venerdì 7 aprile 2023
Per la prima volta, un uomo è stato infettato dal Chondrostereum purpureum, un fungo. Mercoledì scorso è stato reso noto il primo caso, rilevato dalla letteratura scientifica, di questo particolare avvenimento. Il fungo responsabile del “mal del piombo” o della “malattia delle foglie d’argento”, aveva finora colpito solamente gli organismi vegetali. Il primo essere umano a contrarre un’infezione di questo tipo è stato un micologo di 61 anni, in India, non affetto da alcuna patologia cronica. La causa di quest’avvenimento – che ricorda curiosamente l’inizio dell’apocalissi zombie nella fortunata serie The Last of Us – potrebbe essere stata l’esposizione al fugo durante le ore di lavoro. Lo studioso, però ha assicurato di non aver mai avuto a che fare con questo specifico micelio prima di ammalarsi.
Stando alla rivista specializzata Medical mycology case reports, il paziente si è rivolto a un ospedale lamentando difficoltà a deglutire, voce rauca, tosse, stanchezza e malessere generale. Dopo aver eseguito una tomografia computerizzata (Tc) all’altezza del collo, i medici hanno notato un ascesso di pus vicino alla trachea. Ma è stato grazie agli esami di laboratorio sui campioni biologici prelevati dall’infiammazione che all’ospedale si sono accorti delle strutture filamentose tipiche dei funghi, ma non paragonabili a nessuna infezione fungina nota. Poi, attraverso l’esame del dna, è stato individuato il responsabile, il Chondrostereum purpureum, fungo della famiglia Cyphellaceae, che mai aveva attaccato l’uomo fino ad ora.
L’infezione, dopo due mesi ti trattamento con un farmaco antimicotico, e dopo il drenaggio dell’ascesso, è stata debellata. I sintomi, non si sono più ripresentati. I medici del Consultant apollo multispecialty hospitals di Calcutta, che si sono occupati del paziente, hanno dichiarato che “questo caso evidenzia il potenziale dei funghi delle piante ambientali di causare malattie negli esseri umani e sottolinea l’importanza delle tecniche molecolari per identificare le specie fungine responsabili”.
“Le infezioni fungine richiedono un’attenzione particolare”, sottolinea il direttore dell’Unità operativa complessa di microbiologia al policlinico Gemelli di Roma, Maurizio Sanguinetti. Lo studioso è inoltre il presidente della Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive (Escmid): “È necessario aumentare il livello di attenzione perché potrebbero verificarsi altri casi simili – continua l’esperto – la vicenda del contagio in India ci insegna che bisogna monitorare la situazione, che i funghi sono presenti ovunque e il passaggio all’uomo è sempre possibile. Inoltre, secondo alcuni, questi episodi potrebbero essere legati anche al riscaldamento globale in quanto la temperatura è uno degli aspetti che protegge maggiormente dalle infezioni funginee e con l’innalzarsi delle temperature questa protezione potrebbe venir meno”.
di Edoardo Falzon