La pelle dell’orso

giovedì 13 aprile 2023


“Non è l’orso che attraversa la strada, ma è la strada che attraversa il bosco”. Una frase vergata sui social. Una delle tante. Non è la prima, non sarà l’ultima.

L’argomento è dibattuto da giorni. Fossimo sul pianeta Twitter, potremmo dire che è di tendenza. Da una parte la cronaca: Andrea Papi, 26 anni, runner morto il 5 aprile nei boschi sopra Caldes, in provincia di Trento, aggredito da Jj4, orsa di 17 anni. Per una vita spezzata c’è sempre dolore. Chi crede spenderà una preghiera, altri preferiranno il silenzio. Resta la tragedia. Purtroppo.

Nel frattempo “Ispra – comunica in conferenza stampa, il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti – ha dato il parere positivo per l’abbattimento di Mj5, che il 5 marzo scorso ha aggredito un uomo in valle di Rabbi. Adesso seguirà un atto consequenziale da parte dell’Amministrazione provinciale”.

Mj5 è un esemplare di 18 anni che lo scorso 5 marzo ha aggredito un escursionista di 39 anni nei boschi della valle di Rabbi, a pochi chilometri dal monte Peller, dove è stato ucciso il runner trentino di 26 anni lo scorso 5 aprile. “Verrà confermato anche l’atto di abbattimenti di Jj4, individuato come responsabile dell’aggressione ad Andrea Papi”.

Il dirigente Raffaele De Col, del Dipartimento protezione civile, foreste e fauna della Provincia di Trento, fa poi sapere che è iniziata l’istallazione delle trappole tubo sul monte Peller per la cattura dell’esemplare responsabile dell’uccisione del 26enne, identificato nell’orsa Jj4. L’animale ha un radiocollare, che non trasmette più dall’agosto del 2022 e ha un marchio identificativo sull’orecchio: “Sugli spostamenti temporali non abbiamo certezze, ma su spostamenti spaziali sì, in quanto gli esemplari femmine sono più stanziali dei maschi”.

“Gli orsi – viene aggiunto – sono animali pericolosi, non hanno antagonisti in natura, sono autonomi e non amano l’uomo. Non vanno mai avvicinati e, anche se possono suscitare simpatia, la loro reazione può essere devastante. Le squadre specializzate operano in condizioni difficili per la propria incolumità e sono sempre armate di fucili. Chiediamo di prestare particolare attenzione”.

L’Orso nemico pubblico. Anche se, per citare Filippo Facci, stiamo parlando dell’unica aggressione mortale del mammifero “in 150 anni di storia contemporanea”. Insomma, mietono più vittime zanzare, api, calabroni. Intervengono gli animalisti, intervengono i politici. Ci s’aggrappa all’ideologia, ai voti, al consenso, alla tendenza del momento. Ci manca solo che scopriremo che esiste davvero questo pianeta Twitter. E forse Elon Musk lo sa, ma non ce lo dice.

Lifegate segnala: “La morte del giovane runner ci ricorda, soprattutto, che le foreste e le montagne possono essere luoghi pericolosi, su cui non possiamo esercitare un totale controllo, e nei quali, semplicemente, il rischio zero non esiste. È però necessario cercare di coesistere, investendo sull’informazione sulla preparazione di chi frequenta determinate aree, perché è ormai dimostrato che eliminare tutti i predatori è controproducente”.

Gli orsi c’erano nelle Alpi, poi sono stati sterminati. I grandi carnivori, come ricorda sempre Lifegate, sono necessari per mantenere in equilibrio l’ecosistema: “Non possiamo considerare la natura il nostro giardino di casa e renderla a misura d’uomo ad ogni costo”. Poi si evidenzia: “Il progetto Life Ursus, che portò alla rinascita dell’orso in Trentino attraverso il trasferimento di orsi dalla Slovenia, fu l’ultima, attentamente meditata, fortemente voluta e scrupolosamente eseguita, azione di una lunga rincorsa volta a salvare l’orso bruno delle Alpi dall’estinzione”, ha scritto nel libro In nome dell’orso, Matteo Zeni, ex guardia forestale”.

Chi ha voluto il ripopolamento, non si è preoccupato dei rischi della convivenza tra orsi e specie umana. E oggi punta il dito. Alla fine, il ritornello è sempre lo stesso: chi controlla il controllore? Servirebbe un punto d’equilibrio. Ma su questo non c’è il tasto “mi piace”.


di Tommaso Zuccai