Comandante eroe: salva una vita ed evita una rapina

giovedì 2 febbraio 2023


Una signora di ottantanove anni a cui ha salvato la vita il 23 maggio del 2022 ed una rapina sventata lo scorso 27 gennaio. Lei, la protagonista degli avvenimenti, è il comandante del corpo di Polizia locale del Comune di Collepasso, in provincia di Lecce, comunità di circa seimila abitanti con, al momento, due unità di Polizia locale (la pianta prevede un numero decisamente superiore, ndr).

Per arrivare al comandante, dottoressa Maria Grazia Esposito, devo contattare il sindaco Laura Manta, che gentilmente mi fornisce il recapito del suo “Comandante Eroe” che, per scelta, non utilizza i social network, una caratteristica che ne fa ancor più un personaggio inedito. Laureata in giurisprudenza nel 1992 a Bologna, raggiunge l’abilitazione alla professione di avvocato nel 1995 dopo una serie di esperienze in aziende private, vince il concorso da comandante della Polizia locale di Collepasso nel 2011 ed entra in servizio il 1° dicembre del 2014.

Quelle che vi raccontiamo sono due storie di straordinario coraggio ma, anche, di sensibilità ed umanità. Cominciamo proprio da queste due ultime caratteristiche, che hanno permesso di salvare la vita di una signora 89enne, caduta in casa da due giorni, e poi sventare una rapina mettendo in fuga i due malviventi. Non è facile convincerla a rilasciare l’intervista, ne esce fuori un quadro di una donna coraggiosa e molto umile.

Dottoressa Esposito, so bene che avrebbe voluto evitare l’attenzione dei giornalisti ma il 23 maggio del 2022 ha salvato la vita di una signora 89enne. Ci racconta quel giorno?

Le nostre giornate non solo mai uguali, non possono programmarsi in forma certa. Ogni giorno è caratterizzato da imprevisti ed urgenze che sconvolgono le quotidiane pianificazioni. Quel giorno abbiamo fatto il nostro dovere come ogni giorno e siamo state orgogliose dell’attività svolta, ma posso dire che la gioia provata, per essere state utili per la vita di qualcuno, è stata davvero immensa. In una piccola comunità come la nostra, per spirito di umanità e collaborazione, c’è sempre una sentita partecipazione da parte della cittadinanza anche se in alcune circostanze, purtroppo per gli operatori, diventa più complicato gestire la situazione, dovendo al contempo controllare gli animi e le reazioni diverse o le autonome iniziative che possono essere talvolta ed inconsapevolmente in contrasto con le determinazioni che devono essere attuate.

In ogni caso, quella mattina, dopo aver gestito le priorità operative, la cosa che ho pensato immediatamente, nel momento in cui ho intuito che l’anziana donna potesse essere realmente in pericolo, è stata quella di allertare l’intervento del 118, senza neanche attendere di essere certa che la stessa si trovasse in casa. Ciò al fine di poterle garantirle “tempestivamente” l’intervento del soccorso sanitario, qualora si fosse presentata la necessità. La porta di ingresso era bloccata dall’interno e pertanto ho provato, invano, a trovare una scala per tentare l’accesso dalle finestre poste al primo piano, a circa 6 metri di altezza. In attesa che giungessero i Vigili del fuoco ed i sanitari, ho rassicurato il fratello della signora, anch’esso anziano, che piangeva dal dolore al pensiero di aver perso la sorella. Appena giunti gli operatori del 118, ma non ancora i Vigili del fuoco, senza indugio, ho preso la decisione di abbattere la porta con mezzi fisici, riuscendo ad avere accesso all’abitazione. Giunta al primo piano, con grande sollievo, ho appurato che l’anziana donna seppur sofferente, riversa per terra perché ferita a causa di una caduta, era viva. Era in quello stato da circa due giorni, senza mangiare e senza bere, infreddolita e “sola”. L’ho abbracciata, rassicurata e velocemente ho raggiunto i familiari per dare loro la buona notizia.

Le sensazioni quando ha saputo dall’ospedale che fosse fuori pericolo di vita?

Quando la mattina seguente ho chiamato in ospedale per assicurarmi delle sue condizioni di salute, posso dire di aver iniziato a lavorare con il sorriso e con un senso di appagamento tale da bastare a rendere assolutamente gradevole un’altra giornata difficile.

Per questo intervento ha ricevuto un encomio dal sindaco di Collepasso, l’avvocato Laura Manta. Un giorno speciale il 20 gennaio 2023 in un contesto carico di storia come il Duomo di Lecce.

