venerdì 24 febbraio 2023
Il tempo di un parto. O di un passaporto che, in alcuni casi, può trasformarsi in un travaglio. E anche in una disdetta, come la vagonata di viaggi organizzati che sono saltati, creando sia un disagio ai cittadini, sia dei danni per le imprese del turismo. Da settimane l’attesa per il documento, sia nuovo che per il rinnovo, è un vero e proprio calvario. Secondo quanto riferito, in diverse province i primi appuntamenti risulterebbero disponibili a distanze di tempo fino agli otto mesi. In alcuni casi è stato difficile ottenere una data. Un problema che nello Stivale è stato registrato a macchia di leopardo. E, tra l’altro, non c’è ancora un numero preciso delle pratiche rimaste al palo.
Stefano Paoloni, segretario generale del Sap (Sindacato autonomo di Polizia), contattato da l’Opinione ha fatto un sunto della situazione. Una situazione che è in una fase di miglioramento, però è indubbio che ci siano state delle difficoltà, legate essenzialmente ad alcuni fattori. Innanzitutto, il lockdown, anzi, il post-lockdown dove c’è stato “un aumento delle richieste per il rilascio dei passaporti”; poi la questione della Brexit (“adesso serve il passaporto per la Gran Bretagna e non più la carta d’identità”); i ritardi “dalla Zecca dello Stato” circa il rifornimento dei passaporti cartacei; la questione dell’organico negli uffici (“c’è una carenza di 10mila unità”). Cosicché, non sempre è possibile assicurare una presenza costante e un intervento tempestivo.
Va ricordato, comunque, che nelle zone dove sono previsti dei tempi più lunghi sono organizzati degli open day, ossia delle giornate extra di apertura degli uffici di polizia dove si può prendere un appuntamento in via urgente. Poi se a livello di tempistica l’appuntamento risulta decisamente distante, ma c’è l’esigenza di partire, mostrando il titolo di viaggio e scrivendo all’ufficio passaporti viene dato un appuntamento d’urgenza. In tal modo, la partenza è garantita.
Secondo un’indagine di Altroconsumo (circostanze risalenti al novembre 2022) che è stata resa nota nelle scorse settimane, da un punto di vista burocratico tempi record sono stati segnalati a Bologna (primo appuntamento disponibile già il giorno dopo). A seguire Roma (dieci giorni), Napoli e Palermo (quindici giorni). Andando a toccare i punti dolenti, oltre un mese è stato segnalato a Milano (35 giorni) e Bari (58 giorni). Oltre due mesi, invece, a Reggio Calabria (76 giorni), Cagliari e Ancona (entrambe 90 giorni). Più di tre mesi a Bolzano (110 giorni) e Torino (169 giorni). Nessuna disponibilità a Genova e Padova.
Il Viminale nei giorni scorsi ha reso noto che dall’inizio dell’anno sono stati rilasciati, nel complesso, 339.040 passaporti, di cui 59.425 solo nella passata settimana. A gennaio, in più, hanno “visto la luce” 190.456 documenti mentre quelli emessi dal primo al 19 febbraio ammonterebbero a quota 148.584. È questo il computo, è stato ribadito dal Viminale, di un piano straordinario attivato dagli uffici di polizia sul territorio nazionale “grazie alla aggregazione di personale, all’organizzazione di task force dedicate, rispettivamente, all’acquisizione delle istanze e alla loro lavorazione, all’ampliamento dei giorni e degli orari di apertura al pubblico, alla apertura di open day nelle giornate di sabato e domenica, appuntamenti dedicati per le urgenze, all’acquisizione delle istanze con modalità alternative all’agenda on-line, al monitoraggio quotidiano della medesima agenda al fine di aumentare i posti disponibili per le prenotazioni”.
Un ingorgo, quello dei passaporti, che ha palesato inconvenienti di una certa rilevanza. Come precisato a fine gennaio da un sondaggio di Assoviaggi, associazione del turismo organizzato di Confesercenti, sono saltati circa 80mila viaggi organizzati, con quasi 150 milioni di mancate vendite per il sistema delle agenzie di viaggio. Nell’occasione, osservando le risposte da parte delle agenzie, sono emersi dati che parlavano da soli: il 96,5 per cento ha segnalato problemi (sarebbero lievitati da poco più di due settimane a oltre cinque il tempo consono per riuscire a fissare un appuntamento al fine del rilascio nella propria provincia); il 39,7 per cento delle imprese ha fatto sapere di aver visto sfumare fino a 10 viaggi individuali o di gruppo, il 46,1 per cento tra 10 e 30; il 10,6 per cento ne ha persi più di 30. Facendo una somma, complessivamente, sono saltati 7 viaggi per agenzia. Il che ha significato quasi 13mila euro di vendite non effettuate.
Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi, nell’occasione ha detto: “Si tratta, in primo luogo, di un disservizio per la cittadinanza: il passaporto non serve solo per andare in vacanza, ma anche per ricongiungimenti familiari, lavoro, per i figli che non lo possiedono. Insomma, non è solo una questione di business, ma anche di diritto alla libertà di movimento fuori dai confini europei. È però innegabile che il problema abbia un grave riflesso anche sul mondo del turismo organizzato, proprio nell’anno della ripartenza dopo il lungo stop imposto dalla pandemia dove l’Italia è stato l’ultimo Paese d’Europa a eliminare le restrizioni ai viaggi”.
E ancora: “Le ragioni del caos attuale sono la somma di nuove richieste e di quelle “arretrate” a causa del Covid. Adesso, però, occorre trovare una soluzione che non può essere quella degli open day, che inevitabilmente si trasformano in nuovi ingorghi. Occorre accelerare sugli investimenti tecnologici della Pubblica amministrazione: serve maggiore efficienza informatica – ha sintetizzato – che nel caso di documenti personali deve seguire l’esempio dell’Anagrafe nazionale digitale, via maestra del miglioramento dei servizi ai cittadini in un Paese europeo”.
di Claudio Bellumori