venerdì 13 gennaio 2023
Kathryn Bigelow raccontò di surfisti, rapine, fiamme in riva al mare con “Point Break”. I giovani dentro – ma che non lo sono più anagraficamente – possono parlare dei falò e dei suoi chitarristi. Ovvero di una spensierata allegria condensata nelle settimane estive, specie in agosto, con serate allestite in fretta e furia senza un vero perché. O forse c’era, ma spesso era fuggente, come l’attimo di Peter Weir.
Il falò aveva le sue figure principali. Innanzitutto: chi organizzava. L’idea il più delle volte veniva partorita tra una granita e un match di beach volley: il tipo in questione, munito di foglietto che derubava (insieme alla penna) al bar-chiosco della spiaggia, iniziava la conta. Dopo la domanda “chi c’è stasera?” stilava una lista di bevande che andavano dalla birra ad alcolici che allenavano il fegato delle future generazioni. Parallelamente, vergava con l’inchiostro la carne da acquistare (pancetta e salsicce) che puntualmente veniva servita poco cotta. Ma andava bene così. A seguire, passava alla raccolta dei soldi, accumulando una cifra forfettaria anche perché molti davano forfait – davanti alla lira e successivamente all’euro – salvo poi presentarsi a notte fonda, con sorriso smagliante.
Poi non potevano mancare il chitarrista, che imbracciava lo strumento vantandosi con il gentilsesso. Anche perché dice che il chitarrista fa colpo. Ma non è questo il punto. Lui, il musicista re per una notte, sfoggiava il solito campionario. Immancabile partiva il coretto “le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi” della Canzone del Sole di Lucio Battisti. Qualcuno azzardava “Gianna” di Rino Gaetano, storpiando il ritornello “evviva la vita” con un coriaceo “evviva la (non si può dire, ma si capisce)”. I più rocker strimpellavano l’intro di Smells Like Teen Spirit dei Nirvana, ma poi l’inglese era una opinione e l’ardore delle sette note si spegneva subito. Anche senza pioggia.
E il resto? C’è chi si appartava, chi si alcolizzava, chi fumava non troppo di nascosto, chi si domandava cosa ci facesse lì, chi fissava il chitarrista senza un vero perché, chi puntava una ragazza ma poi rientrava sui suoi passi, perché a volte la sicurezza non va a braccetto con l’adolescenza.
Alla fine, il fuoco si ritraeva con l’ultima fiamma, l’alba si affacciava, qualcuno dormiva, altri maledicevano il giorno che hanno detto sì (al falò). Il chitarrista, dopotutto, usciva indenne, incurante del giorno dopo. Perché tanto avrebbe avuto l’occasione di ripetere la sua performance. In fondo, “le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi” qualcuno, da qualche parte, l’avrebbe cantata comunque. Mentre qualcun altro, che Point Break lo conosceva a memoria, stava lì ad attenderlo, per sussurrargli “se non ti conoscessi, arriverei a dire che sembri quasi felice”.
di Claudio Bellumori