Nuovo allarme Covid: test obbligatori per chi arriva dalla Cina

giovedì 29 dicembre 2022


Alle 5.44 di oggi, all’aeroporto di Fiumicino, è atterrato il volo da Chongqing, della compagnia Hainan Airlines. È il primo aereo arrivato dalla Cina nello scalo romano, dopo la decisione di ieri, da parte dell’assessorato alla Salute della Regione Lazio, di riprendere i test anti Covid per i passeggeri provenienti dalla Cina, e dopo che il ministro della Salute Orazio Schillaci ha disposto l’obbligatorietà dei tamponi antigenici obbligatori per tutti i passeggeri provenienti dalla Cina e il transito in Italia. I test allo scalo romano per i viaggiatori, subito dopo lo sbarco, si svolgeranno in un’area dedicata e non accessibile a persone non autorizzate. A metà pomeriggio è previsto l’arrivo di un altro volo dalla Cina, proveniente da Hangzhou ed operato dalla compagnia Air China, ed in serata il terzo ed ultimo volo della giornata, da Wenzhou, con la compagnia China Eastern Airlines.

L’esplosione di casi di Covid in Cina spaventa anche l’Italia che per prima in Europa reintroduce, con un’ordinanza del ministro della Salute Orazio Schillaci, l’obbligo di tamponi negli aeroporti per controllare i viaggiatori in arrivo dal Paese asiatico. Lo spettro di un ritorno ai tempi più bui della pandemia dunque si riaffaccia e già domani Schillaci riferirà in Senato sulla situazione, dopo aver chiesto a Bruxelles di assumere iniziative simili “su tutto il territorio europeo”. La decisione di Pechino di riaprire le frontiere dopo tre anni e il liberi tutti sui viaggi nel pieno dell’ondata che sta travolgendo il Dragone rischiano infatti di provocare un nuovo disastro globale. E anche l’America ha imposto l’obbligo di test negativo per i viaggiatori in arrivo dalla Cina, dove nel frattempo si allungano le file di malati davanti agli ospedali e gli obitori – secondo le informazioni che filtrano – sono al collasso. I numeri che circolano sono allarmanti: secondo la società di ricerca britannica Airfinity, ad oggi ci sono oltre un milione di nuovi casi e almeno 5 mila morti al giorno. E la situazione rischia di peggiorare ancora.

Già ieri la decisione della Regione Lombardia di partire con i controlli a Malpensa ha scoperchiato l’emergenza: quasi un passeggero su due, tra quelli che il 26 dicembre sono arrivati nello scalo milanese dalla Cina a bordo di due voli, è risultato positivo al Covid. Orientamento che è stato seguito oggi anche dall’aeroporto di Fiumicino. Poi è arrivata la decisione del governo che ha imposto i test obbligatori e la quarantena per chi viene trovato positivo. “Abbiamo sempre creduto che le misure di prevenzione all’epidemia debbano essere appropriate, senza sfavorire i normali scambi tra le popolazioni”, è stato il primo commento affidato in serata all’Ansa dall’ambasciata cinese a Roma, che ha chiesto di “portare avanti la lotta all’epidemia in modo scientifico per garantire la sicurezza nella circolazione delle persone tra i vari Paesi e mantenere la stabilità della catena di approvvigionamento e della catena industriale globale”. Ma non è solo l’Italia ovviamente ad essere preoccupata. Tamponi obbligatori sono stati già decisi da Stati Uniti, India, Giappone, Malesia e Taiwan. Mentre la Commissione europea ha convocato per domani mattina il Comitato Ue per la Sicurezza sanitaria “per discutere con gli Stati membri e le agenzie europee le possibili misure per un approccio coordinato”. Nella sua ordinanza Schillaci ha disposto anche il sequenziamento del virus, misura indispensabile per garantire la sorveglianza e l’individuazione di eventuali varianti. Sarebbero infatti proprio le nuove varianti che si stanno sviluppando in Cina, oltre all’allentamento delle restrizioni, le ragioni dell’impennata del Covid: in particolare la cosiddetta Gryphon, cioè la XBB, indiziata numero uno per l’aumento di casi e ricoveri. Potenziamento dei test e attenzione alla circolazione del virus sono le leve sulle quali chiedono di agire anche i principali ospedali italiani, a partire dallo Spallanzani di Roma, e la Fiaso, la Federazione delle aziende ospedaliere.

Strumenti da mettere in campo per non vanificare in Italia il ritorno alla normalità. In questa settimana infatti si è registrato un ulteriore calo di circa il 10 per cento dei ricoveri ed è in arrivo un ulteriore allentamento delle misure, con l’introduzione della quarantena breve e il reintegro dei medici no vax, norme contenute nel provvedimento sui Rave. Anche se preoccupano i dati del Lazio, che ha registrato un boom di contagi con un aumento di 2250 casi nelle ultime 24 ore: il rapporto tra positivi e tamponi è schizzato al 17 per cento, oltre 5 punti in più rispetto a ieri che era all’11,9 per cento.

