Porte aperte nel palazzo dell’Ordine

mercoledì 30 novembre 2022


“Après nous, le déluge” è una frase “attribuita alla marchesa di Pompadour (nata Jeanne Antoinette Poisson e più nota come Madame de Pompadour) e rivolta al re Luigi XV, per consolarlo dopo la battaglia di Rossbach (5 novembre 1757) e invitarlo a non pensare alle pesanti conseguenze”. Sotto la forma Après nous, le déluge! (Dopo di me il diluvio) la frase viene attribuita direttamente a Luigi XV. Oggi l’espressione viene utilizzata soprattutto per riferirsi a chi sente che dopo la propria fine (reale o metaforica che sia) le cose andranno a finire molto male. Mutatis mutandis la stessa espressione si potrebbe esclamare guardando a come viene gestito il patrimonio immobiliare ex Inpgi, da luglio confluito nell’Inps, ora che l’istituto di previdenza dei giornalisti, gestione principale, non esiste più.

Prendiamo ad esempio l’immobile di Piazza della Torretta 36, a Roma, dove si trova l’Ordine dei giornalisti del Lazio e del Molise e dove ha sede anche il sindacato dei giornalisti Stampa romana, l’associazione sindacale territoriale più importante d’Italia, e dove sono anche presenti gli sportelli ausiliari della Casagit, la mutua privata dei giornalisti italiani. Nonostante l’importanza di questi enti il palazzo è senza portone da metà agosto di quest’anno perché qualcuno lo ha divelto nottetempo e nessuno si è degnato di ripararlo. Pare che l’inquilino del quarto piano, uno dei due privati che vive nel palazzo, si sia lamentato della cosa con l’amministratore pro tempore ma che si sia sentito rispondere che la sostituzione era oltre il budget di cui poteva disporre lo stesso amministratore e che quindi la cosa doveva essere demandata a una riunione di condominio. Che però evidentemente non deve essersi mai tenuta.

Da anni degli immobili ex Inpgi si occupa il Fondo immobiliare Giovanni Amendola dove all’epoca (2014) vennero fatte confluire le quote di tutto il patrimonio immobiliare dell’Inpgi nella pia illusione di potere risanare un bilancio che alla fine ha portato l’istituto sull’orlo del fallimento di fatto e che ha costretto il governo Draghi a fare inglobare l’Inpgi 1 dall’Inps per continuare a garantire le pensioni dei giornalisti, scaricate e spalmate sulle generose spalle del contribuente italiano. L’ultima relazione del gestore del Fondo Amendola evidenziava, prima del passaggio all’Inps che adesso eredita le quote prima in mano all’Inpgi 1, una grossa perdita. Una costante della gestione in questione. Sul prospetto diffuso si leggeva questo: “La Relazione semestrale al 30 giugno 2022 chiude con un risultato contabile negativo pari a euro 4.143.883 che depurato delle svalutazioni immobiliari (euro 3.958.550) e delle rivalutazioni della partecipazione totalitaria nel Fondo Inpgi Hines (euro 21.930), determina una perdita di euro 8.124.363. A tale risultato si aggiunge la perdita effettiva delle vendite del semestre che a fronte di un margine contabile negativo pari ad euro 4.726.389, ha determinato il realizzo di minusvalenze da valutazione di esercizi precedenti per euro 2.492.838, con conseguente perdita effettiva pari ad euro 10.617.201”.

 Il grande affare fatto a suo tempo dall’Inpgi 1 adesso è sulle spalle di tutti gli italiani tramite l’Inps. Inoltre palazzi del centro storico come quello in cui hanno sede Ordine dei giornalisti di Roma e Associazione stampa romana non garantiscono neanche la sicurezza e l’incolumità di chi ci lavora e di chi ci abita, visto che in circa quattro mesi, neppure si è riusciti a sostituire un portone divelto e che di notte chiunque può entrare nel palazzo. È proprio vero che il diluvio, “le déluge”, è arrivato?


di Rocco Schiavone