Polizia, le mele marce di Verona

martedì 13 giugno 2023


Verona, Polizia di Stato. Lo stesso Stato che permette liberamente a questi individui senza morale di gestire il monopolio dell’uso legittimo della forza e che permette macabre e sadiche torture nei confronti di oggetti sottoposti a fermo, abusando del loro potere, sentendosi autorizzati dalla divisa che portano indegnamente. Momenti già vissuti, che fanno sanguinare ferite non ancora rimarginate, come quelli di Stefano Cucchi e di Federico Aldrovandi, le pratiche da Gomorra alla caserma Levante di Piacenza e solamente un paio di settimane dopo che Carabinieri hanno preso a calci un ragazzo a Livorno e i Vigili urbani a manganellate una donna a Milano. E la politica? Dichiara pubblicamente che il reato di tortura impedisce alla polizia di lavorare. I fatti di Verona sono gravissimi, le violenze commesse dai cinque agenti della Squadra mobile e le indagini su altri 17 parlano di violenza diretta e di connivenze e complicità, mele marce che usano l’ordine pubblico come una mazza ferrata del potere che colpisce i fragili nel nome di un’onnipotenza impunita.

Squallidi individui che durante le barbarie avvenute a Verona, nominano Stefano Cucchi sogghignando sulla vicenda e infangando una persona che non potrà più difendersi, ucciso, assassinato, dalle forze dell’ordine, condannate dopo lunghi anni a pene irrisorie a fronte delle torture commesse sul fragile corpo di un ragazzo che andava solo aiutato. I fatti avvenuti danno torto alla politica, non servono occhiali per vedere i fotogrammi delle telecamere di sorveglianza che riprendono scene di violenza inaudita che fanno tremare i polsi: urinare sul volto di un fermato, trascinare nell’urina il viso dello stesso come fosse uno straccio, prendere a pugni senza motivo pensando di farla franca, tanto da continuare quotidianamente questo girone dantesco. E, cosa assai più grave, episodi come il narrato, avvengono all’ordine del giorno nelle carceri, nelle questure, nei commissariati italiani, coperti da una scandalosa omertà. Oggi più che mai ci si chiede come sia possibile che in una questura possano avvenire tali gravissimi episodi, senza che nessuno noti qualcosa di anomalo.

L’intervista al questore di Verona che sottolinea la limpidezza degli interventi occorsi, è retorica in quanto il tutto è uscito per caso da un’intercettazione telefonica e non da una pulizia interna doverosa. Perché tali comportamenti sono accaduti in un silenzio assordante? Speriamo che in questa tragica occasione, il Ministero a volte dell’Ingiustizia porti alla giusta condanna e all’espulsione dal corpo di tali organi impuri ma soprattutto che vengano messi in atto studi e provvedimenti tali da non rischiare ulteriori atti immondi.


di Luigi Mollo