La7 di Cairo: ecco Gramellini e Barbero

giovedì 13 luglio 2023


Presentata la nuova squadra di La7. Il palinsesto della prossima stagione, illustrato da Umberto Cairo, sarà caratterizzato da volti vecchi della quinta televisione più vista in Italia e da un gruppo di personaggi vecchi e nuovi: Massimo Gramellini (avrà come spalla fissa Concita De Gregorio) e Giovanni Floris che, in tempi diversi hanno lasciato la Rai, dove erano cresciuti giornalisticamente; e poi, Aldo Cazzullo, Federico Rampini ed Ezio Mauro, lo storico Alessandro Barbero. Un gruppo di professionisti che si occupa, soprattutto, d’informazione a partire dal direttore del TgLa7 Enrico Mentana a Lilli Gruber di Otto e mezzo, da Luca Telese e Marianna Aprile, per la trasmissione In onda, a David Parenzo, per L’aria che tira. Sono confermati Andrea Purgatori, con Atlantide; Corrado Formigli, con Piazzapulita; Gaia Tortora e Alessandra Sardoni, con Omnibus. Quale sarà l’identità della Rete che mescola informazione e approfondimento (non mancheranno lemaratonementana fino alle elezioni europee del giugno 2024)? Secondo l’editore Cairo, il filo conduttore sarà l’attualità e un modo moderno di raccontare l’Italia, una televisione che “fa servizio pubblico e che quindi meriterebbe una quota di canone”.

L’esperienza del milanese Cairo, tre mogli, quattro figli, proprietario del Torino calcio, è complessa, ma tutta giocata nel mondo dell’editoria fin da quando studente alla Bocconi a 24 anni chiede ed ottiene un colloquio con Silvio Berlusconi, che in una intervista radiofonica sta spiegando di voler assumere giovani volenterosi e creativi. L’intuito di Silvio Berlusconi imprenditore (è il 1981) non fallisce e il giovane, esaminato anche da Marcello Dell’Utri, viene assunto come assistente in prova: rimane in Fininvest fino a 28 anni. Il salto avviene con il passaggio al settore pubblicità, dove scala tutti i gradini, divenendo vicedirettore generale di Pubblitalia e successivamente amministratore delegato di Mondadori pubblicità. L’esperienza maturata, il sogno di mettersi in proprio, spinge Cairo, nel 1995, a lasciare Fininvest e a lanciarsi nell’avventura imprenditoriale, creando il gruppo Cairo Communication, che viene quotata in Borsa. Coinvolto nell’inchiesta milanese di “Mani pulite” ne esce chiedendo e ottenendo un patteggiamento di pene. L’ascesa non è facile anche per la crisi del settore, ma c’è un terreno da esplorare: quello dei settimanali che si occupano di televisione e raccontano le vicende personali dei vip dello spettacolo, della politica, della cultura. Il boom avviene con il settimanale Chi, a basso prezzo di vendita e Dipiù, diretto da Alfonso Signorini, un giornalista milanese conoscitore del mondo della moda e degli artisti milanesi (soprattutto, attrici famose), Diva e donna, Tv Mia.

Il salto nella grande comunicazione arriva con l’acquisto del 2,8 per cento delle azioni del Gruppo Rcs (editore del Corriere della sera e della Gazzetta dello sport in Italia e di due quotidiani in Spagna, El mundo, che ha una linea editoriale liberalconservatrice e Marca, il quotidiano sportivo più letto in Spagna, entrambi editi da Unidad Editorial). Il colpo grosso si presenta nel 2016 quando Cairo lancia l’Opa su Rcs group Media, che vince con il 48,8 per cento sulla cordata d’imprenditori guidata da Andrea Bonomi, che si ferma al 37,7 per cento per cento. Quello di Cairo è ormai un impero editoriale che ha superato la Gedi, proprietà Exor di John Elkann, il Gruppo Monrif del presidente della Fieg Andrea Riffeser Monti (rieletto di recente presidente dell’associazione), Caltagirone Editore. L’obiettivo confessato alla presentazione del palinsesto è quello di riportare in video Milena Gabanelli e Massimo Giletti. Per ora niente calcio o cronaca. Ma neppure pensare di scalare Mediaset, in cui ha vissuto i migliori anni della sua giovinezza, ottenendo i primi successi, anche economici.


di Sergio Menicucci