Qualche ulteriore riflessione su Matteo Messina Denaro

mercoledì 27 settembre 2023


Matteo Messina Denaro: se ne è scritto e parlato molto in questi giorni. Gli articoli più completi ed esatti, a mio parere, sono quelli di Damiano Aliprandi su Il Dubbio, e sul Foglio. Proprio sul Foglio lo storico Salvatore Lupo, tra i massimi esperti di mafia, spiega perché si deve smettere di procedere con la ricerca di un capo dei capì ogni volta che un boss importante viene arrestato o muore: “Si tende a ragionare attribuendo alle persone una serie infinita di superpoteri. Non è così. La mafia probabilmente ha avuto bisogno di un superboss nel momento cruciale, in cui si atteggiava a protagonista di un gioco politico assai complesso. Ma da quando quella stagione feroce è finita, non si vede la necessità per la quale la mafia dovrebbe avere un superboss. Oggi Cosa nostra non è quella aggressiva e politicamente schierata su una trincea terroristica quale era quella del 1993. Questa cosa non esiste più da decenni”.

E ancora: “Lui non ha rivelato nulla, lo Stato non ha ceduto in nulla e come al solito tutte queste chiacchiere devono oggi confrontarsi con la mancanza totale di qualsiasi riscontro fattuale. La verità è che chi dice queste cose non può ammettere che la mafia qualche volta possa essere sconfitta”. Cosa aggiungere? Che forse (mille forse) con la morte di Messina Denaro si realizza quello che in una intervista dice Giovanni Falcone: “Come tutte le cose umane, anche la mafia ha un inizio e avrà una fine”. La Cosa nostra incarnata dai Totò Riina e dai corleonesi è morta. Sono tutti morti o seppelliti da una quantità di ergastoli, infiacchiti dagli anni: Pietro Aglieri, Leoluca Bagarella, Nitto Santapaola...

Lo stesso Messina Denaro era, comunque, un corleonese anomalo, diverso. Da sempre, da molto prima che il tumore lo devastasse. Totò Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella: capaci di uccidere e far uccidere decine di persone, bambini compresi. Ma fedelissimi alle mogli. Vivevano una vita squallida, pieni di denaro, ma in poveri appartamenti e in isolate masserie. Messina Denaro no: fin da ragazzo la bella vita, auto di lusso, vestiti dei migliori sarti, camicia di seta, belle donne, non si è fatto mancare nessun piacere della vita. Sarebbe da idioti sostenere che con la morte di Messina Denaro scompare il crimine organizzato con tutto quello che comporta. Si dice che non esiste più, forse, quella forma organizzativa tanto celebrata (e spesso distorta), da film e romanzi. Ora sarà un’altra cosa, da comprendere e contrastare. Si può cominciare ascoltando e meditando con attenzione quanto diranno Fiammetta Borsellino e il marito Fabio Trizzino che saranno ascoltati dalla Commissione parlamentare antimafia. Un buon inizio. Insomma, occorre un lavoro paziente e di intelligenza, che nulla conceda a fantasiose teorie complottarde tipiche di una certa antimafia di professione, tanto fumo e nessun arrosto, e che tanti guai ha provocato.


di Valter Vecellio