Beccaria, l’evasione che sconcerta

martedì 27 dicembre 2022


Un’evasione di gruppo che ha destato sconcerto. Sette giovani detenuti del carcere minorile Beccaria di Milano sono evasi a Natale, attraverso un varco nel muro. Nelle ore successive sono rientrati tre dei sette fuggitivi. È probabile che i ragazzi, che hanno tutti tra i 17 e i 19 anni (cinque italiani, un ecuadoriano e un marocchino), abbiano approfittato dei lavori in corso da tempo nel penitenziario o dei ranghi ridotti della polizia penitenziaria. Nelle ore successive alla fuoriuscita in alcune celle dello stesso penitenziario, altri ragazzi reclusi hanno appiccato fuoco ai materassi. Otto dei più attivi sono già stati trasferiti in altre carceri. In seguito, sono arrivati cinque mezzi dei vigili del fuoco per tenere la situazione sotto controllo. Risultato: quattro agenti intossicati sono stati ricoverati in ospedale. La fuga per ragazzi non deve essere stata difficile. Erano nel campo di calcio, nel pomeriggio; uno sguardo d’intesa e via, approfittando del ridotto personale durante le feste e soprattutto di una parete di legno malridotta e delle impalcature di un cantiere, mentre uno dei fuggitivi addirittura ha usato un lenzuolo per calarsi all’esterno, come nei film. Uno è stato preso subito dopo, due si sono fatti convincere a rientrare dalle famiglie. Gli altri non hanno certo i mezzi per reggere a lungo la latitanza e le loro famiglie, in gran parte in situazioni di estremo disagio, nonché i loro amici, sono ben conosciuti dagli investigatori dell’apposito Nucleo investigativo della Polizia penitenziaria. Per la gravità dell’evasione sono rientrati in servizio tutti gli agenti reperibili e i vertici del Dipartimento della giustizia minorile, tra i quali il direttore generale Giuseppe Cacciapuoti che inizierà ad approfondire come sia potuta avvenire un fatto così clamoroso.

Il leader della Lega Matteo Salvini si è detto “sconcertato” per questa fuga. “Ci sono – ha detto – problemi infrastrutturali non solo nel carcere minorile di Milano, ma in tante carceri italiani. Personalmente ho firmato per i lavori per quel carcere già alcune settimane fa e un grande piano di edilizia carceraria per costruire nuove carceri sarà portato da me all’attenzione di altri colleghi perché è fondamentale mettere a posto le strutture che ci sono e costruirne di nuove. Per le carceri vedremo di recuperare in pochi mesi quanto altri non hanno fatto per anni. Mancano risorse, personale, carceri: il nuovo piano carceri è uno dei miei obiettivi che come ministro mi pongo. Ovviamente in due mesi non posso fare miracoli per recuperare quanto altri. Non hanno fatto per anni. Abbiamo un Consiglio dei ministri domani e so che il ministro dell’Interno sta lavorando a un decreto complessivo sul tema sicurezza dalle baby gang ai femminicidi, alle ong, al traffico di clandestini, all’utilizzo del taser e conto che dal 2023 daremo le risposte che da qualche anno mancano”. Anche per il sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari, senatore leghista, l’evasione “è sconcertante”. “Siamo in contatto con la direttrice del carcere – ha aggiunto Ostellari – per approfondire le modalità con cui si è verificato il fatto. Ringrazio il reparto di Polizia penitenziaria, prontamente rientrato nella sua interezza in servizio, il Nic e le altre Forze dell’ordine che da subito hanno avviato un’intensa attività di ricerca degli evasi. Visiterò di persona l’istituto. Ciò che è accaduto non si deve ripetere. Vanno individuate soluzioni efficaci e immediatamente disponibili per scongiurare episodi simili”.

