Il pensiero critico dentro un Truman show

venerdì 14 aprile 2023


Immaginiamo di aver appena visto un webinar sulle metodologie e la didattica for dummies, poi chiedersi cosa siano le competenze e a cosa servano; il tipo di didattica che le sostiene, tralasciando la libertà di insegnamento al tempo della Didattica dominante, quella per competenze, appunto. Fortemente consigliata dal Miur – pardon Mim – Ue e da una miriade di organismi internazionali, tutti sulla stessa lunghezza d’onda.

Quindi, le discipline, le vecchie materie, le mere conoscenze di oggi, ormai erose anche dalle educazioni a questo e quello, alchemicamente mescolate con le capacità/abilità come additivi, sono restituite allo studente sotto forma di competenze. Dapprima, potrebbe apparire un concetto confuso, ma se l’indagine prosegue, si chiarisce e conferma la confusione.

Se la parola “competenza” altro non è che il “plastismo” in sociolinguistica, cioè un concetto dal significato fumoso, evanescente; se, insomma, parlare di competenze è parlare di tutto e di niente, uno si chiede: queste competenze a cosa servono? E perché sono diventate così centrali per la formazione della cultura occidentale in versione globalista?

Allora, se consideriamo come competenza quella sintetizzata dagli specialisti delle Key competence, ossia come “il costrutto di cui abbiamo bisogno per fronteggiare la sfida della complessità, grazie al fatto che il tratto costitutivo e la riflessività, ovvero la capacità del soggetto di porsi nel mondo in modo flessibile, adattabile, tollerante, con apertura mentale, responsabile, con spirito d’iniziativa”, è facile comprendere che il valutatore ha in mano un sistema talmente generico che l’oggettività promessa si risolve, perlopiù, nella pretesa di misurare qualcosa di difficilmente misurabile.

Ma anche riuscendo a dar conto del livello di competenza, è educando degli individui adattabili, competenti, funzionali al mondo dato, che si farebbe l’esperienza della libertà di scegliere, di valutare altre visioni, di dubitare come metodo? Al di là della narrazione della assoluta bontà della didattica per competenze, ormai istituzionalizzata a tutti i livelli, quale ruolo può mai giocare la competenza delle competenze, quella del critical thinking, se ci si muove dentro una realtà, un sistema di valori intoccabili, di teorie come dogmi e opinioni differenti come politicamente scorrette?

A cosa serve il debate in classe se pare “irriverente” argomentare una critica ai goal dell’Agenda 2030, che a loro volta sono l’articolazione dell’Educazione civica e questa di tutta la trasversalità disciplinare? E come riconoscere le fake news sui social media? Tutto risolto, ci sono i fact checker che filtrano tutto il fuori standard al tuo posto o in autonomia liberarsene, se a prima vista divergono dal mainstream. Ed ecco che le competenze sono il modo in cui impariamo a essere giudicati con il livello avanzato se siamo adattabili, se siamo flessibili, integrabili tout court.

Se questo è l’impianto formativo, qualche problema trascurabile potrebbero averlo solo quelli che pensano differente, da tutelare più che rieducare, non vi pare? Dunque, le questioni conseguenti, legate alla retorica delle competenze, sono la rarefazione della prospettiva critica e della libertà educativa. Quest’ultima in Italia non si pone proprio, essendo l’istruzione pubblica un monopolio di Stato, sostanzialmente.

I più maliziosi potrebbero percepirsi nel mezzo di una trasformazione distopica, qui superficialmente descritta. Invece siamo grandemente più avanti e proprio grazie all’era Covid che, evidentemente, ha svegliato pure Truman.

(*) Rete Liberale/ScuolaLibera


di Nicoletta Di Giovanni (*)