Messina Denaro, il comportamento anomalo del boss

mercoledì 18 gennaio 2023


Matteo Messina Denaro è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza de LAquilaLe Costarelle” sono il centro del carcere duro. È il penitenziario con il più alto numero di detenuti al 41 bis. Ha ospitato eccellenti come il boss mafioso Leoluca Bagarella, Raffaele Cutolo della Nuova camorra organizzata, lesponente dei casalesi Francesco Schiavone detto Sandokan, lesponente della Mala del Brenta Felice Maniero. Qui è stato detenuto anche il “capo dei capi”, Totò Riina. Messina Denaro, catturato a Palermo dopo trentanni di latitanza, ha già fatto la sua prima ora d’aria, si è organizzato la cella. Viene definito “iperattivo”. Si mostra tranquillo e sorridente con il personale che incrocia nel carcere. “Il suo – secondo quanto trapela da indiscrezioni – sarebbe un comportamento anomalo rispetto a quello tenuto di solito dai riservati al 41 bis”. A quanto si apprende da fonti informate, le sedute di chemioterapia potrebbero essere disposte in massima sicurezza in una struttura all’esterno del carcere. Questa ipotesi desta, inevitabilmente, preoccupazione. Il penitenziario dove è stato assegnato Il boss mafioso a Preturo è in mezzo al nulla. Un’isola detentiva lontano dal resto della città dell’Aquila.

Intanto, il materiale è rinvenuto nel covo di Messina Denaro, nell’appartamento di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara (Trapani), sarebbe di carattere meravigliosamente privato. Riflessioni sulla vita e sull’amore, le date degli incontri con la figlia, brani di lettere ricopiati tutti da interpretare. Non stati scoperti documenti compromettenti. Questo elemento di valutazione spinge i pm a pensare che esista un altro covo in cui il capo teneva le carte riservate. In ogni caso, l’agenda ritrovata potrebbe osare spunti investigativi importanti. Così come i numerosi documenti sanitari recuperati in uno scatolone: ​​referti di visite specialistiche, molte oculistiche, sostenute da Messina Denaro negli anni. Le cartelle cliniche dimostrerebbero che il capomafia, incastrato proprio grazie all’inchiesta sulla gravi patologie di cui soffre, durante la latitanza ha incontrato diversi medici. Uno, Alfonso Tumbarello, è indagato per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena, altri saranno presto sentiti. Come un oncologo di Trapani che lo aveva curato. Ma la caccia ai fiancheggiatori è solo all’inizio. Intanto, è stata fissata per domani mattina, probabilmente nel carcere Pagliarelli di Palermo, l’udienza di convalida dell'arresto di Giovanni Luppino, agricoltore 59enne di Campobello di Mazara, finito in manette lunedì scorso dopo aver accompagnato il boss Messina Denaro nella clinica palermitana i cui il capomafia doveva sottoporsi a delle cure. È accusato di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena.

Giuseppe Ayala: “Messina Denaro non parlerà
Giuseppe Ayala non crede che il boss voglia parlare. L’ex magistrato, collega e amico di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, pm di riferimento del Pool antimafia di Palermo, rappresentante dell’accusa al primo maxi processo a Cosa nostra, analizza la cattura di Matteo Messina Denaro, in un’intervista alla Stampa. “Potrebbe parlare – sottolinea – io me lo auguro, ma non credo lo faccia. Ed è un vero peccato perché sono ancora tante le zone d’ombra che vanno chiarite. Non dimenticherò mai quello che mi disse Giovanni, nel giugno ’89, all’indomani del fallito attentato alla sua villa all’Addaura. Ricordo le parole a memoria: Peppino qui non è solo roba di mafia. Menti raffinatissime e centri occulti di potere sono capaci di orientare le scelte di Cosa nostra”. Ayala non ha dubbi: “Un arresto molto importante per le nostre istituzioni, perché Messina Denaro è un criminale con la C maiuscola, un ergastolano, che è stato lo stratega delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, oltre che di quelle a Roma, Firenze e Milano”. Nei trent’anni di latitanza Messina Denaro ha avuto legami con la politica oi Servizi segreti deviati? “A me non risulta, ma mi meraviglierei se non ne avesse avuti”, replica Ayala. “Per quanto concerne la collusione tra mafia e pezzi della politica si tratta di un dato acclarato. Come risulta anche nella sentenza del maxi processo, nella provincia di Palermo Cosa nostra gestiva 180mila voti. Orientandoli era quindi in grado di far eleggere certi candidati rispetto ad altri”.

