Animal love, ma non troppo

mercoledì 28 giugno 2023


Un fenomeno attraversa il web. Non riguarda le questioni pungenti etiche o politiche, ma le mode. Viaggia in sordina, ma è dirompente e stupefacente. Mi riferisco all’umanizzazione degli animali domestici, soprattutto cagnolini di piccola taglia, ma anche cani abbandonati e solo limitatamente felini di feroce fama. L’umanizzazione consiste in video che ritraggono per lo più solo le mani, le braccia e il busto dell’amato padrone, il quale non si limita alla nota passione e cura per gli animali da compagnia, bensì intrattiene con i bau bau un vero e proprio rapporto filiale, di premura, di accudimento meticoloso. Guardate qualcuno di questi video, resterete ipnotizzati. I preferiti sono i barboncini nani color champagne o i maltesi notoriamente puffotti. Nei video dell’umanizzazione animale diventano personcine minute a quattro zampe in attesa di entrare nelle vaschette di acqua tiepida per i bagnetti. Ciò che colpisce è il rumore, degno di un genio del suono, delle tante bottigliette, tappini, pomatine, che si aprono e si chiudono con secchi cloc e clac relativi a una successione di prodotti particolari. Detergenti, balsami, bagni schiumosi, c’è anche lo spazzolino per i denti, il taglia unghie, le cremine per i nasetti umidi, i cotton fioc per le orecchie. Le mani delicate del padrone, o della padroncina, si susseguono nella danza scorrevole del coiffeur per la bestiolina. Ops, del cagnetto o cagnetta. Uno stock di articoli che immagino costituiscano un fiorente mercato.

Gli animali domestici in Italia sono stimati in 65 milioni, più di uno per ogni cittadino. Secondo il recente rapporto Assalco-Zoomark il mercato dei prodotti per gli animali da compagnia vale all’incirca 2,5 miliardi di euro. Una crescita del 5,7 per cento (tra Gdo, canali grocery, negozi specializzati tradizionali e catene petshop), che arriva a quota +8,4 per cento se si considerano le vendite online. Ovviamente, il grosso riguarda l’alimentazione e anche qui avrete notato che dai semplici croccantini, o dai “pancotti” della pentolaccia dove si raccoglievano gli avanzi, si è passati a leccornie e prelibatezze. Molti spot sono da leccarsi i baffi: salmoni rosa Norvegia, verdurine selezionate, pescetti e carni morbidissime. Ma questo ancora sarebbe normale. L’evoluzione è sedersi a tavola col cane e col gatto, ai quali sono serviti piattini di porcellana, bavaglini griffati e gli animaletti, zitti e buoni, attendono il comando. Non toccano nulla, non odorano neppure fino a che non ricevono l’input e poi consumano più garbatamente di un umano. Per le occasioni gli amici domestici indossano grembiulini, completini giacca e pantalone, per non parlare della gamma dei pigiamini. Già, perché, dopo il prelibato pranzetto e il profumato bagnetto, bau bau e micio micio si coricano con noi. Cioè, con loro, quelli dei video. Alcuni hanno lettini come le bambole, dove vengono posizionati a pancia in su sotto lenzuolini colorati e soffici piumoni. A Pitti Uomo si è svolta la prima sfilata di abbigliamento per cani e gatti.

Un’altra declinazione riguarda l’articolo animali domestici e bebè, spesso tutt’uno. Carrozzine e cullette sono affidate a cagnoni e gattoni che annusano il pargoletto nuovo arrivato, scodinzolando più premurosi di tanti genitori che si dimenticano i bebè nell’auto rovente. “Come sono umani!”, vien proprio da pensare. “Ci puoi parlare che pare rispondano”. Non sempre, qualche belvetta conserva le caratteristiche di specie e ogni tanto si legge di un bimbo sbranato o di un padrone azzannato. Eccezione della nuova regola, “animale è meglio”. Vi suggerisco di osservare attentamente gli occhi e gli sguardi di questi attori della pet economy, perché sono più completi di un saggio di antropologia, più eloquenti di un trattato e più terapeutici di vent’anni di psicoanalisi. Sigmund Freud ha scritto che “gli animali domestici non sono ambivalenti”, cioè non mostrano invidie e vendette. Gli animali accuditi come umani mostrano la loro stupefacente incredulità. Come dicessero: ma che fanno, dai, impossibile, mi alza la zampetta, mi struffa il musetto, che profumo, ma ‘sto coso che è, ah sì, la vestaglietta da notte. L’animale, ovviamente, si lascia fare tutto: coccole, carezze, premure, il premietto. Ma col suo istinto secolare scruta ogni mossa fissando sbalordito.

La dico grossa, non mi lapidate: per me non è normale mettere un animale al posto di un essere umano. Meglio dei maltrattamenti, ovvio, ma l’umanizzazione fino a questo punto, cioè il pigiamino e il bagnetto, denotano uno squilibrio psicologico, una confusione di ruoli, vuoti emotivi perfino rischiosi. Se l’animale diventa umano, l’umano dove è precipitato? Perché a fare da contrappunto ci sono le città sporche, il verde divorato, la trasandatezza e sul piano delle relazioni cinismo, anaffettività, violenza. Papa Bergoglio è recentemente trasecolato quando, avvicinandosi a un passeggino, dentro ci ha trovato un cane. “Benedica il mio bambino”, gli chiedeva la fedele in piazza San Pietro. “Ma signora, ci sono bambini che muoiono di fame”, ha reagito scandalizzato il Pontefice.

È così, la moda della carrozzina e il passeggino per gli animali domestici. “Sono la tua mamma, tu sei il mio piccolino” sono frasi sempre più comuni. Di contro aborti e maternità surrogate dovrebbero essere considerate la normalità. Il sacro è evaporato e il mitologico ritorna. Le zie e le mamme di questa moda sono le vestali dei miti, che spiegano come la storia dell’uomo sia intrisa di connessioni con il mondo animale. Umberto Eco nella sua Storia della civiltà europea spiegava: “Nel mondo antico in generale il rapporto della specie umana con gli altri animali è molto più stretto, sia perché gli antichi interagiscono con le altre specie assai più frequentemente, sia perché molto diverso è stato nella storia l’equilibrio ecologico che ha governato le relazioni fra spazi antropizzati (città), semi-antropizzati (campagna coltivata) e natura selvaggia. Per questo motivo le espressioni culturali delle civiltà elleniche, dall’arte alla filosofia, dal mito ai trattati tecnici, dalla divinazione alla medicina e alla farmacopea, pullulano di presenze animali, di figure zoomorfe e teriomorfe chiamate ad operare molteplici funzioni ideologiche, sociali e comunicative”.

I love animal. La solitudine e le difficoltà nelle relazioni spingono a cercare conforto nei fedeli amici a quattro zampe. Sempre meglio degli abbandoni soprattutto estivi, dei canili lager e delle violenze sadiche. Purché non si passi da un eccesso all’altro e si sfiori la zoofilia in tempi di ampie giustificazioni. Come accadde alla regina di Creta Pasifae, moglie di Minosse, che si innamorò perdutamente di un toro bianco cui si unì carnalmente, con la complicità di Dedalo, partorendo il Minotauro. Sulla leggenda scrisse Dante nel canto XXVI del Purgatorio: “Nella vacca entra Pasifae, perché ‘l torello a sua lussuria corra”.

Restiamo all’umano, che ce n’è bisogno.


di Donatella Papi