Mentre il governo si accingeva, con l’ok al decreto sui rave, ad allentare ulteriormente le misure per contrastare il virus, sul tavolo di Palazzo Chigi torna, bollente, la grana della gestione dell’epidemia. Un problema in più, e inatteso, per la premier Giorgia Meloni che, praticamente chiusa la manovra, stava rimettendo in fila tutti i dossier per prepararsi alla sua prima conferenza stampa di fine anno. Un fuoco di fila di 45 domande che la aspettano e che, inevitabilmente, torneranno a toccare anche la questione del Sars-Cov19 che tutti, in fondo, speravano di essersi lasciati alle spalle. La preoccupazione, invece, è il sentimento che segna il Cdm, anche se l’imperativo è di non creare allarmismo e di procedere passo passo. La recrudescenza in Cina, peraltro, ha già portato l’esecutivo di centrodestra, che aveva promesso l’addio alle restrizioni, a reintrodurre tamponi obbligatori per i viaggiatori in arrivo dalle aree del nuovo contagio. Il primo in Europa, mentre altri, come la Francia, si dicono pronti a coordinarsi con Bruxelles.

Anche l’Italia, annuncia il ministro Orazio Schillaci, ha scritto al commissario Ue alla Salute per chiedere una azione “coordinata”, anche perché oltre agli arrivi diretti c’è il problema di chi fa scalo in area Schengen. Anche Matteo Salvini fa sapere di essere in contatto con la commissaria ai Trasporti, Adina Valean, chiedendo controlli in tutti i Paesi Ue. Ma dalla commissione, almeno per il momento, una indicazione non arriva. Il ministro fa una relazione in Consiglio dei ministri, nelle intenzioni l’ultimo del 2022, chiamato a lanciare un ulteriore salvagente per l’ex Ilva e a varare il nuovo codice per le Ong. E spiega che l’auspicio è che dal sequenziamento dei tamponi positivi si rivelino varianti “già presenti” nel paese. “Siamo molto tranquilli” il messaggio che manda in diretta tivù alla fine del Cdm, perché al momento “non c’è nessun tipo di preoccupazione”. Ma “se ci dovesse essere un problema – assicura – interverremo tempestivamente”. I governatori già si erano attivati, prevedendo tamponi non obbligatori che hanno rivelato un positivo su due in arrivo dalla Cina a Malpensa. Per altre misure, aveva già fatto sapere l’assessore lombardo Guido Bertolaso, con il ministro Schillaci “abbiamo condiviso l’esigenza di attendere i risultati dei sequenziamenti”.

Ma l’innalzamento del livello di sorveglianza, che porta a riaprire i centri per i test, scatena le opposizioni che chiedono, subito, che il governo riferisca in Aula. E nelle prossime ore sarà Schillaci a illustrare la situazione a Palazzo Madama, come annuncia lui stesso in Cdm. “Siamo preoccupati, vogliamo essere certi che siano attivate tutte le misure di prevenzione del caso” dice in Aula al Senato l’ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin che, insieme al pentastellato Stefano Patuanelli e alla capogruppo del Terzo polo, Raffaella Paita, chiede una informativa urgente al Senato. Lo stesso fa poco dopo alla Camera Federico Fornaro mentre Roberto Speranza – oggetto, nel suo ruolo di ministro della Salute durante la pandemia, degli attacchi più duri di Fdi – passa subito al contrattacco perché “la strategia di Meloni – dice – sul Covid non esiste più”. Nelle stesse ore l’assessore dem – e candidato governatore del Lazio – Alessio D’Amato taccia come un “errore” l’avere sottovalutato “le notizie che provenivano da giorni dalla Cina”. E il governatore del Veneto Luca Zaia plaude all’iniziativa di Schillaci e ricorda che “in questi casi il tempo è prezioso e che ora “bisogna proseguire con decisione sulla via della prevenzione”, rievocando anche il tanto contestato Comitato tecnico scientifico ma proprio “per non incorrere negli errori del passato”. Comitato che si è riunito per l’ultima volta a fine marzo di quest’anno e che, almeno per il momento, nessuno nel governo ha fatto cenno di voler riesumare.

“Giusto vigilare sulle varianti, ma la situazione è differente dal 2020”. Così in una intervista al Messaggero il direttore dello Spallanzani Francesco Vaia. “In Cina – spiega – attualmente si assiste a una nuova ondata epidemica, favorita dalla presenza di una ampia popolazione non vaccinata o vaccinata con vaccini poco efficaci. E in larga parte non immunizzata per via naturale, come effetto dei lockdown. È verosimile che si possa creare una situazione favorevole alla selezione di una nuova variante. Monitorare i passeggeri in arrivo, con tamponi e sequenziamento virale, ci consente di tenere sotto sorveglianza questo nuovo inatteso fronte”. Se comunque sarà confermato che quella più diffusa in Cina è una sotto-variante di Omicron 5 “saremmo in un contesto più tranquillo delle sottovarianti BQ di Omicron attualmente dominanti in Europa e Nord America”. Teme la variante XBB, detta Gryphon? “È nota da settembre e si contano 7.788 casi nel mondo. Circola anche in Italia, ne sono state descritte 253, di cui 16 nel Lazio e di queste 5 identificate dallo Spallanzani. Anche nel Lazio circola da settembre”. Giusto vigilare ma senza panico? “Esattamente. Non abbiamo dati che indicano un salto genetico maggiore verso varianti diverse. L’associazione con i cinesi e i voli in arrivo richiamano alla memoria gli albori della pandemia. Ma è un’illusione ottica. La realtà di oggi è molto diversa. Abbiamo un virus ben controllato dai vaccini e dall’immunità naturale, e dobbiamo aspettarci un impatto nemmeno paragonabile al 2020”.


di Redazione