Il secondo covo di Messina Denaro
I carabinieri e il Gico della Finanza (Gruppo investigazione criminalità organizzata) hanno trovato il secondo covo del boss Matteo Messina Denaro. Si trova a circa 300 metri dall’abitazione in vicolo San Vito. Si tratta di una stanza blindata a cui si accede dal fondo scorrevole di un armadio, all’interno di una casa al primo piano di una palazzina di via Maggiore Toselli 34, a Campobello di Mazara. L’abitazione è del 70enne Errico Risalvato, assolto nel 2001 dall’accusa di mafia, ritenuto vicino al boss di Castelvetrano. Non è ancora chiaro se si tratti del luogo in cui il capomafia nasconde il suo tesoro: documenti riservati, pizzini, soldi che i magistrati cercano. Lo scopriranno i carabinieri dopo la perquisizione del bunker. Al secondo covo gli investigatori del Gico della Guardia di Finanza sarebbero arrivati grazie all’analisi di alcuni dati catastali.

Visita oncologica in carcere
Stamattina il boss è stato sottoposto a una lunga visita medica. Era stato visitato già ieri mattina nella infermeria del carcere dell’Aquila dal professor Luciano Mutti, primario del reparto di oncologia a gestione universitaria dell’ospedale San Salvatore. L’incontro sarebbe durato circa un’ora. Secondo quanto si è appreso, nonostante uno strettissimo riserbo, tutte le terapie e le procedure verranno attuate preferibilmente in carcere per ridurre al massimo gli spostamenti in ospedale che farebbero scattare misure di sicurezza molto importanti.

Perquisizione del reparto di Oncologia dell’ospedale Sant’Antonio Abate
I carabinieri del comando provinciale di Trapani hanno perquisito il reparto di Oncologia dell’ospedale Sant’Antonio Abate alla ricerca del primo esame istologico effettuato da Matteo Messina Denaro, malato di tumore al colon.

Indagato l’oncologo trapanese Filippo Zerilli
L’oncologo trapanese Filippo Zerilli risulterebbe indagato nell’inchiesta sulla rete dei favoreggiatori del boss Matteo Messina Denaro. Avrebbe eseguito l’esame del Dna necessario alle cure chemioterapiche a cui il padrino di Castelvetrano doveva sottoporsi. Il paziente si era presentato al medico con i documenti di Andrea Bonafede, il geometra che gli avrebbe prestato l’identità e che, come Zerilli, sarebbe finito sotto inchiesta. Zerilli, nel giorno della perquisizione (avvenuta ieri mattina) era assente per malattia. Anche le posizioni di altri medici sono all’attenzione degli investigatori.

Domani l’udienza del processo a Matteo Messina Denaro
È prevista per domani l’udienza del processo a Matteo Messina Denaro che si celebra a Caltanissetta. L’ipotesi è che venga rinviata. Messina Denaro ha nominato ieri l’avvocato di fiducia, ossia la nipote Lorenza Guttadauro. Finora il processo, che si è concluso in primo grado con la condanna all’ergastolo, si è svolto in assenza dell’imputato accusato di essere uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via d’Amelio. Il procedimento, approdato in Corte d’Assise d’Appello è ormai alle battute finali. Dopo il procuratore Antonino Patti, che ha concluso la sua requisitoria, hanno parlato le parti civili mentre nell’udienza fissata per domani alle 9.30 all’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta era prevista la discussione da parte della difesa. Fino a stamattina però i due avvocati d’ufficio Giovanni Pace e Salvatore Baglio non hanno ancora ricevuto alcuna comunicazione in merito alla nomina del difensore di fiducia e non si ha ancora notizia dell’eventuale volontà di Messina Denaro di partecipare all’udienza, collegandosi in video conferenza dal carcere de L’Aquila.


di Mino Tebaldi