Messina Denaro, trovati documenti con sigle e numeri

venerdì 20 gennaio 2023


Il procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia ha un compito arduo. Il suo ufficio dovrà esaminare tutto il materiale recuperato dopo l’arresto del boss, un autentico “tesoro”: l’agenda che era nel borsello di Matteo Messina Denaro al momento del blitz, che conterrebbe anche riflessioni e pezzi di lettere, due cellulari, post-it, appunti e documenti con sigle, numeri di telefono, nomi e cifre che fanno pensare a una sorta di promemoria su investimenti e spese trovati nell’appartamento di vicolo San Vito e che sono ora all’analisi del Ris. Al momento non ci sarebbe invece traccia di un libro mastro. Tra gli oggetti è stato anche trovato, in quello che era l’appartamento del boss, un poster del film Il padrino di Francis Ford Coppola, in cui campeggia il volto di Marlon Brando che recita nei panni di don Vito Corleone. Il comandante del Ros Pasquale Angelosanto spiega: “Non siamo in grado di dire se qualcuno sia andato prima. Mi auguro che se ci sia stato qualcuno abbia lasciato qualche traccia. È un’ipotesi, ma allo stato non siamo in grado di confermarla”. 

Scoperto il terzo covo
A Campobello di Mazara, piccolo centro del Trapanese, la Polizia ha scoperto il terzo covo del boss Matteo Messina Denaro. Un appartamento al primo piano di una palazzina gialla. Si trova a poche centinaia di metri dall’abitazione di vicolo San Vito individuata qualche ora dopo il blitz, nella quale sono stati rinvenuti documenti con delle sigle, e non distante dal bunker trovato ieri dalla Guardia di Finanza. La casa, che il capomafia avrebbe occupato fino a giugno scorso, è in via San Giovanni. E al momento è vuota e sarebbe in vendita. All’immobile, perquisito dagli inquirenti nel pomeriggio, si è arrivati seguendo un trasloco. Sono in corso indagini per accertare se nell’appartamento siano state ricavate stanze segrete come quella scoperta ieri dalle Fiamme gialle. Un bunker blindato nascosto da un armadio pieno di vestiti, al quale si accede da un fondo scorrevole. A dare la chiave di quel che ha definito un ripostiglio – a quanto pare pieno di scatoloni, alcuni gioielli, pietre preziose e argenteria – è stato il proprietario della casa nella quale il covo era stato ricavato: Errico Risalvato, fratello di un fedelissimo del boss condannato per mafia e a lungo indagato. 

Convalidato l’arresto di Giovanni Luppino
Il Gip di Palermo ha convalidato l’arresto in flagranza di Giovanni Luppino. L’uomo finito era alla guida della macchina con la quale Messina Denaro ha raggiunto la clinica Maddalena di Palermo, dove era in cura. “Non sapevo che fosse Matteo Messina Denaro, solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo sapendo che si trattava del boss”, si è difeso Luppino davanti al gip. Il commerciante di olive, indagato per favoreggiamento, ha sostenuto che il capomafia gli era stato presentato come cognato di Andrea Bonafede, col nome di “Francesco”, e di averlo accompagnato perché doveva sottoporsi alla chemioterapia. È stata posta infine sotto sequestro la casa di proprietà della mamma di Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato l’identità al capomafia e che ha acquistato con i soldi del boss l’appartamento di vicolo San Vito, occupato dall’ex latitante negli ultimi mesi. 

Messina Denaro avrebbe detto: “È finita”
“È finita”, sarebbe questa la frase pronunciata da Messina Denaro a Giovanni Luppino quando ha capito che di lì a poco sarebbe finito in manette. Lo ha detto lo stesso Luppino al gip sostenendo di essersi reso conto della vera identità del boss, presentatogli mesi prima con un altro nome, solo in quel momento. Luppino vedendo i carabinieri avvicinarsi avrebbe chiesto al capomafia se cercassero lui.

Una latitanza indisturbata durata trent’anni
Il pm Piero Padova, nella richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata a carico di Luppino, ha scritto: “Nessun elemento può allo stato consentire di ritenere che una figura che è letteralmente riuscita a trascorrere indisturbata circa trent’anni di latitanza, si sia attorniata di figure inconsapevoli dei compiti svolti e dei connessi rischi, e anzi, l’incredibile durata di questa latitanza milita in senso decisamente opposto, conducendo a ritenere che proprio l’estrema fiducia e il legame saldato con le figure dei suoi stessi fiancheggiatori abbia in qualche modo contribuito alla procrastinazione del tempo della sua cattura che, altrimenti, sarebbe potuta effettivamente intervenire anche in tempi più risalenti”.

Perquisizioni a tappeto
Proseguono le perquisizioni a tappeto a Campobello di Mazara. Stamattina sono stati controllati l’abitazione di un legale, l’avvocato Antonio Messina, che si trova in via Selinunte, di fronte la casa di Salvatore Messina Denaro, fratello del boss, già perquisita lunedì scorso. L’abitazione estiva del legale a Torretta Granitola, sul litorale di Mazara del Vallo, nei pressi della sede dello Ias Cnr e un altro immobile in via Galileo Galileri a Campobello di Mazara.

Selfie con il boss, l’Ordine dei medici chiede il nome del medico
L’Ordine dei medici di Palermo ha richiesto alla direzione sanitaria della clinica palermitana La Maddalena di conoscere il nome del medico chirurgo apparso in un selfie con il boss Messina Denaro e pubblicato da diversi media. La commissione disciplinare dell’Omceo avvierà un’indagine ed eventuali provvedimenti secondo le procedure di competenza previste.


di Mino Tebaldi