La carne sintetica del pensiero unico di Giulia Innocenzi

giovedì 6 luglio 2023


Sulla sua pagina Facebook Giulia Innocenzi, l’attivista, giornalista e blogger progressista, ha pubblicato un manifesto “pro carne sintetica”. Ha scritto: “Ho provato la carne a base cellulare (impropriamente chiamata sintetica) a Singapore, primo Paese al mondo che ne ha autorizzato la vendita, e racconterò tutto stasera a Report, senza ideologie. Perché è troppo facile associare Frankenstein a un prodotto nuovo di cui i consumatori non sanno niente, ma qui bisogna fare chiarezza”.

Giulia Innocenzi, lanciata nel mondo delle inchieste giornalistiche da Michele Santoro, da anni si occupa della difesa degli animali e ha svolto campagne contro le macellazioni violente, lo sfruttamento e gli obbrobri dei carnivori. È una stellina di quel sistema di punta che ha introdotto in Italia la moda vegana e tutti gli anatemi per chiunque assapori il profumo di una sana e ottima bistecca chianina. Ma Giulia Innocenzi milita nel Pd e combatte le sue battaglie in area radicale. Dunque, può dire e fare a microfoni sempre aperti e telecamere sempre favorevoli. Benissimo, ci mancherebbe. Il problema non è lei, ma il fatto che milioni di altri giovani altrettanto documentati, preparati, volenterosi e necessari non hanno mezzi e spazi per far conoscere i propri saperi e realizzare l’unico sistema garante della democrazia e delle buone scelte, il contraddittorio.

Spiega Giulia Innocenzi: “Innanzitutto il sapore è identico alla carne tradizionale. Certo, direte voi, non la mangi da dieci anni. Che ne sai? Tutti quelli intorno a me che assaggiavano il pollo a base cellulare per la prima volta, filmaker compreso, erano a bocca aperta, perché non avrebbero mai saputo distinguerlo da quello tradizionale. Se le aziende riusciranno ad abbattere i costi, se le prospettive di sostenibilità ambientale saranno confermate e se l’Autorità per la sicurezza alimentare europea confermerà la sicurezza del prodotto, qualcuno mi spiega perché dovrei preferire un pollo imbottito di antibiotici, selezionato geneticamente per avere un petto enorme, che ha vissuto una breve vita di 35 giorni rinchiuso in un capannone malsano e a cui al macello taglieranno la gola con una lama e con uno stordimento spesso fallimentare?”.

Ecco un esempio di quello che è e che può generare il pensiero unico, come con i problemi degli immigrati, le questioni femminili, le differenze di generi, la scuola, i giovani, tutto, perfino la parolaccia di Vittorio Sgarbi rispetto ai turpiloqui di tutto il circo della sinistra intelligente. Sono i danni della dittatura delle idee, della pretesa di aver ragione senza concedere a nessun altro di dire la sua, della politica e propaganda che poggiano sulle ideologie e sul silenzio degli altri. Come mai a Report non c’era il contraddittorio? Nei giornali che io ho frequentato, mi riferisco alla gloriosa Rusconi Editore e al Giornale di Indro Montanelli e Vittorio Feltri, la prima cosa di cui avere cura era non solo come impaginare le proprie inchieste e servizi, ma come inserire le opinioni altrui, andandole a cercare con la stessa cura delle proprie e di quelle che piacciono al proprio partito di riferimento, a beneficio della correttezza dell’informazione. Lo snaturamento è stato il giornalismo militante, che ha potuto imperversare senza regole e limiti deontologici e professionali.

Ci provo a replicare su questo giornale “delle libertà”. È un bene che Giulia Innocenzi e tanti altri giovani seguano lo sviluppo e il progresso nei settori alimentari coniugati alle nuove tecnologie, ma sapendo essi chi sono e da dove vengono. Perché se siamo italiani ed europei non possiamo commettere l’errore di annullare la nostra identità, il nostro profilo agrario, la nostra peculiarità alimentare e il made in Italy. L’Italia non è solo arte e storia ineguagliabile, è anche tavola. E la nostra tavola vince in tutti i contesti mondiali. La dieta mediterranea è quanto di più salutare, economico e gustoso si possa disporre. E siamo in questo beati e considerati la meta elettiva. Purtroppo, nei giovani che si sono formati dagli anni Settanta questo concetto è andato scomparendo. È stata erroneamente cancellata la Patria, l’identità è caduta in un ottuso antifascismo strumentalizzato o in un progressismo usato da lobby di generi e da affaristi senza scrupoli, per cui gli italiani e i giovani italiani hanno smarrito se stessi. Anche il miliardario e visionario Elon Musk è venuto a darci “una svegliata”, a sollecitarci a fare figli, a gestire l’immigrazione, a considerare i risvolti del Gender, perché quello che era “il genio italico” rischia di scomparire. E ha perfino detto di aver esaminato il suo albero genealogico individuando di essere discendente, forse, di Carlo Martello e Carlo Magno, per quanto è preoccupato.

Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida sta facendo una campagna capillare per rilanciare l’industria agro-alimentare italiana e tutta la filiera, da cui deriva il nostro vantaggioso Pil, il nostro successo, la nostra tenuta e la nostra fortuna su tutti i mercati mondiali. Ma anche il benessere dell’umanità, perché la nostra alimentazione è la più sana per gli umani. Su input della premier Giorgia Meloni il Dicastero ha aggiunto alla sua dizione la specifica “Ministero della Sovranità alimentare”. Giorgia non è un’avversaria sovranista, è una donna seria, giusta e capace. Che sa di dover fare questa battaglia e la sta conducendo in tutti i consessi internazionali. La sovranità alimentare è italiana, e dunque europea, senza per questo declassare altri. Certo, non c’è per tutti e non tutti hanno le nostre abitudini, anche se chiunque conosce la nostra dieta alimentare poi la inserisce sulle tavole, anche a lontane latitudini.

La carne genetica o sintetica non è il regime al quale assuefare o piegarci. Ma è giusto e opportuno che i centri studi, i nostri biologi, i nostri scienziati, la nostra ricerca, debba occuparsene. Altro se dobbiamo studiare, partecipare a ogni tavolo e a ogni progetto! Perché ci sono Paesi e condizioni in cui “una alimentazione in laboratorio” si renderà necessaria. La soluzione non è portare tutti i poveri e derelitti in Italia e in Europa con le conseguenze delle rivolte della Francia a mangiare alla fine cibo sintetico. “L’Italia e l’Europa sono un giardino di talento, civiltà, arte e cultura che dobbiamo proteggere”. Ma non è detto che saremo sempre e solo qui. Se l’uomo riuscirà a spingere le sue Odissee nello spazio, se avremo la capacità di viaggiare oltre il nostro sistema, per forza dovremo sviluppare un’alimentazione artificiale. E comunque un cibo costruito dall’industria potrebbe risolvere il problema della fame in tante parti del globo, che le nostre produzioni e le nostre terre non riuscirebbero a soddisfare.

Non vuol dire che solo chi nasce e vive in Italia e in Europa mangerà naturale e biologico. La nostra sapienza, la nostra misericordia e buon cuore, cioè l’intelligenza che è fatta di questi requisiti, devono spingerci a ragionare insieme, senza puntigli e superbie per trovare le migliori soluzioni condivise. Significa, come sta facendo Letizia Moratti con le sue aziende e start up, portare il più possibile il sistema Italia all’estero e nei Paesi svantaggiati, creando uno scambio di saperi, di mezzi, di prodotti e di risultati. Soprattutto per la formazione.

Chi è vegano non è meglio di un carnivoro. Sono sciocche e dannose guerre. L’uno e l’altro debbono avere raziocinio e nessuno deve nuocere. Ha ragionissima Giulia Innocenzi e spiace che non ci sia un movimento di giovani contro lo sfruttamento e le violenze sugli animali, questo sì. Dobbiamo batterci per produzioni sane e corrette. Ma gli animali non sono certo fatti per diventare l’idolatria e la zoofilia a cui si assiste verso cani, gatti, ma anche mucche e vitelli umanizzati al punto che sono equiparati agli affetti umani. Come non ci dovrebbe essere bisogno di arrivare all’eutanasia per una morte decente, che è un diritto di tutti. La scienza deve progredire tra progresso e fede, dove per fede si intenda il bene egualitario e il dono di questa terra e dei suoi meravigliosi talenti e possibilità.

Quindi, la conclusione a cui arriva Giulia Innocenzi va ribaltata. La giornalista attivista ha scritto: “Bene, ci sarà sempre qualcuno che preferirà mangiare quello. Ottimo, potrete continuare a farlo. Ma non impedite ai consumatori la libertà di scelta. O forse il divieto viene fatto preventivamente proprio perché si ha paura di quello che potrebbero scegliere i consumatori?”.

Non è così Giulia. La dieta mediterranea non deve diventare l’eccezione di alcuni irriducibili carnivori indecenti. Pertanto, l’assunto finale, ascoltate tutte le opinioni, potrebbe essere così: “Bene, questa è la sana e corretta alimentazione, la nostra mediterranea, fatta di latte, uova, carne, pollame, suini, pesce, verdura, ortaggi, cereali, frutta e via dicendo. Questo è il nostro Made in Italy, questa è la nostra Italia preziosa che non possiamo svendere e non possiamo calpestare, questo è il dono per l’umanità che dobbiamo preservare e centellinare se necessario, ma non impediamo e anzi sollecitiamo a sperimentare chi non ha e chi dovrà farne uso in un futuro ampio e che vedrà l’uomo oltre le sue frontiere. Perché questa è la vita, questi sono gli uomini con i loro mari, cieli, acqua, terra, animali, foreste e pianure e noi dobbiamo portare la vita oltre ogni possibile. La nostra vita, però, non un’anima artificiale”.


di Donatella Papi