martedì 20 dicembre 2022
Lo scorso 13 dicembre il Centro Studi Livatino, assieme ad una delegazione di associazioni che operano a tutela della libertà educativa dei genitori, è stato ricevuto dal sottosegretario di Stato al ministero dell’Istruzione e del Merito, onorevole Paola Frassinetti, relativamente alla questione della carriera alias nelle scuole.
Si tratta di una procedura attivata da circa un centinaio di scuole italiane, in base alla quale, si legge nel documento consegnato al sottosegretario, “viene consentito agli studenti che ne facciano richiesta di sostituire – nei documenti interni alla scuola, negli elenchi e nei registri scolastici – il proprio nome anagrafico con altro nome di elezione corrispondente a diverso genere”.
Secondo il regolamento sui cui si basa la carriera alias – elaborato da privati appartenenti ad associazioni Lgbt sostenitrici della teoria gender e della fluidità del genere ‒ lo scopo della procedura sarebbe quello di prevenire e contrastare fenomeni di bullismo nei confronti di studenti con disforia di genere. Pur non mettendo in dubbio la buona fede che può aver mosso i sostenitori della carriera alias e dei dirigenti che l’hanno attivata – ha sottolineato l’avvocato Daniela Bianchini del Centro Studi Livatino ‒ è evidente che si tratta di una procedura che non soltanto è inidonea al raggiungimento dello scopo indicato, ma è persino pregiudizievole in quanto può rafforzare negli adolescenti e preadolescenti (di per sé vulnerabili e insicuri per i cambiamenti fisici dovuti all’età dello sviluppo) il convincimento che la soluzione alla propria sofferenza sia la transizione di genere.
Ebbene, non bisogna dimenticare che la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989, ratificata dall’Italia con la Legge numero 176/1991, all’articolo 3 dispone che “in tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente”. Come noto, non si tutela l’interesse di un minore di età assecondando pedissequamente i suoi desideri, bensì ascoltando le sue esigenze, i suoi timori, le sue aspettative ed individuando soluzioni in grado di consentirgli una crescita sana ed equilibrata.
L’avvocato Daniela Bianchini ha a tal proposito messo in evidenza al sottosegretario Paola Frassinetti che la scuola ha il compito di formare gli studenti secondo verità e nel rispetto delle leggi.
La carriera alias si basa invece sull’alterazione dei nomi e dell’identità personale degli studenti, esulando dalle competenze scolastiche e violando, oltre che l’articolo 97 della Costituzione, anche le leggi ordinarie in materia. L’articolo 6 del codice civile stabilisce infatti che “ogni persona ha diritto al nome che le è per legge attribuito […] non sono ammessi cambiamenti, aggiunte o rettifiche al nome, se non nei casi e con le formalità dalla legge indicati”. Secondo l’articolo 5 dell’ordinanza ministeriale del 2 agosto 1993 numero 236, “1. il Registro di classe documenta gli aspetti amministrativi della vita di ciascuna classe; 2. La compilazione dei dati anagrafici degli alunni è di competenza dell’ufficio di segreteria della direzione didattica; 3. I docenti contitolari sono responsabili della tenuta e dell’aggiornamento del Registro; 4. Il Registro di classe riporta: l’elenco e dati anagrafici degli alunni, presenze e assenze; i nominativi dei docenti che operano nella classe, ambiti disciplinari o discipline loro assegnati; orario delle attività didattiche; verbali degli scrutini e degli esami, dati statistici riassuntivi”.
L’avvocato Daniela Bianchini, oltre a rappresentare la necessità di un intervento da parte delle autorità competenti a tutela degli studenti minorenni e per salvaguardare la fiducia che i genitori devono poter continuare ad avere nei confronti dell’istituzione scolastica, ha sottoposto all’attenzione del sottosegretario anche la difficile situazione in cui si trovano i docenti, specie quelli che sono contrari alla carriera alias in quanto la ritengono illegittima e lesiva dei minori: nelle scuole dove questa procedura è stata attivata, infatti, i docenti sono di fatto costretti a violare le leggi dello Stato e porre in essere comportamenti sanzionati anche penalmente (articolo 479 del codice penale “falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiali in atti pubblici”) per dare seguito ad una procedura illegale.
Tutto ciò ha determinato nelle scuole contrasti e divisioni, che continueranno ad esservi fino a quando le autorità competenti non interverranno per fare chiarezza e porre fine ad una procedura che, lungi dal tutelare gli studenti, porta solo scompiglio nelle scuole e veicola l’ideologia gender che il Miur, già nel 2015, ha ritenuto non rientrante “tra i diritti e i doveri e tra le conoscenze da trasmettere” a scuola.
(*) Tratto dal Centro Studi Rosario Livatino
di Redazione (*)