Il Mangimetro

venerdì 12 maggio 2023


In principio fu la prenotazione. Opzionale, serviva per tranquillità, soprattutto in giorni di punta, ma chi conosceva il gestore si compiaceva, ogni tanto, presentandosi con famigliola e osservando i camerieri che, per il vecchio cliente, inventavano un tavolo che non c’era.

Poi esplose un mondo che non aveva soldi, ma riempiva tutto, dalla bettola sfiziosa al firmamento Michelin. Il boom continua, e poiché l’America è battistrada per definizione, ecco che a Manhattan, ma anche a Staten Island e persino in quella parte di New Jersey nobilitata dalla vista sull’Empire State Building un tavolo per quattro il sabato sera comporta una prenotazione il lunedì, confermata ogni giorno, meglio se alla stessa ora. Il sabato, poi, due telefonate, la mattina e il pomeriggio: ritardi non ammessi, ovviamente.

Possiamo trattenerci dallo scimmiottare? Il tempo passa e non più il telefono, ma il web robotizza il mondo e le prenotazioni diventano sempre più complicate e tecno-burocratiche. Siti spesso fatti male, obblighi di dichiarare anche il numero di scarpe, a fronte di risultati non sempre all’altezza del cerimoniale online.

Dagli anta avanzati in poi, molte perplessità. Ma il ristorante è alla moda, meglio chinare il capo. La richiesta è alta, il potere contrattuale degli osti superstar, gli ostellati, insomma, aumenta a dismisura.

E ci si mette anche il Covid che i locali o li ha distrutti o li ha mandati in orbita: quelli sopravvissuti, tantissimi, devono difendersi dalle orde di lockdownizzati, infoiati anche dopo anni, e pronti a ingurgitare la qualunque a ogni costo.

Certi luoghi sacri, poi, hanno diritto di vita e di morte su chiunque. Non si curano di deliziare il palato, ma hanno pierre che conoscono persino una cugina dei Ferragnez, dunque, stabiliscono regole di una severità prussiana.

A Roma, per esempio, c’è un ristorante mediocre, ma green e ambitissimo il cui sito impone addirittura un mini-corso solo per essere ammessi a prenotare: bisogna leggersi un pippone infinito di regole e, per chi non coglie al volo, ci sono le Faq, frequent asked questions.

I sovrumani gestori non si degnano, ma hanno previsto tutte le domande che un povero diavolo potrebbe porsi. E lo avvertono subito che lui e i suoi invitati avranno un tempo massimo per pranzare o cenare, dopo di che, fuori, magari a finire l’ultimo boccone per strada: il mangimetro ha detto stop.

Certamente, siamo nell’epoca dei quattro stelle in offertissima, zeppi di personaggi verdoniani dove tutto è incluso eccetto l’aria, che si paga a parte. La parola lusso è inflazionata, mentre quando esisteva era un termine virtuale e implicito, che nessuno pronunciava mai.

Nell’era della felicità concessa dai colossi è scomparsa la parola sconto, sostituita da buoni esclusivi per tutti, come una generosa donazione di tre euro e ventinove, un vero risparmio su acquisti di almeno trecentocinquanta, oppure riduzioni fino al dieci per cento per chi prenota entro pochi giorni un viaggio andata e ritorno, con limitazioni che lo rendono impossibile.

La soluzione è semplice, smettere di consumare. Tutti insieme, una rivoluzione, così saranno costretti a miti consigli.

Ma mentre parliamo di fantascienza arriva il cameriere e ci caccia dal tavolo.


di Gian Stefano Spoto