Il segretario della Uilpa Gennarino De Fazio ricorda che “negli istituti minorili, per ragioni connesse anche al sovraffollamento penitenziario nelle carceri, l’età dei detenuti può arrivare fino 25 anni. Molte delle problematiche che investono le carceri si ritrovano anche negli istituti penali per minorenni. In particolare, sono in vorticoso aumento i casi d’aggressione agli operatori, di sommosse e, come in questo caso, di evasione. Ciò è evidentemente imputabile a una serie di fattori, tra cui appunto l’innalzamento del limite d’età”. De Fazio sottolinea: “Da tempo ripetiamo che il sistema d’esecuzione penale va ripensato e che vanno riorganizzati e potenziati il dipartimento per la giustizia minorile e di comunità e il dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria”. De Fazio auspica un confronto “con il ministro della Giustizia e i sottosegretari delegati per la ricerca di un percorso riformatore e soluzioni concrete che vadano al di là dei meri proclami”.

Secondo il segretario del sindacato autonomo Sappe, Donato Capece, sarebbero “diversi gli agenti e i detenuti in prenda a convulsioni e vomito per aver respirato il fumo dei materassi incendiati. Capece ha poi ricordato che in queste ore di alta tensione presso il Beccaria ci sono vigili del fuoco, forze dell’ordine e i soccorritori del 118”. Giuseppe Moretti, segretario dell’Uspp, altra sigla sindacale della polizia penitenziaria polemizza: “Abbiamo più volte detto che urgono stanziamenti straordinari in termini di risorse umane e materiali ma anche la modifica del modello detentivo attualmente fallimentare perché votato a una sorta di autogestione da parte dei detenuti lasciati tutto il giorno ad oziare all’interno delle sezioni detentive”. Don Gino Rigoldi, storico cappellano dell’Istituto minorile Beccaria, ricorda ancora le rivolte degli anni Ottanta, in cui faticosamente aveva cercato di mediare tra giovani detenuti e forze dell’ordine pronte al blitz, evitando il peggio, spera che l’evasione del giorno di Natale “dia uno scossone” al Ministero per un carcere in cui “manca un direttore da vent’anni e ci sono lavori da 16”. Una situazione che fa sbottare il sindaco Giuseppe Sala: “Non c’è proprio più spazio per chiacchiere o affermazioni generiche di sconcerto”. Il Beccaria era un carcere modello. Lo era nel passato, in un passato ormai remoto. Da quasi vent’anni non c’è un direttore, e ce la si è cavata con dei facenti funzione. Da una quindicina d’anni ci sono lavori in corso, che non finiscono mai”.

In modo diverso tutti, però, da don Rigoldi, al sottosegretario Ostellari, a Giuseppe Cacciapuoti, direttore generale del personale del Dipartimento per la Giustizia minorile, al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ritengono che questo episodio imponga, in via definitiva, una riflessione più ampia sugli istituti minorili. I dati dicono che su 375 posti a disposizione, ci sono 389 ragazzi detenuti e l’occupazione è superiore alla capienza in 6 istituti su 15, tra i quali Milano (dove ci sono 37 detenuti su 36 posti), Roma e Nisida, a Napoli. “Il carcere dei minori deve essere il carcere dei minori, non dedicato a soggetti che magari hanno 24 o 25 anni”, come è ora, spiega Ostellari il quale, sul cantiere trampolino, dice che il Ministero delle Infrastrutture ha già dato il via libera per la conclusione dei lavori. Cacciapuoti, da parte sua, annuncia che l’Amministrazione è pronta all’assunzione di nuovi educatori e che a settembre hanno cominciato la loro formazione, dopo venticinque anni, 57 nuovi direttori per gli istituti penitenziari. Anche il Beccaria, quindi, avrà un direttore, Il sistema minorile, per Cacciapuoti, rappresenta “un terminale di carenze e criticità che investono anche altri comparti e su cui dovremo confrontarci”. In attesa che altri evasi siano rintracciati o si presentino alla porta dell’Istituto le inchieste muovono i primi passi: quella della Procura dei minori, diretta da Ciro Cascone, in cui un sostituto ha già effettuato un sopralluogo, raccogliendo le necessarie informazioni; quella della Procura ordinaria, per i maggiorenni e quella, infine, interna all’Amministrazione penitenziaria che dovrà anche ricostruire la vicenda del cantiere perenne. Rimane infine il fascicolo riguardante i disordini scoppiati nel carcere dopo la notizia del buon esito della fuga, con danneggiamenti e incendi nelle camerette.

