Ginnastica, abusi e la polvere sotto al tappeto

giovedì 8 dicembre 2022


Nell’ultimo mese è scoppiato il caso mediatico relativo agli abusi nel mondo della ginnastica. Atlete che testimoniano di violenze psicologiche, e non solo, come metodo consolidato in tutto il territorio nazionale, a tutti i livelli (agonistico quindi, ma anche amatoriale) che coinvolgono ginnaste di ogni età.

Uno degli aspetti maggiormente citati è quello relativo alla pressione psicologica sul peso.

Ora, che esista un problema in merito mi pare evidente. Gli abusi e le violenze vadano accertati e condannati sempre. Ma che si voglia confinare ad un singolo ambito tutta la questione, mi sembra terribilmente ipocrita.

La nostra società – nonostante tutte le mode, il cosiddetto body positive, e campagne di accettazione varie a più livelli – in realtà ha dei canoni estetici assolutamente rigidi. Non solo, gli stessi stanno raggiungendo picchi a volte maniacali, sia grazie alle infinite possibilità che la chirurgia estetica ha aperto, che per l’effetto amplificante dato dai social network (che, è bene ribadirlo, sono solo uno strumento. Tutto dipende dall’utilizzo che se ne fa).

Accanto a questo ci sono anche alcuni aspetti culturali rilevanti, tra cui la concezione per la quale la magrezza viene considerata come una categoria dello spirito: si è magri perché capaci di autoregolarsi. Al suo opposto, si è in sovrappeso perché si è manchevoli di quelle teoriche qualità morali che caratterizzano una certa forza d’animo (così intrinsecamente correlate ad un certo tipo di filosofia occidentale).

Ora rimane il fatto che, a prescindere da qualsiasi ambito sociale, la magrezza sia sempre auspicata se non addirittura invogliata. Basti guardare le influencer, le presentatrici o tutte le donne presenti in studi televisivi (tranne, ovviamente, quelle che professano il body positive: le uniche a cui è concesso essere considerate sexy anche se in sovrappeso oppure obese). Questo per dire che il problema del rapporto con il proprio corpo è presente per ogni persona, a prescindere dal proprio ambiente di riferimento.

Eppure sono anni che vediamo corpi martoriati per entrare nella fantomatica taglia 36/38  che vengono acclamati come meravigliosi. Nonostante 20 anni di polemiche sulla rappresentazione delle principesse della favole della Disney, o su Barbie, oggi si assiste a sfilate di migliaia se non milioni di corpi con vitini “da vespa” (che al confronto la principessa Sissi impallidirebbe), gambe tornite quanto le braccia di una qualsiasi persona normopeso, e guance chirurgicamente scavate per esaltare gli zigomi e, di conseguenza, gli sguardi.

Senza contare che le stesse allenatrici che oggi mettono in atto metodi assolutamente da condannare, sono le stesse che da atlete quegli stessi metodi li hanno subiti. Il cosiddetto “modello russo” o “modello cinese” ha fatto scuola da quasi 50 anni purtroppo. Scardinare certi meccanismi è difficile. Servirebbe una seria analisi che consenta di mettere in atto strategie su più piani per smettere di nascondere la polvere sotto il tappeto, come se il problema si potesse risolvere solo non guardandolo. Ma non sarà criminalizzando un intero settore sportivo che si risolverà la questione.

Oggi, secondo me per fortuna, alcune dinamiche stanno cambiando: i panni sporchi non si lavano più dentro casa, quindi si iniziano a denunciare pubblicamente certi soprusi. E, come è stato ribadito da più parti, la disciplina ed il rigore sono una cosa ben diversa dalle vessazioni e dalle violenze, di qualsiasi forma esse siano, che (lo ribadisco) vanno sempre denunciate. Però un’atleta dovrà sempre fare i conti con una certa dose di regole rigide, soprattutto per ottenere quel corpo necessario per attuare certe performance. Così come qualsiasi essere umano subirà sempre pressioni sociali di qualche tipo in rapporto alla propria fisicità. L’anoressia, la bulimia come l’obesità sono patologie. Se vogliamo finalmente parlarne, facciamolo. Ma per favore smettiamola con l’ipocrisia. Smettiamo di nasconderci dietro un dito. Perché siamo tutti bravi a criminalizzare a voce un certo tipo di abusi. Ma poi siamo sicuri di essere in grado di non dare sfogo ai nostri bassi istinti magari commentando con un “nasconditi, cicciona” un qualsiasi post di una persona che neanche conosciamo?

Ve la ricordate Katelyn Ohashi? La ginnasta che nel 2013 batté Simone Biles, e che nel 2019 decise di ritirarsi dal mondo dell’agonismo a causa di come veniva percepito in primis dagli altri il suo peso corporeo? Le sue acrobazie a corpo libero le sono valse il massimo dei voti ai campionati Collegiate Challenge di Anaheim, in California, e i video delle sue esibizioni sono diventati virali. Oggi però, continua nel suo percorso di accettazione di se stessa.


di Claudia Diaconale