Giornali o sanità: l’enigma di Angelucci

venerdì 15 settembre 2023


L’imprenditore della sanità Antonio Angelucci, senatore della Lega, dopo essere uscito da Forza Italia dei tempi di Silvio Berlusconi, ha deciso un rimescolamento delle carte ai vertici dei giornali che controlla: il Giornale, Libero e Il Tempo.

Al quotidiano storico della famiglia Berlusconi (azionista di maggioranza il fratello Paolo) viene riformata la coppia Alessandro Sallusti-Vittorio Feltri, che avevano diretto a lungo il giornale milanese. A guidare Libero è stato indicato Mario Sechi, il giornalista sardo che ha diretto l’agenzia Agi e per poco tempo l’ufficio stampa di Palazzo Chigi, su nomina di Giorgia Meloni. Sarà affiancato da Daniele Capezzone, ex radicale, ex forzista, ex Popolo della libertà e collaboratore, per lungo tempo, dell’Opinione diretta da Arturo Diaconale. Questi spostamenti di vertici hanno retroscena politici? Non sembra, tanto che del Giornale la famiglia Berlusconi mantiene il 30 per cento delle quote. Secondo Sallusti, che ha in pubblicazione un libro-intervista a Giorgia Meloni, il progetto è quello di essere “un giornale di opposizione alle sinistre che non accettano la sconfitta elettorale, ma anche al centrodestra nel caso qualcuno provasse a tradire la fiducia data da milioni di italiani non necessariamente iscritti o simpatizzanti di questo o quel partito”.

Il richiamo è come sempre a Indro Montanelli, che fondò il Giornale. Il grande giornalista, più che alle vendite, guardava a posizioni di nicchia, alle idee, alle opinioni. Con il ritorno al Giornale, Sallusti, che lo aveva diretto per undici anni, ha lanciato l’idea di “mettersi a disposizione per dare voce non a un partito o potentato, bensì a quella borghesia moderata e liberale, senza l’apporto della quale non è immaginabile che il Paese cresca e la società migliori”. L’altra novità è rappresentata dall’arrivo come vicedirettore di Osvaldo De Paolini, che avendo lasciato il Messaggero, intende dettare la linea economica in vista dell’approvazione della Finanziaria, partendo dalle critiche alla tassa sui profitti delle banche. Ha dato l’addio Augusto Minzolini a un “giornale fedele a se stesso”, rendendo omaggio a Silvio Berlusconi, che ha “permesso ai giornalisti della testata di raccontare i fatti secondo la loro coscienza”.

Per Mario Sechi, “lo spirito corsaro di Libero è più vivo che mai”, dopo 23 anni di vita. Nel suo editoriale si nota la vicinanza a Giorgia Meloni, che un anno fa sorprese i mercati (male informati dalla lettura del giornalismo a dimensione di sinistra) e che “oggi si presenta con una credibilità internazionale ottenuta sul campo.

Prenderà di nuovo tutti in contropiede”. I tre quotidiani di Angelucci si collocano all’interno di una linea editoriale che può essere definita di centrodestra, ma con varie sfumature). La realtà fotografata da una profonda crisi dell’editoria (si legge poco, si comperano pochi quotidiani, si usa soprattutto da parte dei giovani i telefonini e i social, vede un calo della diffusione del Giornale, dalle 40mila copie al giorno alle 31mila del giugno di quest’anno, mentre la diffusione di Libero è leggermente migliorata passando dalle 21.300 copie del luglio 2021 a 24.500 di giugno 2023.

Per Il Tempo, che fu di Renato Angiolillo, situazione diffusionale in discesa. Acquistato dal gruppo Angelucci nel 2016 per 12,5 milioni di euro, direttore Davide Vecchi, dopo Franco Bechis e Gian Marco Chiocci, ha una diffusione inferiore alle 20mila copie al giorno. L’editore Angelucci tenta di allargare gli orizzonti ma il business resta quello della sanità.


di Sergio Menicucci