Per il presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano, Vinicio Nardo, “il carcere è un’istituzione troppo ignorata per poter essere efficiente. La risposta dello Stato, se fatta unicamente di muri e di chiavi, rimarrà il problema da risolvere. Se l’evasione da un carcere fa sempre rumore recluso – scrive Nardo – con quella dal Beccaria di Milano siamo al parossismo delle suggestioni: per i lavori perennemente in corso, per la sorveglianza allentata, per la fuga di massa, per lo scombussolamento di chi è rimasto. Si aggiunga poi il Natale, con la rottura della nostra fragile pausa dedicata al bene: il bene nostro, della nostra famiglia, della nostra comunità. Tutto questo non deve farci perdere lucidità. Il carcere è costrizione e dolore, e tale rimane soprattutto durante le festività, quando la naturale tensione verso la libertà diventa una lama rovente conficcata nella carne! “Il carcere – prosegue il presidente degli avvocati milanesi – è un contenitore troppo piccolo per tenere dentro così tante pulsioni e così grandi. Ed è un’istituzione troppo ignorata (quasi rimossa) dalla collettività per poter essere efficiente. È un mito da sfatare che l’efficacia della risposta al crimine, specie quello giovanile, specie quello non di sangue, possa misurarsi in metri di altezza dei muri perimetrali o in chili di chiavi alla cintola delle guardie”. “Sette ragazzi in fuga – sottolinea – non sono un grande problema; la lunga vita che hanno davanti consiglierà a loro e ai loro familiari di rientrare. La risposta dello Stato, invece, se fatta unicamente di muri e di chiavi, quella sì rimarrà il problema da risolvere.” Nardo ricorda che l’Ordine è stato impegnato in questi anni e anche negli scorsi mesi “proprio su iniziative con le istituzioni carcerarie e con il Tribunale dei minori in particolare per le soluzioni alternative alla carcerazione e si è anche attivato su iniziative di sensibilizzazione sui problemi dei carcerati e ha firmato proprio questo mese un protocollo con gli altri ordini lombardi e le istituzioni per la prevenzione dei suicidi, che hanno raggiunto numeri allarmanti in questo 2022”.

La presidente del Gruppo Pd alla Camera, Debora Serracchiani, e il capogruppo dem in commissione Giustizia, Federico Gianassi manifestano il loro allarme. “Dopo l’episodio avvenuto al Beccaria di Milano – sostengono – tutti gli esponenti della maggioranza e del governo di destra si sono affannati nell’assicurare un cambio di passo per affrontare il tema dell’emergenza carcere e giustizia. Noi però stiamo ai fatti: con la Legge di Bilancio sono state tagliate le risorse per questo fondamentale comparto. Avevamo presentato un emendamento alla Manovra per ripristinare le risorse al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, cancellando contestualmente i tagli fatti dal governo, ma la nostra richiesta non è stata accolta. Nella lunga notte dell’approvazione della Manovra abbiamo di nuovo presentato un ordine del giorno per impegnare il governo a ripristinare le risorse per la giustizia al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ma l’atto ha ricevuto parere contrario dal governo ed è stato respinto dalla maggioranza. Basta, dunque, con le inutili chiacchiere. Ciò che conta sono i fatti. Il governo smentisca sé stesso, come è già più volte avvenuto in queste settimane, e ripristini le risorse necessarie. Altrimenti è meglio un più decoroso silenzio”.


di Redazione