È stata una giornata veramente speciale. Una celebrazione emozionante alla presenza delle autorità e dei colleghi tutti. È stato un momento che ci ha unito e ci ha permesso di condividere, con partecipazione emotiva, il senso intrinseco della celebrazione del Santo Patrono delle Polizie locali. Ma al di là dell’encomio, conferito dai rispettivi sindaci anche ad altri colleghi per le proprie attività svolte nell’arco dell’anno 2022, la cosa più emozionante è stato condividere le difficoltà ed i sacrifici nel corso delle nostre attività con tutti i colleghi comandanti, ufficiali ed agenti in un unico sentire, come si fa in una grande “famiglia”. Questo anche grazie al comandante della Polizia locale della città di Lecce, Donato Zacheo, che quale presidente di As.Com. (Associazione comandanti e ufficiali della provincia di Lecce) favorisce un lavoro sinergico tra tutti i comandi della provincia. Non abbiamo grandi occasioni per incontrarci così numerosi e, pertanto, la giornata del 20 gennaio, che ci consente di riavvicinarci anche in una forma “solenne” ci fornisce l’occasione per ritrovarci, gli uni negli sguardi degli altri, riconoscere la nostra anima ed il senso di abnegazione che ci pone sempre al servizio degli altri, con la consapevolezza di conoscere esattamente il tipo di lavoro che svolgiamo in tutte le sue sfaccettature e non solo in un’univoca percezione, a dire il vero non sempre gratificante, che a volte si ha della figura della Polizia locale.

Dopo sette giorni dalla ricezione dell’encomio, il 27 gennaio scorso, sventa una rapina in un negozio a pochi metri dal suo comando. Ci racconti la dinamica.

È accaduto che mentre mi recavo in servizio, prima di giungere in ufficio, mi sono fermata presso un esercizio commerciale per un acquisto. Indossavo l’uniforme, coperta da un giubbino personale privo di segni distintivi. Ho notato il passaggio di uno scooter con a bordo due persone che mi hanno subito insospettito per diversi particolari comportamentali. Ho invitato la commessa ad allontanarsi dalla cassa ed a portarsi sul retro, rimanendo in silenzio senza farsi vedere per alcun motivo. Ho sfilato la giacca al fine di rendere visibile la divisa, allertato la stazione dei carabinieri di Collepasso. I due individui con il volto coperto dal casco e qualcosa fra le mani, con incedere veloce, erano quasi giunti presso il negozio. Senza esitare, a circa 3 metri dall’ingresso, al fine di impedirgli l’accesso, gli sono andata incontro pur essendo disarmata. Gli ho intimato di togliersi i caschi per essere identificati e di fornirmi i documenti. Spiazzati probabilmente dalla reazione inaspettata di chi indossava un’uniforme, hanno desistito e sono fuggiti. Li ho inseguiti a piedi urlando e intimando loro di fermarsi. Li ho raggiunti e strappato energicamente lo scooter dalle mani per impedirgli una fuga più rapida. Nella circostanza, ad uno di loro, è caduto il coltello che impugnava. Nel timore che potessero tornare, ho disattivato l’accensione dello scooter, staccando manualmente i cavi dalla centralina. Ho consegnato lo scooter ed il coltello ai Carabinieri giunti sul posto per poi recarmi presso il pronto soccorso dove mi è stato riscontrato un trauma alla spalla destra con prognosi di 15 giorni. Lo scooter utilizzato dai due individui è risultato oggetto di furto in un altro comune.

Oltre ad una naturale paura, cosa l’ha guidata nell’azione?

Non vorrei peccare né di presunzione né di spavalderia, ma in quel momento non ho avuto paura, ho mantenuto la calma per cercare di ridurre i rischi ed ho razionalizzato, pensando velocemente ai comportamenti che avrei dovuto attuare per garantire la sicurezza di chi era nell’esercizio commerciale, nel tentativo comunque di neutralizzare l’azione che stavano per porre in essere. Oltre che per il senso del dovere, ritengo che il motore dei nostri pensieri e delle nostre azioni sia sempre legato alla sensibilità, al carattere ed alla personalità di ognuno di noi. Sta poi alla nostra volontà ed alla nostra determinazione, nella maniera più adeguata possibile in relazione alle circostanze, decidere di essere protagonisti o spettatori delle vicende che si pongono lungo il nostro cammino.

Che messaggio si sente di lanciare alle giovani agenti di polizia locale che iniziano questo lavoro?

Non credo di avere tanta esperienza quanta ne hanno altri miei colleghi che svolgono con autorevolezza e dignità questa professione da molti più anni di me e che, probabilmente, sarebbero più adatti a dare consigli di questo tipo. Prendendo esempio dai miei genitori, espressione di grande amore per la famiglia e sacrificio nel lavoro, ho imparato che nella vita bisogna avere passione, gentilezza, volontà, dedizione e costante voglia di migliorare. La conoscenza, lo studio, la professionalità, il confronto con gli altri ed il buon senso sono gli strumenti che possono condurci nella giusta direzione. Qualunque sia la determinazione di ognuno di noi, la strada che si intende perseguire, l’aspirazione o il traguardo che si vorrà raggiungere, è importante avere la consapevolezza che la nostra uniforme non ci conferisce poteri ma ci investe di doveri.


di Alessandro Cucciolla