco ai nuovi paradigmi Lgbt, alle declinazioni queer della povera Michela Murgia, alle società fluide di Elly Schlein. Soprattutto un attacco al divorzio, che per il progressismo ateo e gender rappresenta l’inizio di tutto e “la morte della famiglia”, come negli anni Sessanta teorizzava il guru dell’antipsichiatria David Cooper, secondo il quale dai condizionamenti conservatori si esce “o con la pazzia o con la rivolta” e per questo ci troviamo affogati tra rabbia e demenza.

La miccia è esplosa tra accuse di vetero-conservatorismo pubblicitario, di infiltrazioni post-fasciste nel mondo virtuale dei prodotti di largo consumo, di involuzione sociale e ritorno democristiano nella campagna di “Emma e la pesca”. Di contro, all’italiano medio lo spot piace ed emoziona perché racconta, delicatamente, il disagio dei minori e i sogni ancora innocenti dei figli non surrogati delle coppie omosessuali, cioè l’illusione della normalità. Anche taluni osservatori moderati si sono lasciati influenzare dalla provocazione di uno spot propaganda dei vecchi valori e hanno calcato la mano con teorie convenzionali.

Ma no, nessuna nostalgia! Emma cerca solo un po’ di pace. Non il sangue, non le coltellate, non un femminicidio al giorno: solo una pesca, diamine! Che sarà mai di così reazionario il semplice volersi bene, il saper essere genitori al di sopra di tutto: persone miti, responsabili, educate? Cosa potrà mai ledere la civiltà degli affetti e la cultura dei sentimenti di cui l’Italia aveva il patrimonio morale e il marchio made in Italy? Non è questione da far venir giù il cielo e scatenare l’inferno. Se uno nasce, se uno muore, se è Pasqua o Natale: ancora tra famiglie ci si può riconoscere e comunicare da umani?

La polemica arriva alle orecchie della premier, che seppur impegnata tra migranti, bilanci e politiche estere, trova il tempo di gettare acqua sul fuoco. “Lo spot è bello e toccante”, taglia corto Giorgia Meloni. È la mamma di Ginevra che lancia il suo endorsement istituzionale, la mamma della “Fragolina” del nostro Governo che sale e scende dagli aerei in missione, quale sana mascotte dei valori italiani nel mondo.

Ma siamo diventati davvero matti? Nessuno ha negato il divorzio: né Esselunga, né la casa di produzione, né il Governo. Tanta rabbia inutile causa danno civile e confusione sociale, non rappresenta emancipazione ma sparge caos. I sinistri e le femministe si diano una gran regolata, che hanno superato i limiti della decenza e accettabilità. Anche il cielo, ci metta una mano. Per una mela fu il putiferio, con una pesca non dico facciamo la pace, ma un po’ di serenità.


di Donatella Papi