Rai Sport cerca un nuovo Carosio

martedì 4 luglio 2023


Non ha a disposizione molto tempo il nuovo direttore di Rai Sport Jacopo Volpi per sistemare la redazione sportiva che dovrà impegnarsi subito a fine agosto nella nuova stagione calcistica, organizzare la copertura giornalistica delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina e dell’edizione estiva di Parigi del 2024.

Nominato a maggio 2023, Jacopo Volpi è una colonna della radio e della televisione di Viale Mazzini da oltre quarant’anni, assunto nel 1979 in organico dopo 6 anni da abusivo. Non ci sono segreti, risvolti che non conosca da quando raccontava le imprese degli Azzurri della pallavolo e successivamente con le partecipazioni alle maggiori trasmissioni sportive che vanno da Tutto il calcio minuto per minuto in radio al Novantesimo minuto televisivo. Si può dire che abbia conosciuto quasi tutti i grandi giornalisti sportivi della Rai, da Nicolò Carosio a Enrico Ameri, da Sandro Ciotti a Emanuele Dotto, da Ezio Luzzi a Piero Pasini, da Alfredo Provenzali a Claudio Ferretti, da Riccardo Cucchi (prima voce dal 1995 al 2017) ai più giovani Livio Forma, Marco Franzelli, Mauro Carafa, Simonetta Martellini, Nicoletta Grifoni, Guido Gentili, Filippo Corsini, Antonello Orlando, Nico Forletta, Davide De Zan.

Ricordi, ricordi che a 65 anni si affollano alla ripresa di una nuova stagione calcistica non brillante, anzi negativa per le quadre Azzurre e con tre club sconfitti nelle finali delle tre Coppe europee. L’ultimo flop dell’Under 21 (due sconfitte su tre partite) nell’Europeo costringe il calcio azzurro a essere assente per ben 4 edizioni dai Giochi olimpici. La Rai che detiene i diritti di trasmissione di tutte le formazioni nazionali (l’ultima partecipazione risale a Pechino 2008) subisce anch’essa un duro colpo. Un’altra delusione dopo l’esclusione dal Mondiale di calcio del Qatar dei ragazzi di Roberto Mancini. Qualche osservatore della storia calcistica italiana ha invitato Jacopo Volpi, dopo le direzioni di Eugenio De Paoli, Massimo De Luca, Marco Franzelli, Alessandra De Stefano, a guardare come è possibile trovare un nuovo personaggio carismatico. Oggi i giornalisti corrono il rischio di essere sostituiti dall’Intelligenza artificiale come è avvenuto al tabloid tedesco Bild, il più venduto in Europa con i suoi 5 milioni di copie al giorno dell’editore Axel Springer. Ma la voce è la voce. Quella di Nicolò Carosio era inconfondibile non tanto perché era siciliano, ma per quello che aveva creato all’inizio degli anni Trenta. Il giovane intraprendente scrisse all’Eiar (la Rai di allora) per un provino da radiocronista.

Si presentò a Torino dietro un rimborso di 250 lire totali. Davanti ai dirigenti riuniti in sala registrazione s’inventò una inesistente partita Juventus-Bologna, sbalordendo tutti con il suo “Quasi gol” che diverrà un suo cavallo di battaglia. Il debutto ufficiale avvenne il capodanno del 1933, in occasione dell’amichevole Italia-Germania che si disputò allo Stadio Littoriale di Bologna. Da allora la voce del pallone non si fermò più, anche se gli ultimi anni in Rai furono tormentati da una frase mai pronunciata che altri avevano indirizzato all’arbitro etiope Seyoum Tarekegn durante Italia-Israele che aveva annullato un gol regolare di Gigi Riva. Fu difeso da Enzo Tortora, che allora scriveva per Il Resto del Carlino. Era diventato famoso come Valentino Mazzola, Giuseppe Meazza, Fausto Coppi per quel suo modo di presentarsi: “Amici italiani in ascolto qui è Nicolò Carosio che vi parla e vi saluta da…” e seguiva la località. Un mito con il suo “whiskaccio”, dotato di una voce stentorea, un ritmo quasi musicale, una grande padronanza di linguaggio che gli derivava dalla sua laurea in Giurisprudenza presa a Venezia. Nonostante la sua bravura fu epurato dal direttore generale Ettore Bernabei, anche se storicamente non pronunciò mai la parola “negraccio”.


di Sergio Menicucci