Bufera Facci: le ripercussioni in Rai

martedì 11 luglio 2023


Bufera, caos, polemiche, trasmissioni annunciate e in pericolo di non andare in onda. Per la Rai dovevano essere due mesi di tranquillo assestamento dopo l’insediamento dei nuovi vertici con Roberto Sergio, amministratore delegato, Giampaolo Rossi direttore generale e i tre nuovi direttori dei Telegiornali. Non poteva e non doveva essere così. L’inserimento ai posti di comando di alcuni esponenti manageriali e giornalistici vicini al mondo del centrodestra ha subito suscitato reazioni scomposte, fuochi di sbarramento. Sopportato l’approccio moderato della Rete Ammiraglia le pressioni si sono fatte acute per non impoverire politicamente e culturalmente la Terza Rete, dopo l’abbandono di Fabio Fazio, Lucia Annunziata e Bianca Berlinguer (con una media di presenze nelle trasmissioni di Viale Mazzini per oltre tent’anni). Lo schieramento di Report, Presadiretta, Chi l’ha visto? è stato rafforzato da Roberto Saviano. Lo scrittore sotto scorta da decenni, dopo il libro il film e la serie tivù su Gomorra, appoggiato dal dirigente del Pd e responsabile dell’informazione Sandro Ruotolo che, rimasto “vedovo” di Michele Santoro su Rai 3, è stato eletto senatore in Campania. È stato lui ad alzare per primo il putiferio su una frase contestata, scritta dal giornalista di Libero Filippo Facci sulla vicenda che vede coinvolto un figlio del vicepresidente del Senato Ignazio La Russa, Leonardo Apache e una ragazza milanese che lo accusa di stupro.

Si tratta di una frase estrapolata, che lo stesso giornalista riconosce che non riscriverebbe per gli equivochi provocati. L’articolo, riletto a freddo, è più complesso di quanto fatto apparire. C’è chi via riscontrato, addirittura, quattro reati da Codice di procedura penale: razzismo, sessismo, apologia di fascismo, vittimizzazione secondaria di una ragazza che accusa il giovane La Russa di violenza sessuale. Filippo Facci non è il solo giornalista che ha uno stile particolare: può piacere oppure no. Va discusso sulla base della libertà d’opinione. Dopo la buriana suscitata ha precisato che molti non hanno letto per intero l’articolo che rilevava, alla fine, un fatto difficilmente contestabile: di mezzo c’è la mentalità del male che sono le droghe da discoteca: l’assunzione di fluoxetina (Prozac di una volta), cannabis, cocaina da parte di un numero crescente di ragazzi e ragazze con drink oltre il dovuto, nelle varie serate della movida. L’articolo di Facci fa riflettere e se quel passaggio è sbagliato va messo in evidenza. È tuttavia inaccettabile il processo alle intenzioni e la messa alla gogna di un professionista, magari scomodo, ma che ha dietro le spalle una lunga carriera ed esperienze sul campo. E la Rai cosa c’entra? Si assiste da parte dei soliti gruppi della sinistra di utilizzare ogni pretesto per bloccare iniziative non gradite. Per Facci era stata pensata una striscia giornaliera di 5 minuti da mandare in onda dalla metà di settembre, prima del Tg2 delle 13.

Il contratto non è stato ancora formalizzato e quindi occorre fermare “il carro armato dell’informazione libera”: niente Facci vostri. Pericoloso quello che dirà se avrà campo libero. I 5 minuti vanno bene solo per Bruno Vespa. Non andavano bene neppure per Bianca Berlinguer. Quasi quasi non va bene neppure Fiorello con il suo Viva Rai 2, perché disturba i residenti di Via Asiago. Verrà spostato, magare al Teatro delle Vittorie oppure all’Auditorium del Foro Italico. Per Facci, l’improvvido, si è messo in moto tutto l’armamentario della categoria. Indagherà l’Ordine dei giornalisti di Milano, l’Ordine nazionale, la Federazione nazionale della stampa, il sindacato dei giornalisti Rai, comprese la presidente Rai Marinella Soldi (che ha giudicato l’articolo come commenti inaccettabili), la rappresentante del Cda di Viale Mazzini in quota Pd, Francesca Bria, la Commissione pari opportunità. Facci sarà denunciato al Consiglio di disciplina? Forse si arriverà a non far partire la striscia quotidiana per timore che Facci affronti i fatti del giorno “in modo dissacrante e ironico”.


di Sergio Menicucci