Dottor Milanese: “Servono operatori sociosanitari specializzati” (video)

mercoledì 12 luglio 2023


Ospite di oggi dello spazio “Medicina a Km 0” è il dottor Giuseppe Milanese, presidente nazionale di Confcooperative Sanità, la più importante organizzazione di rappresentanza, assistenza e tutela di cooperative ed imprese sociali. Attualmente conta 17mila imprese e 529mila lavoratori. 

La Confcooperative Sanità negli anni ha sviluppato una serie di servizi per l’assistenza primaria e quella extraospedaliera. In particolare, si occupa di tutti quei servizi collegati all’assistenza domiciliare, quindi alla residenzialità, ai centri diurni, per i sette milioni di italiani che necessitano di risposte concrete ai loro bisogni. 

L’assistenza agli anziani e ai portatori di disabilità è una vera e propria emergenza. Prevedendo da tempo l’invecchiamento della popolazione del Paese, è importante poter garantire e fare in modo che il carico dell’assistenza domiciliare non resti, come oggi spesso accade, sulle spalle delle famiglie, con costi molto elevati in termini di denaro e di salute. Gli anziani con cronicità, così come i portatori di handicap, che rischiano obesità, pigrizia e depressione, affrontano il periodo estivo o le festività durante l'anno, con molte difficoltà e talvolta in solitudine. Molti anziani vivono da soli senza neppure il conforto di una presenza familiare.

Occorre potenziare le risorse pubbliche e considerare che esiste anche una disparità di trattamento su cui lavorare, poiché a seconda dei territori nazionali ‒ la zona meno performante è certamente il sud ‒ gli anziani specie non autosufficienti non hanno egualità di trattamento. Molti over 65 e i casi più gravi fra gli over 85 non incontrano neppure il medico di famiglia, si rivolgono direttamente agli ospedali, allungando così le liste d’attesa, con giornate di ricovero improprie.

Come migliorare? Riducendo queste differenze, organizzando bene l’assistenza domiciliare, con personale adeguato, pagato meglio e con percorsi di sostegno che alleviano i caregiver e possono incrementare la degenza a casa, piuttosto che nelle Rsa. Potenziare la domiciliarità oltretutto costerebbe meno, offrendo così adeguati servizi a più persone. 

Necessario un progetto di continuità tra l’ospedale e il rientro a casa dei pazienti che garantisca a questi ultimi, una volta dimessi, di poter usufruire di professionisti come fisioterapisti, infermieri e una figura proposta dal presidente Milanese: l’operatore sociosanitario specializzato, con una formazione complementare di un anno, come ben spiega nel video.


di Vanessa Seffer