Il regime della drogacrazia italiana

mercoledì 12 luglio 2023


Lo ammetto, da comune cittadino, sono fortemente preoccupato. Ma immagino che sia la premier, Giorgia Meloni, che i ministri certamente più interessati, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, si siano posti il problema. Temo, infatti, di vivere in una possibile Drogacrazia. In uno Stato, cioè, dove non vi sia più la distinzione dei tre poteri come Montesquieu ci aveva insegnato, ma dell’altro, qualcosa di “additivo”, che si è insinuato progressivamente in ogni innervazione di quello che, una volta, sarebbe stato definito l’Ordinamento statuale e che, inevitabilmente, può condizionare il pensiero di quanti rappresentino le istituzioni e le loro funzioni. Montesquieu affermava come la libertà dei cittadini potesse essere calpestata allorquando il potere legislativo e quello esecutivo fossero ridotti all’unità, attraverso una sola persona o un medesimo corpo di magistratura; ciò avrebbe determinato, inevitabilmente, il formarsi di leggi liberticide. Così come diffidava che il potere giudiziario potesse esercitare le funzioni esecutive e quelle legislative, perché anche ciò avrebbe minato il bene superiore della libertà.

Ma oggi, nei tempi che viviamo, è subentrato un ulteriore rischio, e cioè che gli Stati possano essere governati non da uno dei cosiddetti poteri tradizionali, ma da quello delle droghe, in particolare da quello rappresentato anzitutto dalla cocaina, dall’eroina, dalle altre sostanze anche sintetiche e dai suoi derivati. Se, per esempio, un parlamentare, oppure un magistrato o un componente del governo facessero uso di sostanze stupefacenti vietate, potremmo, sul piano dell’evidenza scientifica, senza neanche il bisogno di richiamarci alle norme morali e all’etica dello Stato, escludere che gli stessi operino, allorquando fossero impegnati nelle attività istituzionali, con assennatezza, accortezza, buonsenso, obiettività e per il bene supremo della collettività? Saprebbero affrontare, nello svolgimento della loro funzione pubblica, con la lucida e attenta determinazione, ogni circostanza nella quale si imbatteranno, oppure la loro condotta, i loro ragionamenti, le loro decisioni risulterebbero condizionate dagli effetti della dipendenza dalle sostanze stupefacenti illegali? E se fossero per davvero dipendenti dalle stesse, potrà in assoluto escludersi che “altri”, semmai quanti sappiano della loro vulnerabilità di consumatori occasionali o abituali di sostanze, ancor più ove quest’ultimi vestissero i panni di fornitori o comunque gestissero il relativo mercato illegale, possano imporre scelte e decisioni, minacciando, ove le “autorità” tossicomani non si attenessero agli ordini, di svelarne la dipendenza se non anche ricattandoli alla bisogna, attraverso l’intimidazione di raccontare quanto serva per demolirne l’immagine pubblica e privata ?

Le droghe vietate, com’è noto, non si acquistano in farmacia o negli esercizi commerciali, semmai negli hemp stores, dove i prodotti sono perlomeno controllati e sottoposti a rigida disciplina commerciale, e per i quali è previsto addirittura il versamento dell’Iva che può andare dal 10 al 22 per cento, fermo restando che i guadagni degli esercenti saranno pure tassati nel rispetto delle aliquote previste, no! Com’è, infatti, noto le prime si comprano sul mercato nero, da mani che spacciano, da occhi che vigilano e da teste che uccidono: no, sono proprio un’altra cosa! Mica sulle confezioni c’è l’indicazione della scadenza del prodotto oppure è stampato, con precisione, il principio attivo psicotropo che non può superare i limiti imposti dalle disciplina di settore! Mica possono tagliarle con la stricnina o con altre sostanze additive, certamente non salutari, come il levamisolo, gli anestetici locali, la caffeina e la fenacetina, l’idrossizina! Mica nei prodotti da banco criminale indicano gli agenti contaminanti e specificano la filiera della produzione! Non ci sono codici Ateco, non si devono aprire delle partite dell’Iva e, non trattandosi di vendita di prodotti alimentari a base semmai di canapa, non si dovrà nemmeno conseguire il Sab (corso per la Somministrazione di alimenti e bevande) da parte degli esercenti l’attività.

Le droghe illegali, infatti, pur viaggiando in condizioni che potrebbero essere compromettenti anche per la loro qualità, per mare oppure sotto i mari, all’interno di sommergibili appositamente costruiti per il loro trasporto, oppure sorvolando il cielo con droni o altro, conoscono anche il trasporto tradizionale con i Tir e le vie dei porti, sono stipate dentro i container, sono confuse ad altre sostanze e materiali che semmai degradano, semmai perfino con le carogne degli animali, se non anche riposte nelle bare (le cronache ce ne hanno raccontate tante) e, certamente, quantomeno sul piano del Pil illecito, contribuiscono anch’esse ad aumentare la ricchezza del dark deep state. Con gli enormi proventi le organizzazioni criminali possono soggiogare intere comunità, possono armare gli eserciti privati ed i gruppi mercenari, condizionare il mondo economico tutto e in qualunque settore. Ma se addirittura le organizzazioni potessero anche controllarli i poteri dello Stato, ebbene avrebbero, per davvero, fatto Bingo. Peccato, però, che a perdere, ancora una volta, saremmo tutti noi, umili cittadini e anonimi elettori, convinti semmai che le leggi continuino a essere prodotte, seppure nel rispetto della dialettica politica, per il nostro bene, per semplificare la quotidianità delle nostre vite, per migliorare i servizi pubblici, per proteggere le fasce più deboli della popolazione, per assicurare una sanità decente, una scuola che funzioni, le diverse forme di previdenza, una casa per tutti, la sicurezza per le strade.

No, non si tratta di esprimere dei giudizi di valore verso quanti siano tossicodipendenti, anzi sarebbe giusto che lo Stato se ne preoccupasse per quanti volessero smettere, ma che siano proprio loro, le stesse persone, a governarci, quello no, non mi convince, non mi tranquillizza ma, anzi, mi inquieta. La Costituzione, all’articolo 54, impone che “ogni funzione pubblica sia esercitata con disciplina e onore”. Francamente non so come alla luce delle cose che accadono e che leggiamo nella cronaca, tale ammonimento debba interpretarsi, ma forse in una Drogacrazia è del tutto normale, siamo noi, stupidi cittadini, soprattutto quelli formatisi nella cultura della Legalità, a non esserlo; d’altronde potrebbe anche essere che sotto l’effetto delle droghe si partoriscano le migliori leggi, si decidano le migliori sentenze, si portino a compimento i migliori procedimenti amministrativi: che si tratti di gare multimilionarie o meno, di strade oppure di ponti, di ospedali oppure di carceri, di Rsa o di scuole, di porti o di linee ferroviarie, non fa differenza. L’importante, però, e che ove si tratti di linee, che esse siano dritte, semmai bianche, da inalare in un attimo, con la banconota fresca di cinquanta euro arrotolata, affinché, attraverso le bramose narici, raggiungano rapidamente i centri nervosi di fecondi cervelli che lavorano per noi. È l’Italia, belli! è l’Italia che comanda, è l’Italia delle mafie e dei ricatti, è l’Italia delle carceri piene di stupidi tossicodipendenti che non valgono un tubo, parafrasando il Marchese del Grillo: è quell’Italia che continua a farci piangere.

(*) Presidente onorario del Cesp (Centro europeo di studi penitenziari) di Roma


di Enrico Sbriglia (*)