L’ex procuratore: “Minori impuniti reclute dei clan, buonismo deleterio”

giovedì 7 settembre 2023


Serve una sinergia tra tutti i pezzi dello Stato. L’obiettivo è che non ci siano più destini immodificabili. Luigi Riello, ex procuratore generale di Napoli, in un’intervista al Corriere della Sera ha parlato di vari temi: le baby gang, il senso di impunità dei minori, il ruolo della politica.

“Ho sempre posto l’accento sul carattere deleterio del buonismo – osserva – sulla facoltatività delle misure coercitive per minorenni, sul divieto d’arresto per reati anche gravi come il porto d’arma da sparo”. E ricorda: “Il Csm, nel 2020, tenne a Napoli una significativa seduta straordinaria, affermò che il perdonismo è criminogeno”.

Nel corso del ragionamento, Riello osserva: “Il minore che dice non mi potete fare niente è un minore che non si rende conto del disvalore del suo agire e i clan sono incoraggiati a reclutare sempre più ragazzi sbandati e impuniti. Non dobbiamo sbatterli in carcere e buttare la chiave, ma soprattutto offrire percorsi educativi efficaci”.

L’ex procuratore generale di Napoli, inoltre, segnala che questo “è un Paese che legifera sulla spinta dell’emotività, fa pendolarismo tra ipergarantismo e impulsi forcaioli. Decidiamo insieme cosa fare e come farlo”.

“Nel deserto di valori il boss diventa un modello” aggiunge. Per poi concludere: “Quando diciamo salviamo le periferie dobbiamo anche superare il concetto delle due città: la buona e la cattiva. Nessuno può chiamarsi fuori”. Senza dimenticare una cosa: “Si spara per uno sguardo di troppo, per un motorino parcheggiato male, si è perso il senso del valore della vita. Lo Stato deve farsi sentire”.


di Redazione